ReArm Europe: l’Europa si prepara a una nuova era militare?
Negli ultimi giorni, il tema del riarmo europeo è diventato sempre più centrale nel dibattito politico e militare. L’approvazione del piano “ReArm Europe” segna una svolta storica: un programma da 800 miliardi di euro destinato a potenziare la spesa militare nei prossimi anni e a sostenere l’Ucraina.
Cos’è ReArm Europe?
Presentato alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, il piano si basa su cinque punti chiave per rafforzare la difesa europea:
Flessibilità di bilancio e deroga al Patto di stabilità. Gli Stati membri potranno superare il limite del 3% del deficit per aumentare la spesa militare. Un incremento medio dell’1,5% del PIL nella difesa potrebbe mobilitare 650 miliardi di euro in quattro anni, senza essere conteggiati nel rapporto deficit/PIL.
150 miliardi di prestiti per la difesa. Un nuovo strumento prevede prestiti per 150 miliardi di euro agli Stati membri nei prossimi cinque anni, di cui un quinto destinato all’Ucraina.
Questi fondi non sono ancora disponibili nei bilanci: la Commissione Europea dovrebbe raccogliere il denaro tramite prestiti, che successivamente verranno rimborsati dai singoli governi.
Maggiore flessibilità nei fondi europei. Gli Stati potranno dirottare risorse dai programmi di politica di coesione per rafforzare la spesa militare.
Mobilitazione del capitale privato. Accelerazione dell’Unione del risparmio e degli investimenti, incentivando il settore privato a finanziare l’industria bellica.
Coinvolgimento della Banca Europea per gli Investimenti. L’UE prevede di utilizzare la BEI per facilitare l’accesso ai finanziamenti per il settore della difesa.
800 miliardi in 4-5 anni: ma a che prezzo? Sommando i prestiti (150 miliardi) e le spese militari fuori dal rapporto deficit/PIL (650 miliardi), il piano mira a raccogliere 800 miliardi di euro in meno di cinque anni. Tuttavia, restano molte incognite:
Come verrà distribuita questa spesa? Senza un vero piano di cooperazione, ogni Paese potrebbe puntare a favorire le proprie industrie nazionali, aumentando il rischio di sprechi e inefficienze.
Più armi, ma senza un esercito comune? Il piano non prevede la creazione di forze armate europee, lasciando aperta la questione della coordinazione strategica tra gli Stati membri.
E i soldati? Il potenziamento della difesa non risolve la carenza di organico: con sempre meno giovani disposti a intraprendere la carriera militare, chi combatterà in caso di conflitto?
L’Europa sta investendo centinaia di miliardi nel riarmo. Ma ci stiamo davvero muovendo nella giusta direzione?