Sei giorni di Rave party con decine di migliaia di ebeti nostrani e di importazione provenienti da tutta Europa.
Una ghiotta occasione per le forze dell’ordine per compiere una maxi retata di nullafacenti, dediti al vagabondaggio e allo sballo quotidiano, con il conseguente sequestro di droghe, automezzi utilizzati per il trasporto e richiesta di risarcimento danni per i Comuni interessati e per i cittadini, vittime dell’orda barcollante di idioti.
Ma nulla di tutto questo.
Le postazioni della “cyber police” dedicata al costante monitoraggio del web, nei giorni precedenti al rave party, erano probabilmente indirizzati a intercettare le losche trame dei Sindacati di Polizia, carabinieri, Finanza, piuttosto che quelle degli organizzatori del raduno.
E neanche l’afflusso costante di centinaia di automezzi e caravan verso l’area utilizzata ha contribuito a insospettire questure o comandi dei carabinieri impegnati in chissà quale altra attività.
O forse la realtà è diversa.
Il celebrato Capitano Ultimo, in un post diffuso sui social network, ha scritto: “Purtroppo le Forze di Polizia non sono riuscite a prevenire l’ organizzazione del Rave party illegale. Ministro Lamorgese, con rispetto la informo che ha un’arma poderosa, sconosciuta a molti, utilizzi i funzionari della Sala Operativa del Comando Generale dei Carabinieri. Svolgono un costante monitoraggio sui post dei social scritti dai sindacalisti militari e con tempestività li inviano alle Procure Militari affinché i sindacalisti vengano sottoposti a processo per reati di opinione o per presunte diffamazioni. Sì, ignorando la sentenza 120/2018 della Corte Costituzionale sui diritti sindacali militari. Non si faccia sottrarre queste risorse. Con loro sarà al sicuro da imbarazzi e le sapranno segnalare la preparazione dei rave party. Certo dovranno distogliere l’attenzione dai pericolosissimi sindacalisti che promuovono il mutuo soccorso e la resistenza agli abusi nelle caserme. Valuti lei, noi in tanti dentro e fuori dalle caserme l’abbiamo già fatto”.
Allora, forse una traccia esiste.
Ipotizziamo che più di una pattuglia di agenti abbia notato e segnalato l’afflusso all’area del raduno. La Centrale operativa, ricevute le segnalazioni, avrà certamente provveduto a informare la scala gerarchica che, a sua volta, sicuramente avrà reso edotti gli Enti preposti al mantenimento dell’ordine pubblico.
A questo punto il black out.
Nessun ordine, nessuna disposizione per 6 lunghi giorni durate i quali nell’improvvisato zoo toscano, 1 ragazzo è morto, altri sono stati soccorsi per overdose e qualche violenza carnale è stata compiuta in un complesso di illegalità diffusa che solo nel nostro Paese può sfuggire alle Autorità.
E poi, all’improvviso, il Ministro, non contenta del disastroso arrivo di migliaia di clandestini nel silenzio istituzionale, si sveglia dal torpore ma, ben lungi dal mostrare i muscoli di fronte all’immane disastro, non ordina lo sgombero forzato, non invia gli idranti ad alta pressione che magari avrebbero svegliato i “caduti dal seggiolone” che ciondolavano nei campi della Tuscia, non invia reparti di ordine pubblico per ristabilire la legalità. Ma “vigila sul deflusso”.
Da una parte un Ministro incompetente e inadempiente al suo mandato, dall’altra Comandi dei carabinieri, competenti per territorio, che inviano pattuglie di poveri disgraziati in tenuta da gran galà (berrettino, camicia, pantaloni e mocassini….con 40°…) a “vigilare (??) sul deflusso dei convenuti”. Non c’è che dire, un bel misto di cialtroneria di Stato mista a un diffuso anacronismo che da sempre caratterizza un’istituzione che negli anni ha perso tutto il suo splendore e, soprattutto, il pragmatismo che dovrebbe distinguere chi combatte il crimine e l’illegalità.
In mezzo, anzi di fronte, gli ebeti in infradito e gli agenti in mocassino, tutti ugualmente sotto il solleone e in mezzo alla polvere dei campi oramai “sterrati”.
In ultimo, quel che resta è un’amara considerazione. “Hanno impiegato meno tempo i Talebani a riconquistare l’Afghanistan che la Lamorgese a sgomberare un rave party abusivo”. Tutto qui.
(Photo credits: ANSA.IT)