“Non ci fermiamo qui”, dichiarava esattamente una settimana fa Marco Potì, sindaco del comune di Melendugno e capostipite istituzionale della protesta contro il gasdotto Tap, i cui lavori di installazione sono iniziati la scorsa settimana con lo spostamento di 211 ulivi, di cui ne sono stati finora prelevati 193. Una protesta che sabato ha ottenuto la sua prima vittoria, quando i bambini sono arrivati alla testa del corteo che bloccava la strada ai camion che trasportavano gli ulivi espiantati nelle campagne di Melendugno fino al loro sito temporaneo, facendo abbassare gli scudi agli agenti in tenuta antisommossa e decretando di fatto la fine delle operazioni di espianto per quella giornata.
Il Tar blocca l’espianto
A distanza di qualche giorno, in aiuto dei No Tap è arrivato il Tar del Lazio che, accogliendo un ricorso della Regione Puglia, ha sospeso la nota del ministero dell’Ambiente che dava via libera ai lavori. Fino al 19 aprile, giorno dell’udienza e del verdetto, gli ulivi non verranno portati via. Il Tribunale amministrativo del Lazio, però, sottolinea che essendo già stato avviato l’espianto, la sospensione chiesta dalla Regione Puglia può essere accordata “ai soli fini dell’immediato riesame dell’atto impugnato”. La sospensione vale sino al 19 aprile, giorno in cui ci sarà l’udienza di merito e quindi il verdetto del Tar.
Una vittoria simbolica, senza dubbio, visto e considerato che l’espianto dei primi 211 alberi è quasi terminato (ne rimangono solo 18), e che con ogni probabilità la multinazionale procederà con i lavori. Ma è comunque una vittoria, la vittoria di tutta la gente comune che si oppone al progetto del gasdotto, che da settimane ormai supporta apertamente i manifestanti e gli attivisti del Comitato no tap con cibo e acqua, insieme a sostenerli moralmente e psicologicamente. E l’impressione è quella di un movimento in crescita: se durante i primi due giorni degli espianti le persone presenti al Presidio no tap erano poco più di duecento, sabato (complice anche il weekend) a bloccare i camion con gli ulivi erano più di mille, con bambini e passeggini al seguito, per arrivare a punte di 2.000-3.000 persone durante la manifestazione tenutasi nella piazza centrale del capoluogo Lecce nella serata di domenica.
Protesta no Tap che continua a dichiararsi apolitica e apartitica
La protesta corre di telefono in telefono, di post in post, venendo coordinata attraverso gruppi WhatsApp, mentre su Facebook procede l’aggiornamento video degli altri manifestanti attraverso lo strumento delle dirette. Nonostante i timori filtrati dai ranghi delle forze dell’ordine, i manifestanti del Presidio no tap hanno fatto proprio l’invito del sindaco di Melendugno alla non violenza, e non c’è traccia delle tanto temute infiltrazioni di anarchici e violenti provenienti da tutta Italia.
Protesta no Tap che continua a dichiararsi apolitica e apartitica, ma che incassa di fatto un appoggio “pesante”, quello dell’esponente di punta del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista. “È giusto scendere in piazza e protestare, non è un atto eversivo. Ognuno di voi chiami due tre amici e domani vada al presidio. Non dovrete sbagliare niente, non dite nemmeno le parolacce, si attaccheranno a tutto” dice Di Battista in un discorso tenuto domenica pomeriggio sul lungomare di San Foca, a poche centinaia di metri in linea d’aria dal cantiere Tap, accompagnato dagli immancabili cori “Ladri” e “Tutti a casa”: il Movimento 5 Stelle è decisamente entrato in partita a gamba tesa, accolto con non troppo dissimulato favore, se non dalla testa del Presidio, quantomeno dalla sua pancia.
I sindaci scendono in campo e scrivono a Mattarella
Sul fronte locale si allunga la lista dei sindaci che hanno deciso di aderire all’appello che verrà inviato al Presidente della Repubblica, per chiedere una sospensione dei lavori. Sono 94 finora le firme finora raccolte, su 97 comuni della provincia di Lecce.
Lunedì sono state quasi 500 le persone presenti di fronte ai cancelli del cantiere, mentre le strade di accesso sono state bloccate da pietre e materiali di risulta. Risulta essersi rafforzato il fronte No Tap, raggiunto anche da 30 manifestanti provenienti da Torino e dalla Val di Susa. Una struttura quasi paramilitare, quella del presidio: tende con cucina da campo in comune, turni di guardia la notte, per dormire e per tenere la zona sotto controllo, monitorando gli spostamenti delle forze dell’ordine e degli operai Tap, memori dell’esperienza di sabato, dove i lavori sono iniziati quasi a sorpresa alle 6 di mattina nonostante si vociferasse di un possibile rinvio a lunedì da parte della Prefettura, da questa però mai confermato. Anche il terreno antistante i cancelli del cantiere, su cui ha sede la base operativa del presidio No Tap, ha una storia che sa di collaborazione e fratellanza popolare. Semplici le parole nel merito di Alfonso Martano, padrone del campo: “Questi alberi li ho visti crescere qui, e voglio vederli restare al loro posto”. Ambizioso invece un altro progetto: quello di organizzare a Melendugno uno dei concerti del primo maggio, con l’obiettivo di trasformarlo in una grande manifestazione no tap. Progetto che rimane solo allo stato di idea, per il momento. Ma che rende giustizia alle ragioni e alle dimensioni di una protesta che non fa altro che crescere ed allargarsi.