Matteo Renzi ha vinto le primarie superando il 70% di voti in tutta Italia. Il Partito Democratico ha di nuovo un leader, poco importa se è lo stesso di 6 mesi fa. Il 30 aprile Renzi la ricorderà come una data che gli ha concesso di prendere una rivincita, anche se lui non ama definirla così. Gli altri due candidati alla segreteria del Pd, Michele Emiliano e Andrea Orlando, hanno perso e non di poco. Il primo ha superato il 7% è il secondo il 20%. Due milioni di elettori che sono andati alle urne hanno scelto il toscano Renzi.
Un Matteo comprensibilmente tronfio di orgoglio quello che si è visto al Nazareno. Lasciato il maglioncino sportivo, si è presentato di nuovo con giacca e cravatta: una divisa da premier.
“Non faremo coalizioni con presunti partiti ma con la gente”, ha detto durante il suo discorso dopo la vittoria. “Dopo mesi di polemiche e scandali non ho mollato grazie a voi”, ha continuato.
C’è chi ha visto nel rieletto segretario un accenno alle elezioni anticipate, chi invece parla di governo Gentiloni fino a fine 2018.
Le raccomandazioni da parte dei colleghi di partito non sono mancate. “Utilizzeremo la voce delle decine di migliaia di persone che ci hanno votato per impedirgli che ricommetta gli stessi errori evitando di condividere le scelte. Se dovesse rifare questo gioco, lo scontro sarà frontale”, ha commentato dopo la sconfitta il governatore della Puglia, Michele Emiliano.
Un po’ più cauto invece il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha dichiarato di non voler andare via dal partito ma che anzi, è necessario creare un centrosinistra forte in grado di battere una destra sempre più presente.
“Questo è un nuovo inizio non il secondo tempo della stessa partita”, ha ricordato il nuovo segretario del Partito Democratico. E vedendo le reazioni post votazione, sono davvero in tanti, di partito e non, a sperarlo.