A vincere il premio “cattivo gusto” è sicuramente la storia delle piattaforme pokéstop e delle palestre per squadre presenti ad Auschwitz, tra le lapidi del memoriale dell’olocausto. Era stata inserita, in automatico dall’applicazione, l’esca “gas” per Pokemon e pochi giorni prima della visita di Papa Francesco nel campo di concentramento, il direttore del museo ha scritto: “Rimuovete il gioco dal lager, è irrispettoso sotto ogni aspetto”.
A ritenere l’applicazione sconveniente e addirittura “haram”, ovvero proibita, alla stregua dell’alcol o dei pasti di maiale, è Al-Azhar, la massima istituzione del mondo sunnita. Questo perché “incide sulla mente dei fedeli in maniera negativo e nuoce al giocatore e agli altri senza che ne ve ne sia consapevolezza”.
Numerose le storie che hanno messo in risalto i rischi possibili con il gioco della Nintendo. Nel Missouri, per esempio, le autorità di O’Fallon hanno rilanciato un comunicato in cui spiegano come piccoli gruppi criminali armati, stiano usando la App per attirare persone in luoghi poco affollati e poi derubarle. E’ possibile infatti piazzare delle esche per attrarre animaletti con più punteggio, che fanno gola a tutti i cacciatori solitari. Per i giocatori distratti, con le teste in giù sul cellulare, il pericolo maggiore è rappresentato invece dagli incidenti stradali. Nonostante i cartelli in autostrada recitino “Attenzione: guida e non giocare ai Pokemon”, sono moltissimi i tamponamenti e i feriti. Ancora nessun morto ma l’ultimo incidente in Italia è quello di un ragazzo 14enne di Giulianova, vicino Teramo, finito in ospedale perché cacciando alla guida della sua bici, è stato investito da un’auto. Arrivano anche le prime multe: due studenti sono stati fermati dai carabinieri su un motorino non assicurato alle 5 di mattina a Padova.
“Chi dorme non piglia Pokemon” spiega Simone B., 2 4 anni, studente di economia e cacciatore incallito dei protagonisti della App Pokemon Go. Simone è uno dei 350 milioni di appassionati che partecipano alla caccia al tesoro virtuale che sta coinvolgendo tutto il mondo e si alza alle 5 di mattina “perché all’alba per le strade si trovano molte più creature rare”. C’è dunque una giornata tipo del giocatore: battere sul tempo la sveglia degli altri, camminare più chilometri possibili per far schiudere le uova di Pokemon (in media dai 2 ai 10 chilometri), spostarsi da una palestra all’altra per allenare i mostriciattoli tascabili più forti. L’essenziale è rimanere sempre connessi per non farsi trovare impreparati da catture improvvise. A incrementare il clamore mediatico attorno all’applicazione sono le storie, i casi che incuriosiscono milioni di persone.
C’è chi lascia il lavoro per dedicarsi alla ricerca di Pokemon come Tom Currie, un 25enne della Nuova Zelanda diventato una celebrità sui social network. Chi, al contrario, ha trasformato l’App in una fonte di reddito: la startup ProntoPro.it propone un servizio di caccia al Pikachu per conto terzi. Quindici euro l’ora per andare a scovare le rarità o allenare la squadra nelle palestre dislocate in tutti i luoghi pubblici. E molte sono le persone disposte a pagare e prestare il proprio cellulare o concedere la password dell’account gmail pur di allargare il proprio parco Pokemon.
Sicuramente, Pokemon Go smuove anche le persone più pigre e spinge ad esplorare luoghi lontani, come nel caso della storia che ha fatto il giro del mondo: due ragazze che per accaparrarsi una palestra hanno affittato un kaykak e sono andate nelle acque dell’Oceano nel golfo di Wellington per accaparrarsi una palestra della squadra blu.
Grazie al giroscopio dei Pokemon, è avvenuto anche un ritrovamento reale. Shayla Wiggins, negli Usa, durante la sua caccia quotidiana si è imbattuta in un cadavere sulle sponde del fiume Riverton, nel Wyoming.
Bulbasaur, Dodu o ,Rattata e company sono ovunque, o quasi. Nello spazio infatti ancora non c’è traccia di Pokemon. A renderlo noto è la Nasa, attraverso un Tweet dalla stazione spaziale internazionale.
Non solo una comunità internazionale dietro questo gioco, ma anche un guadagno di 10 miliardi di euro per la Nintendo che stava per fallire prima del lancio di Pokemon Go. Le azioni della società giapponese sono aumentate da 14.550 yen fino a un massimo di 31.770 yen. Non solo, ma in poche settimane Pokemon go ha superato per tempo di utilizzo i gettonatissimi social network Facebook, Instagram e Twitter. Dei 350 milioni di giocatori , 26 milioni spendono 0,25$ al giorno per acquistare Poké Ball e altri strumenti speciali per potenziare il gioco. Una spesa minima che moltiplicata equivale a 6,5 milioni di dollari di fatturato al giorno.
Soldi, interesse, quasi mania che riesce a risvegliare l’attenzione di tutti. Per questo i colori sgargianti delle creature fantasiose sono stati usati in un appello che è diventato virale sul web. Sono dei bambini siriani con i disegni dei Pokemon in mano che chiedono di essere catturati e salvati al posto dei pupazzi giapponesi. Gli scatti sono stati pubblicati su Twitter dall’organo di comunicazione delle forze rivoluzionarie siriane che riuniscono le diverse opposizioni al governo di Bassar-al-Assad. Per riaccendere l’interesse dell’opinione pubblica su un conflitto che negli ultimi cinque anni ha provocato la morte di 470mila persone. I giocatori incalliti, però, hanno recepito la campagna siriana come un monito moralista.