In Italia sono 43.665 le persone scomparse e di cui si è persa completamente traccia. Di queste, circa 28mila risultano essere minori stranieri. Arrivano da soli sulle nostre coste e dopo brevi permanenze in case famiglia o centri d’ accoglienza si allontanano volontariamente.
Un dato allarmante perché si parla di categorie a rischio e ancora più fragili, come appunto i bambini. E, come spiegato dal prefetto Vittorio Piscitelli, durante la relazione presentata al Viminale nei scorsi giorni, il fenomeno è in continua e costante crescita.
Non solo, fra le autorità competenti e le forze dell’ordine, si va a sempre più a confermare l’ipotesi che questi minori vengano impiegati nella criminalità organizzata nazionale e internazionale.
Secondo i dati rilasciati dal Sistema informativo interforze, nel corso del 2016 sono 22.483 le denunce di scomparsa presentate: 7.755 sono italiani. L’84% di solito viene ritrovato dopo qualche giorno, dopo una denuncia da parte dei familiari. Del tutto diversa invece la situazione per gli stranieri: solo 1 su 3 viene ritrovato.
La Sicilia detiene il numero più significativo: 10.000 persone scomparse
Per via della stretta relazione con gli sbarchi che avvengono nel nostro paese, in Sicilia risultano anche 1.704 cadaveri non riconosciuti e di cui non si riesce a risalire né all’identità e tantomeno al luogo di provenienza.
Ed è stata proprio l’Italia, lo scorso febbraio, a lanciare l’allarme davanti al Parlamento europeo di Bruxelles per far sì che il fenomeno venga fermato. Un dramma che diventa di fatto anche un problema di ordine pubblico.
Come aveva allora affermato l’avvocato Maria Scala, presidente di “Penelope”, l’organizzazione attiva sul territorio nazionale e che aiuta le famiglie delle persone scomparse, “sono migliaia in Europa e finiscono in gran parte per alimentare le fila della criminalità. Una volta sbarcati sulle nostre coste fanno perdere le loro tracce con molta facilità e ciò rappresenta un vero e proprio dramma”.
Un fenomeno questo che va arginato al più presto, come sta cercando di fare attivamente Unicef Italia, l’organizzazione non governativa che da sempre tutela e promuove i diritti dei minori in tutto il mondo, al fine di contribuire al miglioramento delle loro condizioni di vita. Ed è proprio Paolo Rozera, direttore generale del consiglio direttivo dell’Unicef Italia, a spiegare: “L’obiettivo che ci siamo posti è prima di tutto quello di ‘fare sistema’ insieme a tutte le istituzioni competenti. Da quando questi minori stranieri sbarcano sulle nostre coste le prime 72 ore sono importantissime. Infatti, se il minore capisce che c’è un programma mirato su di lui di accoglienza e orientamento, non scappa dalle strutture in cui viene accolto”.
“Al contrario, se non sente queste attenzioni scapperà per due motivi. Il primo è quello di riuscire a raggiungere le capitali nordeuropee. Il secondo – prosegue il direttore generale Unicef Italia – è quello di riuscire a guadagnare qualche soldo per inviarlo alle famiglie. Questo fa sì che vengano sfruttati nel lavoro minorile, come accade nel sud Italia, o ‘arruolati’ nello spaccio di droga e peggio ancora nella prostituzione minorile”.
Prostituzione minorile, che è diventata ormai un fatto consolidato e visibile a tutte le ore del giorno in molte città italiane. Sopratutto quella maschile, come conferma lo stesso Rozera: “Da tempo stiamo lavorando insieme ad un’associazione di salesiani che ogni giorno opera sulla strada per cercare di arginare questo fenomeno. Il modo migliore per aiutarli è cercare di intercettare le loro esigenze, offrendogli un percorso scolastico, professionale e vocazionale. Questo per capire al meglio quali tipi di competenze, a seconda dell’età, abbiano o potrebbero avere. Operare in questo modo ci ha fatto capire che se dai un percorso da seguire a questi minori riesci, di fatto, a dargli una reale possibilità di costruirsi una vita e un’identità propria nel pieno della legalità”.
“Recuperare questi minori è possibile. Non a caso stiamo lavorando a 360 gradi con il Dipartimento di giustizia minorile, il prefetto Franco Gabrielli (attuale capo della Polizia ndr) e a breve ci incontreremo con il questore di Roma Guido Marino – aggiunge – Perché per lavorare bene e combattere questo fenomeno dilagante c’è bisogno di tutti. Non scordiamoci che oltre ai minori stranieri ci sono, sopratutto al sud, circa 150 minorenni scomparsi dalle case famiglia o dai centri d’accoglienza. Ragazzi che hanno perso i genitori o vivono in condizioni estremamente indigenti. Molte volte vengono definiti irrecuperabili, noi li chiamiamo gli invisibili perché sono sotto gli occhi di tutti, ma nessuno se ne cura. Ma la cosa bella e che ci sprona sempre a far meglio- conclude il direttore generale di Unicef Italia – è la possibilità di restituire loro una vita degna e decorosa”.