C’è voglia di solidarietà per le strade della Capitale. Gratuita e concreta. E il desiderio di non sprecare il cibo invenduto nei mercati e supermercati di Roma. Un sorriso, un pasto caldo, vestiti puliti. L’impegno viene dal cuore. La grinta è quella di Dino Impagliazzo, dirigente in pensione di 86 anni, che per quattro sere a settimana, insieme ai suoi 350 volontari, distribuisce centinaia di pasti a clochard e immigrati nei pressi delle stazioni Ostiense e Tuscolana. “E’ iniziato tutto dieci anni fa”, racconta Dino ai microfoni di Ofcs.report. “Un euro donato una domenica mattina a un senzatetto ha acceso in me una scintilla che non si è più spenta”. “Le prime settimane – spiega Impagliazzo – eravamo solo io, mia moglie Fernanda e la nostra cucina”.
Oggi, invece, i pasti distribuiti in settimana da Dino e dai suoi volontari sono più di 800. “E si tratta di pasti completi – precisa il dirigente in pensione – composti da primo, secondo, frutta, tè e perfino i dolci se ci sono”. “Del resto – continua – non siamo noi a decidere il menù della serata, ci pensa la provvidenza. Ogni giorno. Nel rispetto di tutte le culture”. Le persone che ogni settimana contano su Dino e i suoi amici per ricevere assistenza sono più di 300, un esercito silenzioso e invisibile che popola le principali stazioni della Capitale. Stranieri, ma non solo. “Molte delle persone a cui offriamo aiuto sono africani – precisa Impagliazzo – alcuni sono musulmani, ma quasi la metà sono italiani. C’è chi il giorno prima aveva una famiglia e poi ha divorziato ritrovandosi per strada. Ma c’è anche chi ha perso il lavoro e non può più permettersi affitto o beni di prima necessità”.
Così, per rispondere al crescente bisogno di aiuto dei meno abbienti, è nata la onlus RomAmoR, di cui Dino è presidente, che per il recupero dei generi alimentari si avvale principalmente degli aiuti del Banco Alimentare del Lazio e della Comunità di S. Egidio. Ma sono sempre di più anche i panifici, i singoli negozi e i mercati ortofrutticoli che hanno deciso di donare ai volontari tutti gli alimenti invenduti. “Ho preso i contatti con ogni fornaio del quartiere – racconta Dino – e la sera passo per i forni e ritiro il pane in eccedenza che serve per il giorno dopo. Altrettanto accade con i mercati rionali: prima facevo tutto da solo, ora invece, insieme ai miei amici, facciamo il giro in orario di chiusura e raccogliamo tutta la frutta e la verdura che il giorno dopo non sarebbe più possibile vendere. Uno spreco senza fine”.
E in effetti, secondo gli ultimi dati forniti dal WWF, ogni anno, un terzo del cibo del mondo (circa 1,3 miliardi di tonnellate) viene sprecato senza arrivare neppure sulle nostre tavole perché marcisce direttamente in azienda, diventa immangiabile durante la distribuzione oppure viene gettato via nei negozi alimentari al dettaglio, ristoranti e cucine. Si tratta di circa 4 volte la quantità di cibo necessaria a sfamare le quasi 800 milioni di persone sul pianeta che sono denutrite. “Un’enormità”, per il pensionato romano. E anche se l’Italia, grazie alla recente legge contro lo spreco alimentare, approvata nel 2016, appare tra le realtà che sta facendo i passi avanti più importanti, due degli aspetti principali da migliorare, per il nostro paese, riguardano proprio lo “spreco domestico” degli alimenti e “lo spreco legato alla produzione e distribuzione di cibo” da parte delle aziende produttrici.
Tuttavia, per Dino e i suoi volontari, la rete di aiuto e solidarietà non si ferma alla distribuzione di un pasto caldo. “Una nostra priorità è quella di riuscire a salvare dalla strada qualcuno dei nostri amici meno fortunati – ci racconta Impagliazzo – e per questa ragione abbiamo messo su una casa di accoglienza ai Castelli Romani che al momento ospita 20 persone, tutti nigeriani scappati dalla violenza di Boko Haram (organizzazione terroristica nata in Nigeria, ndr)”. “Stiamo lavorando – continua – con l’intento di reperire altre strutture come questa e ci auguriamo che qualcuno che ne abbia la possibilità possa metterle a disposizione della nostra causa”. Insieme si può.
@RosariaSirianni