E’ finita a Palermo la fuga di Bohrane Ayari ben Mohamed, il detenuto tunisino 43enne ritenuto a rischio di radicalizzazione evaso dal carcere lombardo di Opera la scorsa settimana.
La cattura del fuggitivo è avvenuta dopo una lunga caccia all’uomo che, dalla Lombardia si era spostato in treno dapprima a Bologna, città dove in passato era stato arrestato per spaccio di stupefacenti. Nel capoluogo felsineo, presumibilmente, avrebbe trovato un primo appoggio logistico per la fuga da parte di conoscenti, come viene ipotizzato dagli inquirenti, per poi spostarsi a Palermo da dove era in procinto di imbarcarsi su un traghetto diretto a Tunisi.
Ad intervenire è stato il Nucleo investigativo centrale della Polizia Penitenziaria coordinato da Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo di Milano ed il Pm delegato, Ilaria Perinu. Gli agenti, travestiti da personale della biglietteria portuale, hanno fermato Bohrane poco prima del suo imbarco alla volta del nord Africa, ricevendo da questi le congratulazioni per la cattura.
Sull’intera vicenda pesano, però, le responsabilità sull’omessa vigilanza del detenuto durante il suo trasferimento dal carcere di Opera al vicino nosocomio, dove era stato portato d’urgenza dopo aver dichiarato di avere ingoiato una lametta, circostanza che, successivamente, si è rivelata fasulla. La tecnica non è inusuale tra i detenuti soprattutto di origini maghrebine che, con l’escamotage, ottengono quasi sempre il trasferimento presso strutture pubbliche dalle quali tentare la fuga o, comunque, migliori condizioni di detenzione.
Sarà compito degli inquirenti fare piena luce soprattutto sulla rete di sostegno al maghrebino che potrebbe essere parte integrante di una rete di appoggio esterno ad entità jihadiste, anche considerata la personalità di Bohrane autoproclamatosi imam durante la sua detenzione dopo un periodo di auto-radicalizzazione seguito all’interno della struttura di detenzione.