“A Natale siamo tutti più buoni”, così si dice, ed è proprio in questo periodo che veniamo maggiormente bombardati dalle richieste di solidarietà e donazioni benefiche. All’uscita dal supermercato, per le vie dello shopping, fuori dalle scuole, ci imbattiamo spessissimo in chi ci propone un calendario, una cartolina, un addobo per l’albero a fronte di un contributo che verrà destinato per la causa in questione.
Spesso scappiamo via accampando la scusa della fretta o fingendoci impegnati in una telefonata, ma capita a tutti di tentennare, rimuginando sulla possibilità che l’operatore di turno sia realmente mosso da nobili intenzioni e considerando che quel calendario con i cuccioli di San Bernardo non starebbe poi così male nella nostra cucina. Ma la domanda è sempre la stessa: ci possiamo fidare?
In questo periodo di festività le nostre cassette della posta straripano (in una sorta di declinazione post-moderna della famigerata buca delle lettere del Polo Nord) di “letterine” di decine e decine di onlus che ci invitano a vivere un Natale più solidale.
C’è chi si occupa di bimbi del Terzo Mondo, di persone sorde, di senzatetto. Arrivano buste cariche non solo di bollettini già precompilati con la quota “consigliata”, ma piene di gadget spesso con sopra inciso o stampato il nome del destinatario. Portachiavi con su scritto “Anna”, matite con la punta a cuoricino sul cui bordo è stampato “Francesco”, pergamene già pre-compilate con frasi augurali e il proprio nome pronte per essere piegate in una busta ed inviate ad amici e parenti.
Adesso, non per essere sospettosi, ma il dubbio viene eccome. Come possono queste associazioni senza scopo di lucro permettersi un tale investimento, inviando a scatola chiusa tutto questo materiale senza avere alcuna certezza riguardo l’eventuale aiuto che verrrà loro inviato di rimando? Addirittura la personalizzazione dei regalini che vengono inviati come possono venire prodotti senza la certezza di copertura delle spese di realizzazione?
La Guardia di Finanza e le diverse associazioni dei consumatori territoriali e nazionali raccomandano, come sempre, la massima attenzione, specialmente ove venga richiesto di “abbonarsi” al servizio per ricevere ulteriori spedizioni. La cronaca ci ha raccontato spesso, anche nel corso di quest’anno, di come le Fiamme Gialle abbiano più volte scoperto associazioni “fasulle” che destinavano i proventi delle loro attività per scopi tutt’altro che solidali. E’ necessario quindi valutare scrupolosamente tutto ciò per cui si firma, sia per evitare di ricevere sgradevoli sorprese sia per imparare a riconoscere le situazioni “sicure” per cui può invece valere la pena impegnarsi.
Svuotando la nostra cassetta della posta, qui ad Ofcs Report, abbiamo contato una decina di buste solo dall’inizio di dicembre. Senza aver segnalato la nostra volontà di contribuire a nessuna di queste associazioni, finora abbiamo ricevuto “gratis” un paio di portachiavi, tre matite, due pergamene augurali, tre fogli di carta da regalo e una decina di bigliettini assortiti tra renne, babbi natale e angioletti. Le associazioni che ce li hanno inviati ci chiedono donazioni dai 20 euro in su per diverse motivazioni, dai bambini in difficoltà agli anziani soli. E’ davvero complicato riuscire a districarsi nel dubbio tra la virtù e la truffa ed è qualcosa che fa anche molto riflettere: basti pensare a tutte le persone anziane che di questi tempi, ricevendo questi “pacchi regalo”, si sentono in dovere di corrispondere qualche cifra in offerta.
Federconsumatori non ha ancora ricevuto alcun tipo di segnalazione a riguardo, anche se “quest’anno stiamo raccogliendo meno segnalazioni in generale, rispetto al periodo natalizio del 2015 – racconta Sabrina Soffientini di Federconsumatori Roma – in generale le segnalazioni riguardano spesso offerte poco trasparenti e richieste economiche non chiare, per questo consigliamo sempre di stare molto attenti”.
Noi continueremo ad indagare e, nel frattempo, vi invitiamo ad informarvi sul conto delle onlus a cui decidete di destinare il vostro aiuto. Per un Natale che sia davvero “più buono”.