a cura di Simona Rivelli
Che gli uomini venissero da Marte e le donne da Venere ce l’aveva spiegato John Gray qualche anno fa nel suo famoso libro. Che questo avesse una ripercussione nel modo in cui i nostri ragazzi fruiscono della Rete, invece, è quanto emerso dal report annuale 2017 dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, presentato sabato scorso a Roma (i dati sono stati raccolti su un campione di 11.500 adolescenti dagli 11 ai 19 anni, distribuiti su tutto il territorio nazionale).
Differenze di genere
I ragazzi, infatti, si cimentano in selfie estremi e pericolosi (il 64% degli adolescenti del campione, che ha dichiarato di avere fatto un selfie mettendo a rischio la propria incolumità per dimostrare il proprio coraggio, sono maschi), passano troppo tempo davanti ai videogiochi o a guardare serie tv in streaming e video su YouTube (il cosidetto binge watching) e sono sempre più vittime del gioco d’azzardo e delle scommesse online. Del 14% dei ragazzi dai 14 ai 19 anni che gioca d’azzardo, il 78% sono maschi, dato che arriva all’87%, quando si parla di scommesse in Rete, specie di quelle legate al gioco del calcio. Il fenomeno riguarda, seppure in misura minore, anche la fascia 11-13 anni. Le ragazze, invece, sono più a rischio per un uso compulsivo dello smartphone e hanno una maggiore possibilità di sviluppare una dipendenza da social, con un forte condizionamento delle attività online sull’umore e sull’emotività (il 15% degli adolescenti del campione totale, di cui il 73% sono ragazze, trascorre più di 10 ore al giorno attaccato allo smartphone; il 18% dalle 7 alle 10 ore e di cui il 70% è femmina).
Nomofobia, Vamping e mancanza di sonno
Connessa alla loro maggior dipendenza dai social, le ragazze sono più a rischio di nomofobia (no-mobile-fobia), ossia la fobia di rimanere senza telefono cellulare perché si scarica o non si connette alla rete internet (dell’80% dei ragazzi terrorizzati all’idea che il telefono si possa scaricare o che possa restare senza connessione, 6 su 10 sono ragazze), e di vamping, ossia l’abitudine di rimanere svegli fino a notte fonda per chattare e controllare i profili social (del 62% degli adolescenti che rimane collegato nottetempo, il 59% sono femmine, come il 68% di coloro che si svegliano per controllare il telefonino).
“Il problema è molto grave perché questi ragazzi dormono troppo poco e male, il sonno è intaccato da un punto di vista quantitativo e qualitativo e va ad interferire sulla concentrazione, sull’attenzione e quindi anche potenzialmente anche sul rendimento scolastico e sull’umore, rendendoli più irritabili ed instabili – spiega la dottoressa Maura Manca, presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza – Il sonno serve per riequilibrare e per recuperare, mentre questi ragazzi vivono all’estremo creando così un terreno troppo instabile su cui possono insorgere disagi emotivi e comportamentali.”
Social e autostima: una legame fragile soprattutto per le ragazze
Ciò che emerge dalla ricerca, inoltre, è una forte pressione social che le ragazze avvertono nei confronti del proprio aspetto: se il 15% del campione totale si mette a dieta per apparire più bello nelle foto da pubblicare, di questa percentuale quasi l’80% è di sesso femminile. Le ragazze sono più sensibili alle critiche social, tanto che del 35% degli adolescenti che ha dichiarato di stare male se riceve giudizi negativi nei commenti, il 70% è femmina.
Le foto pubblicate, inoltre, sono ritoccate per rispondere a modelli di riferimento femminili sempre perfetti. Secondo gli adolescenti, la donna, per essere accettata da un punto di vista social e sociale, deve essere magra e bella.
Ed è proprio un aspetto non corrispondente ai canoni estetici di riferimento a rendere le ragazze vittime del cosiddetto “pull a pig” o “inganna il maiale”. Adolescenti poco avvenenti vengono avvicinate da ragazzi, in genere quelli più ricercati del gruppo, che fingono di interessarsi a loro, le corteggiano e a volte arrivano persino a consumare l’atto sessuale, con il solo scopo di umiliarle, anche pubblicamente e magari su internet, nel momento in cui viene rivelato loro, che si trattava solo di uno scherzo. Il 22% degli adolescenti, dai 14 ai 19 anni, ammette di aver preso in giro intenzionalmente un compagno o un amico solo perché in sovrappeso, rispetto al 18% dagli 11 ai 13 anni. In genere, gli autori di queste prepotenze, sono i maschi (65%).
Quando il cyberbullismo incontra il sesso
Per quanto riguarda il cyberbullismo, le femmine sono ancora le vittime predilette dai cyberbulli (70%) che sono per oltre il 60% di sesso maschile. Il 33% degli episodi è di tipo sessuale ed è legato al sexting, ovvero l’abitudine di scattarsi selfie intimi e senza vestiti o a sfondo sessuale e inviare le immagini o i video nelle chat, che riguarda il 6% dei preadolescenti del campione dagli 11 ai 13 anni, di cui il 70% sono ragazze, e di circa 1 adolescente su 10 dai 14 ai 19 anni.
Sempre al sesso è legata la pratica del revenge porn (4%), ossia di vendicarsi per essere stati lasciati o traditi, sia in amore che in amicizia, attraverso la pubblicazione sui social o nelle chat di materiale intimo e privato. La revenge porn può portare a importanti episodi di depressione, che talora sono sfociati in suicidio.
Cosa fare per prevenire?
Per arginare questi fenomeni, secondo la dottoressa Manca, “è su coloro che condividono e che commentano in maniera cattiva e dispregiativa che si deve lavorare. Sono loro che alimentano il problema, che lo rendono pubblico e visibile, sono complici dei cyberbulli, degli odiatori e sono complici perché le parole fanno più male delle botte, perché le condivisioni uccidono, creano ansia, depressione, disturbi alimentari e portano le vittima a farsi intenzionalmente del male come dimostrano i dati per cui per oltre il 50% di coloro che subiscono violenze digitali si autolesiona”.
Non soltanto, quindi, mettere in guardia i ragazzi sui pericoli della rete, ma insegnare loro ad attribuire un peso ai propri commenti e ai propri silenzi; quest’ultimi finiscono per avere rilevanza specie nella messaggistica istantanea (come nei gruppi di WhatsApp) che, sottolinea il report, è terreno fertile per il cyberbullismo e riguarda, purtroppo, anche i bambini delle elementari.