Nei paesi che io reputo civili, tra i quali purtroppo trovo grandi difficoltà a includere il nostro, chiunque usi violenza contro la polizia, con armi vere o finte o senza, automaticamente si espone a una reazione che produce effetti spesso nefasti per lui, ma certo non per il poliziotto. Nel diritto romano vigeva un principio, fondamentale e trasversale potremmo dire oggi, nel senso che era sentito e applicato in tutti i Paesi del mondo, e che si sintetizzava, come era d’uso per i nostri avi, in una espressione secca e lapidaria: vim vi repellere licet (è lecito opporre violenza alla violenza), che è, per me almeno, un principio essenziale al quale non debba derogarsi.
Oggi, in un mondo di finti buoni, che speculano su tutto e su tutti, ammantandosi di buoni sentimenti, ovviamente sempre e solo a parole, quel principio, sacramentato in norme, è stato capovolto. I piagnoni dei nostri giorni, onnipresenti nelle varie trasmissioni televisive, che hanno di fatto sostituito i processi, sono però gli stessi che vorrebbero eliminare, anche se la loro ipocrisia gli impedisce di dirlo apertamente, eccettuato Repubblica, che lo ha proprio scritto, i loro avversari politici. Un esempio per tutti? Matteo Salvini.
Sebbene non gli abbia mai sentito pronunciare parole di odio, programmi di prevaricazione o ghettizzazione di chicchessia … viene quotidianamente, e più volte al giorno, descritto, ovviamente dai buoni di cui parlavo prima, tra i quali molti meglio li vedrei a occuparsi di faccende domestiche, tipo sciacquare i piatti, come la reincarnazione del demonio o peggio.
Vi domanderete che c’è di peggio del demonio? Ma è semplice … per quelli di cui sopra almeno … Mussolini, a cui sovente si associa Hitler (così dimostrando ove mai ancora occorresse, la loro abissale ignoranza, dato che l’accostamento, anzi l’accomunare quei due personaggi, è operazione che certifica una sola cosa: che chi lo fa non ha studiato e parla imbevuto di ideologia di basso rango, orecchiata forse in qualche sezione di partito o in qualche manifestazione … e neppure capita bene.
Lasciamo perdere però questi ominicchi (inteso in senso lato, e quindi ricomprendente tutte le categorie in cui si suddivide, da che mondo è mondo, l’umanità, e che per me sono solo due … maschi e femmine), e andiamo al tema. Ascoltando i vari tuttologi, e se la prendano l’espressione irriverente perché se la meritano, visto che sono loro a discettare di tutto pretendendo di dettare il loro pensiero come se fosse l’unico giusto, non si riesce a comprendere per quale ragione, e su quali basi logiche, sostengano che non dovrebbe esser lecito per chi è aggredito, semplicemente difendersi usando la necessaria violenza … derivata dall’altrui violenza. Ma se in fondo ci sta pure che i tuttologi dicano fesserie, dall’alto della loro ignoranza, i conti non tornano più quando a negare il diritto di usare violenza per difendersi lo fanno quelli che il diritto romano lo hanno studiato, costituendo materia di esame, almeno quaranta anni fa, per l’accesso in magistratura. È vero che costoro non negano in assoluto il diritto di reagire con violenza all’altrui violenza, ma ciò fanno solo astrattamente, come il dato che in ogni caso di difesa che si sia esplicitata attraverso una violenza, si pongono verso quella che in realtà è la “vittima” del reato, con l’atteggiamento dell’inquisitore che va alla spasmodica ricerca della prova, che dimostri … che la vittima ha almeno esagerato nel difendersi.
Strano atteggiamento, in tempi nei quali si considera lecito spacciare droga nel caso in cui sia l’unico mezzo di sostentamento dello spacciatore, o si reputa illegittimo un arresto, perché i poliziotti conoscevano bene i vicoli e vicoletti della città ed hanno avuto quindi troppo facile gioco a catturare i criminali, oppure quando una ricca annoiata in cerca di emozioni (e mi sa anche di qualcos’altro), viola ostentatamente le leggi di uno Stato sovrano e addirittura va a speronare una motovedetta.
Siamo moderni, siamo buoni, siamo comprensivi e accoglienti … quando ci pare, vero? Non quando uno che indossa una divisa riceve un salario da fame, rischia la vita, deve anteporre gli interessi degli altri a quelli della sua famiglia, e soprattutto …. deve tacere … si permette di cercare di far rispettare le legge. E certo che devi fare questo caro sbirro … ma con delicatezza … senza far male a nessuno … poi, se ti fai male tu … una medaglietta a mamma o alla vedova gliela diamo, stai tranquillo!
Dobbiamo invece capire i familiari di quel guaglione (Sansonetti lo ha definito un ragazzino da Porro) che, dopo aver presumibilmente già rapinato qualcun altro, visto che in tasca aveva un rolex e una catenina, e che in fondo stava solo facendo pratica … da criminale, è stato barbaramente ucciso … dalla mancata vittima del suo crimine … e che hanno solo devastato un Pronto soccorso, messo a soqquadro un quartiere, e sono andati a sparacchiare contro una caserma dei Carabinieri, vero? Mi autocensuro, e non vi dico quel che auspicherei io per questa gentaglia …
Viviamo del resto in un’epoca in cui il moltiplicarsi dei reati e dei divieti, ha reso di fatto impossibile per chiunque sia vivo, non incorrere in qualche violazione. E però, per quelli normali, quelli che non vivono di crimine … lo Stato è inflessibile e rigoroso, per i criminali di professione … beh, vabbè, e che gli applichiamo quel che dice il codice penale … e no, poverini, è troppo.
Mi tornano in mente le accese discussioni che avevo da giovane sul tema delle pene con mio padre. Lui sosteneva che chiunque, quale che fosse il delitto, dopo anni di carcere (anche se lui aveva l’illusione che il carcere fosse qualcosa di assai diverso da quel che in realtà è), divenisse un’altra persona, e quindi uno che, non solo non si poteva uccidere, come invece ancor oggi, nel silenzio di tutti i buoni, primo tra tutti quello che occupa il soglio di Pietro, accade in tanti Paesi del mondo, ma che neppure fosse giusto segregarlo a vita. Io, al contrario, sostenevo che chi ha commesso grandi crimini, e mi riferisco ovviamente a delitti veri, non a piccoli reati, dovesse subire quella che per secoli è sempre stata la sanzione: la morte. E ciò per una ragione che la statistica conferma: se chi ha ucciso una volta subisse la stessa sorte … non ci sarebbero state tante altre uccisioni, per lo meno da quello.
Un nome per tutti .. Angelo Izzo. Ha ucciso, è scappato, è stato in carcere, è stato scarcerato … ha ucciso di nuovo. Ecco, la matematica mi dice che quello lì, se dopo il primo omicidio fosse stato giustiziato … altre due persone non sarebbero state uccise! Vi faccio inorridire? E allora inorridite, ma davvero, perché mentre io la auspico solo la reintroduzione della pena capitale, e soprattutto il carcere vero, in Cina, il Paese modello per tanti sinistri, proprio oggi, ha condannato a morte uno che … sapete che delitto ha commesso? Semplicemente ha avuto paura … ed è scappato dalla città di Wuhan!
Beh sì, debbo dire, per questo anch’io trovo eccessiva quella pena, ma signori buoni .. succede … oggi, non nel medioevo, e guarda caso proprio in uno dei Paesi idolo della sinistra … Io dico solo che ci vorrebbe la pena di morte, ovviamente per certi delitti, e mi contestano ferocemente quando lo dico … Altri la applicano, e per reati che in fin dei conti almeno noi occidentali neppure sentiamo come tali, e gli stessi che mi mangiano vivo … silenzio assoluto … non pervenuti ….
Un’ultima cosa ve la voglio raccontare. È una storia vera, che dovrebbe far riflettere. Tanti anni fa, in un periodo storico in cui erano stati arrestati moltissimi camorristi, si verificò il problema che c’era una certa penuria di killer. Sapete come fu risolto? Semplicissimo, arruolando ragazzini, come li chiama Sansonetti, e preghi il suo Dio, se ne ha uno, di non incontrarne mai uno di sedici diciassette anni … e però … di un metro e ottanta di altezza e ben in forma (con l’ulteriore vantaggio che essendo minorenni, se fossero stati presi sarebbero stati giudicati dal Tribunale per i Minorenni, con un considerevole risparmio di anni di carcere). Parlando con due di loro, che ovviamente avevano fatto un “lavoro”, ed erano come dicono i buoni, ingiustamente perseguitati, sinceramente colpito dalla loro freddezza, chiesi: ma non ci pensate che uccidete persone che hanno madri, mogli, figli … ingenuamente pensando di solleticare i loro sentimenti.
Beh, debbo dire che ci sono riuscito …Uno dei due infatti, punto sul vivo, è insorto, dicendomi a gran voce:
“Aoh chill’è lavoro … mica m’hanno fatto niente chilli che ammazzamo …”. Cioè … nulla di personale .. semplice professionalità nel lavoro … e se per lavoro faccio il killer tu che vuoi!? Mi sono ovviamente scusato per aver urtato la loro sensibilità professionale …Mi verrebbe da augurare a quelli che, traboccanti di buoni dì sentimenti, discettano a sproposito su questi argomenti, di incontrarne qualcuno di questi “ragazzini” … e poi ne riparliamo.