A Palermo, nella serata di ieri, il responsabile provinciale di Forza Nuova, Massimo Ursino, è stato legato, imbavagliato e pestato a sangue da un gruppo di 10 persone incappucciate e vestite di nero, mentre una ragazza del gruppo filmava l’aggressione postandola successivamente sui social network. Pochi i dubbi sulla matrice della violenta aggressione tanto che, nella notte, sono state effettuate perquisizioni da parte delle forze dell’ordine in ambienti dei centri sociali. Ursino ha riportato una frattura del setto nasale e un trauma cranico. Le sue condizioni non sono gravi, ma il pestaggio è il linea con quanto accaduto nelle scorse settimane con la manifestazione di Piacenza e non solo.
Rivendicazione del raid
Il raid, come riporta il sito dell’Ansa, è stato rivendicato con un comunicato inviato via mail a diversi organi di informazione locale. Chi afferma che esista una ‘minaccia fascista’, a Palermo come in tutta la Sicilia – si legge in un passaggio – dovrà ricredersi: questi uomini di poco conto appartenenti a formazioni neofasciste, che fanno di razzismo e discriminazioni il loro manifesto politico nonchè la costruzione della loro identità forte e battagliera, si sgretolano in men che non si dica sotto i colpi ben assestati dell’antifascismo. Infatti non sono in grado di difendere sè stessi, figuriamoci di attuare il loro programma politico. I fatti avvenuti oggi sono la dimostrazione del fatto che sul territorio palermitano esiste chi ripudia il fascismo e non ha timore di lottare per bloccarlo e schiacciarlo, a partire da questi protagonisti del forzanovismo, guerrieri a parole, violenti nelle immagini che evocano forse, ma incapaci di proteggere la propria incolumità e di conquistare qualsiasi forma di potere politico. Palermo è antifascista, nelle pratiche e nella quotidianità di chi la vive. A Palermo non c’è spazio per il fascismo”.
La galassia antagonista
Mentre il dibattito politico, a solo uso e consumo della sinistra, è incentrato sull’antifascismo e sui pericoli derivanti dall’ondata nera che incombe sul nostro Paese, ambienti contigui proprio a quella parte politica, furoreggiano a loro piacimento impedendo, di fatto, il normale svolgimento della campagna elettorale. La violenza espressa dal mondo antagonista e dai centri sociali riempie da giorni le pagine dei giornali.
Appare superfluo sottolineare che il riferimento è ai cosiddetti antagonisti dei centri sociali e ai gruppuscoli anarcoidi, i paladini delle proteste, i portatori delle verità sommerse, gli aspiranti protagonisti della vita politica italiana.
Nelle ultime settimane, dopo mesi di un silenzio che ci aveva sinceramente preoccupato, hanno fatto la loro ricomparsa bardati di tutto punto con il “democraticissimo” armamento composto da caschi, bombe carta e bastoni, il tutto condito da canne e ricche libagioni di alcolici che hanno fieramente consumato prima di ingaggiare la “lotta di libertà”.
Indossata poi l’uniforme di prodi difensori dell’unica vera giustizia, hanno tentato, pur senza riuscirvi, a riempire, ovviamente senza autorizzazione alcuna, le piazze gentilmente messe a disposizione dal governo in carica e, non potendo raggiungere i rappresentanti della famosa “ondata nera”, hanno dato libero sfogo ai loro istinti primordiali contro i tutori dell’ordine.
Pur provando ripetutamente a infrangere il muro di divise, non sono riusciti nel loro intento e hanno, quindi sfoggiato l’antica arma della compassione denunciando pubblicamente di essere stati fatti oggetto di “violenze inaudite” frutto della repressione di uno Stato in cui non si riconoscono.
Anche qui, qualcosa deve essere mancato, quindi sui social network hanno provveduto a postare comunicati belligeranti nei quali è stata posta in risalto l’ampia partecipazione alle mobilitazioni. In un crescere esponenziale di cifre, i partecipanti sono arrivati a essere da centinaia a migliaia, sino a decine di migliaia, tutti ovviamente impegnati ad “accerchiare” poche decine di cosiddetti “fascisti”, questi si, autorizzati, ma che comunque non avevano alcun diritto ad occupare le piazze. Che poi, a contarli, i “mobilitati” non raggiungevano il migliaio, ad essere buoni, ma anche qui, l’importante è il sostegno e la partecipazione passiva che i “compagni”, incolpevolmente assenti, fornivano da casa.
Come in ogni occasione che si rispetti, in soccorso dei paladini della giustizia, sono arrivati, non certo inattesi, i fulgidi rappresentanti di qualche sindacato di base ed alcuni sedicenti politici della sinistra che hanno tentato di perorare le cause di questi poveri innovatori di politiche innovative. A tal fine hanno preposto i punti cardine del loro credo, anti-fascismo, anti-imperialismo, anti-proibizionismo, anti-razzismo, insomma, mancava solo l’anti-tetanica, ma, rilevato l’olezzo che emanano certi cortei, in vista delle prossime democratiche mobilitazioni, a quella dovremmo ricorrere noi.