In my name, but not in my garden. Ovvero tutti buoni con i porti degli altri. Guai a calpestare il loro orticello, a mettere a soqquadro i loro porticcioli. Migranti sì ma il più possibile lontano da casa loro. Ora che il ministro Piantedosi ha deciso di smistare gli sbarchi anche nei porti delle regioni guidate dalla sinistra, la levata di scudi degli esponenti di quella parte è a dir poco imbarazzante.
Che restino al sud, nei centri di accoglienza lontani da regioni e città “rosse” perché i democratici (per mancanza di prove) non vogliono problemi. E allora si arrampicano sugli specchi per sostenere tesi bislacche e a tratti discriminatorie. Le onde alte sei metri che la nave di Medici Senza Frontiere ha dovuto affrontare per arrivare al porto di Ancona. E il tragitto più lungo che costringerebbe i migranti per troppo tempo a bordo delle navi. Tesi curiosa, perché quando le imbarcazioni delle Ong vagavano per giorni e giorni alla ricerca di migranti da salvare, potendo effettuare più salvataggi, che invece il nuovo decreto vieta, per arrivare nei porti a pieno carico la durata della permanenza in mare dei migranti non scalfiva le loro coscienze.
E poi le ultime dichiarazioni di Debora Serracchiani, presidente del gruppo Pd alla Camera, secondo la quale gli hotspot in Friuli Venezia Giulia sono un fattore di attrazione per i migranti che si muovono lungo la rotta balcanica, evocando il rischio che la regione si trasformi nella “Lampedusa del nord”. Incredibile, lo ha detto davvero!
Per la democratica, che in quanto a collezione di gaffe politiche soprattutto negli ultimi tempi avrebbe diritto al premio Pulitzer, “non bastano le continue criticità al Cara di Gradisca e alla Cavarzerani di Udine, la soluzione della destra è moltiplicare il problema imponendo un hotspot anche sul territorio triestino, così il Friuli Venezia Giulia può a tutti gli effetti diventare la Lampedusa del nord. Ci siamo battuti già anni fa per evitare che la nostra regione diventasse un centro di raccolta dei migranti, insistendo piuttosto per trasferimenti automatici in base alle presenze. Posizionare un’altra struttura a ridosso del confine significa creare un fattore di attrazione per la rotta balcanica e quindi non risolvere affatto il problema dei numeri, anzi rischiare di aggravarlo. Illusorio far credere che questa sia una soluzione”.
La proposta di creare un hotspot tra Trieste e Gorizia è emersa durante la visita sul territorio da parte del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e ha fatto andare in fibrillazione l’esponente del Pd.
Dunque, ricapitolando, per la sinistra le ong nel Mediterraneo non sono un fattore di attrazione per i barconi che partono da Libia e Tunisia, ma lo è un hotspot a Gorizia per quelli che arrivano dai Balcani.
Ma non sono fantastici questi piddini? Inoltre, chi arriva sulle nostre coste è bene che rimanga al sud o comunque lontano da città e regioni governate dalla sinistra perché è “inumano far viaggiare queste persone per altri 4 giorni, peraltro in condizioni di mare che non si preannunciano buone”, ha detto l’8 gennaio scorso il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova, quando è emersa la volontà del governo di assegnare alle Ong porti diversi dagli abituali per decongestionare le strutture del sud Italia. Della Vedova, che probabilmente trova umano assai stipare quei poveretti nelle strutture di accoglienza dell’isola siciliana dove non dovrebbero trovare alloggio neanche le bestie.
Ma per i democratici di casa nostra il sud può anche esplodere, mentre i migranti possono rimanere stipati nei centri di accoglienza, uno sull’altro come fossero pacchi. L’importante è tenerli lontano dalle loro case, mentre vanno in piazza con le bandierine arcobaleno a battersi il petto per l’accoglienza. All’occorrenza anche un inginocchiamento con tanto di indignazione ad uso e consumo delle telecamere che non guasta mai.
E alla sinistra non sta bene neppure se il governo italiano va in Libia a trattare per tentare di fermare il traffico di esseri umani. Attraverso alcuni media, infatti, il mondo democratico ha esternato il suo disappunto perché in Libia si tratterebbe con l’attuale ministro dell’Interno che sarebbe un terrorista segnalato dalla Cia e in passato a capo di una banda armata. Non è chiara, però, la proposta alternativa della sinistra sia in termini di accoglienza dei migranti che arrivano in Italia via mare e via terra, sia in merito alle trattativa da condurre in Libia. In anni di governo del Pd, la questione nel Paese non è migliorata e anche gli emissari dei vari governi di sinistra hanno dovuto, volenti o nolenti, sedersi al tavolo con libici dalla dubbia reputazione. Questo passa il convento e con questi soggetti bisogna dialogare. Che ci piaccia o no.
Intanto, mentre la sinistra blatera, in Italia da inizio anno sono già sbarcate 3.819 persone, contro le 378 del 2022 nello stesso periodo e 340 nel 2021. E Lampedusa in primis, ma anche gli altri porti delle regioni del Sud, non possono più reggere i numeri dell’accoglienza.
E gli “accoglienti” compagni se ne facciano una ragione.
O in fondo in fondo temono che la prossima Ong sia costretta a fare rotta su Capalbio?