Rafforzare le frontiere esterne dell’Ue, creare centri di protezione internazionale nei Paesi di transito, intensificare i rapporti con i Paesi terzi, ma anche superare gli accordi di Dublino e il criterio del “Paese di primo arrivo” assicurando sanzioni per chi non accetta le ricollocazioni. Questi, in sintesi, i punti forti della proposta avanzata dal nostro premier, Giuseppe Conte, alla riunione informale dei membri dell’Unione europea tenutasi questo pomeriggio a Bruxelles.
Il vertice, anticipato da polemiche e scontri verbali che hanno visto come protagonisti Italia e Francia, si è svolta in un ambiente dove la tensione era palpabile. Le dichiarazioni di Emmanuel Macron e del Primo ministro spagnolo, Sanchez, avevano reso chiare le intenzioni dei rispettivi paesi nei confronti dell’Italia. Una chiusura totale a soluzioni che non fossero confacenti a una volontà non dichiarata, di mettere con le spalle al muro il nostro Paese lasciandolo abbandonato ad affrontare da solo il problema dei flussi migratori clandestini dall’Africa.
Le proposte dell’Italia
La scelta dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, seppur non rivoluzionaria, rispecchia la volontà di ribadire un concetto lapalissiano: accoglienza ma non invasione. Creare, quindi, le condizioni affinchè i veri rifugiati possano fruire del diritto all’asilo e alla protezione senza il rischio di cadere nella trappola dell’accoglienza indiscriminata aperta anche ai cosiddetti migranti economici poichè, come ampiamente dimostrato dalle cronache quotidiane, incapaci di integrarsi in modo positivo.
Quindi, secondo la proposta italiana, prodigarsi nell’intessere i giusti rapporti diplomatici con i Paesi di partenza del flusso migratorio creando le condizioni affinchè si permetta la costituzione di hotspot dove effettuare le operazioni di verifica sull’identità dei richiedenti e sulle effettive necessità del migrante.
Le intenzioni dell’asse franco-spagnolo
In effetti, le medesime intenzioni palesate dal duo Macron-Sanchez, se non fosse che il piano dell’asse franco-spagnolo prevederebbe l’istituzione degli hotspot sul territorio di primo sbarco, quindi in Italia, riproponendo il nostro Paese in chiave di approdo di una massa indiscriminata di persone che, come in passato, tenterebbero in tutti i modi di sottrarsi a qualsiasi forma di identificazione e filtraggio, divenendo quindi, incontrollabili.
Il punto del rafforzamento delle frontiere esterne dell’Unione, pare fosse già stato oggetto di una proposta avanzata a suo tempo dal primo ministro ungherese Viktor Orban, che offrì l’ausilio militare magiaro per il controllo dei confini all’allora premier Paolo Gentiloni, che declinò l’offerta.
La missione Frontex, così come le precedenti iniziative di controllo delle rotte marine, è destinata ad essere superata con nuove e più stringenti misure che si rivelino utili non solo a un effettivo monitoraggio dei tratti di mare (per questo basterebbero le rilevazioni radar e satellitari), ma anche a un’opera di contenimento e controllo delle imbarcazioni che impegnano gli itinerari diretti verso la Penisola.
Rimpatri
Altro punto focale è quello relativo ai rimpatri. Non tutti i Paesi che generano masse di emigranti sono disposte ad accettare i flussi di ritorno. Proprio a questo sembrano indirizzate le proposte del governo Conte, rivolte a stringere accordi soprattutto con le nazioni africane della zona del Sahel, quelle maggiormente interessate a ricevere benefici economici in chiave di sviluppo interno in cambio di una seria presa di coscienza relativa ai concittadni che cercano altrove fortuna. Secondo il nostro Premier, inoltre, l’Unione europea deve necessariamente impegnarsi a contrastare in modo serio e con iniziative comuni la tratta di esseri umani, combattendo le organizzazioni criminali che alimentano i traffici e le false illusioni dei migranti. Occorre, inoltre, rivedere completamente il regolamento di Dublino, un obiettivo che appare molto più complesso. Ideato per altre finalità, il trattato si è rivelato inadeguato a fronte della percentuale minima di rifugiati “reali”. E’ parere del Premier italiano che occorra superare il criterio del “Paese di primo arrivo”, sostituendolo con quello dell’approdo in Europa.
Ma tutto questo non piace alla Francia, che vorrebbe probabilmente trasformare l’Italia in un immenso hotspot per i migranti provenienti dall’Africa. Il presidente Macron ha più volte manifestato la sua irritazione nei confronti del nuovo governo, sicuramente meno allineato ai dettami di una Europa a trazione franco-tedesca.