a cura di Simone Santucci e Eleonora Spadaro
“Come è evidente, non vi è alcuna possibilità di formare una maggioranza nata da un accordo politico”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine del terzo ed ultimo turno di consultazioni con i partiti. “Sin dall’inizio ho escluso che si potesse dar vita ad un governo politico di minoranza. Anche questa mattina ho ricevuto una richiesta in tal senso che sembra sia già venuta meno. Un governo di minoranza condurrebbe alle elezioni e dunque credo che sarebbe più rispettoso per la logica democratica che a portare alle elezioni sia un governo non di parte”, ha continuato.
Immediata la reazione dei partiti, primo fra tutti il Movimento 5 Stelle contrarissimo alla formula del “governo neutrale”. “Nessuna fiducia a un governo neutrale, sinonimo di governo tecnico. Si vada al voto a luglio!”, ha scritto il leader del M5S Luigi Di Maio su Twitter. Nel centrodestra la prima a chiudere a Mattarella è Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia: “Non ci saranno i voti di Fratelli d’Italia per un altro governo nato nei laboratori del Quirinale e incapace di dare risposte ai cittadini”. A stretto giro, e via social network proprio come di Maio, arriva anche la reazione del segretario della Lega, Matteo Salvini, anche lui contro una ipotesi di un governo neutrale. “Mattarella vuole un governo neutrale? Per carità, serve un governo coraggioso, determinato e libero, che difenda in Europa il principio prima gli italiani, che difenda lavoro e confini, altro che governino per tirare a campare. Per me, o si cambia o si vota! Conto su di voi”, ha scritto su Facebook.
Di diverso parere il Pd che ha parlato attraverso il segretario reggente Maurizio Martina: “Ci auguriamo che venga ascoltato da tutte le forze politiche in queste ore. Il Pd non farà mancare il suo sostegno all’iniziativa preannunciata ora dal Presidente”.
Lo scenario
Va detto che di uno stallo del genere mai si era verificato nella storia della Repubblica. Questa legislatura, apertasi già con la novità di un’Italia e di un Parlamento tripolare bloccato (non accadeva sostanzialmente dal ‘94), pur nella sua breve vita di 65 giorni, ha già visto moltissimi inediti come due mandati esplorativi consecutivi e l’impossibilità di stabilire chi fosse maggioranza e chi opposizione. E il voto anticipato, che presumibilmente chiuderà la legislatura più breve della storia italiana, sia monarchica che repubblicana, sarà preceduto sì dal terzo governo tecnico dopo quello guidato da Lamberto Dini e Mario Monti, ma il primo in assoluto con la espressa garanzia che nessuno dei suoi componenti si candiderà poi ad elezioni. Insomma: non ci sarà un nuovo Mario Monti. Certo, stante l’impossibilità di mettere mano alla legge elettorale se, come appare probabile, dopo il giuramento del nuovo governo l’esecutivo di mister (o lady) X non otterrà la fiducia delle Camere, il rischio è quello che a luglio (o a settembre) lo stallo attuale si possa ripetere se non aggravarsi visto che, sondaggi alla mano, gli equilibri all’interno dei tre blocchi, rimarrebbero sostanzialmente identici. Insomma, Mattarella sarà chiamato a risolvere la crisi più lunga e grave delle istituzioni repubblicane con un governo in carica che – altra novità assoluta – si sarà visto negare la fiducia dai due terzi delle Camere. Ma che partita sarà veramente lo vedremo solo con il nome del futuro Presidente del Consiglio, capo del primo governo morto già prima di nascere.