“Se fornissi gli elenchi dei miei confratelli divulgherei i loro dati sensibili”. Con questa motivazione Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (GOI), ha rifiutato di consegnare alla Commissione Antimafia i nomi degli iscritti alla loggia massonica. Bisi, sentito lo scorso 18 gennaio, ha opposto davanti alle richieste della presidente Bindi la questione della riservatezza dei dati sensibili degli iscritti, quali le loro appartenenze culturali, filosofiche o le inclinazioni sessuali. Il tutto in osservanza della legge del 2003 sulla privacy.
Non è la prima volta che Bisi viene invitato a fornire i nominativi dei circa 23.000 confratelli. Negli scorsi mesi era stato chiamato in audizione a Palazzo San Macuto in seguito all’inchiesta giudiziaria sul boss latitante siciliano, Matteo Messina Denaro. Secondo le indagini condotte dal procuratore della Repubblica di Palermo, Teresa Maria Principato, sarebbe emersa una folta e sospetta presenza di logge massoniche all’interno del territorio trapanese. In particolar modo nella città natale di Messina Denaro (Castelvetrano), dove si contano 200 iscritti a diverse logge massoniche.
Gli elenchi degli appartenenti all’unica loggia del Goi di Castelvetrano furono consegnati alle forze dell’ordine. Ma nonostante le richieste dell’Antimafia, il Gran Maestro ha continuato a non volere rendere pubblici tutti i nomi degli iscritti a livello nazionale.
Questa volta però Bisi è stato sentito dalla Commissione nel ruolo di testimone del caso “Eye Pyramid”, che ha condotto in carcere i due fratelli Occhionero, accusati di cyber-spionaggio ai danni delle più alte cariche istituzionali d’Italia. In alcuni casi infatti l’organo bicamerale avoca a sé le facoltà concesse alla polizia giudiziaria in funzione di inchiesta, ascoltando testimoni e acquisendo prove e documentazione.
L’ingegner Giulio, iscritto al Goi, controllava e monitorava le mail di oltre 300 confratelli compreso lo stesso Gran Maestro, che ha subito dichiarato come la sua organizzazione sia stata parte lesa in questa vicenda. Per questo motivo Giulio Occhionero è stato successivamente sospeso dalla massoneria.
L’interesse dell’ingegnere era legato a certe logiche di potere all’interno dell’associazione – rivela l’ordinanza di custodia cautelare – mentre altri indizi raccolti in altrettante inchieste testimonierebbero che lo spionaggio dei fratelli Occhionero si posizionava in un “contesto più ampio”, coinvolgendo soggetti del settore della politica e della finanza.
“In Italia c’è ancora un grande pregiudizio verso la massoneria”, ha ripetuto Stefano Bisi durante l’audizione in cui ha toccato un altro nervo scoperto per la sua organizzazione. Nelle indagini svolte dalla procura di Reggio Calabria nell’operazione “Mamma Santissima”, coordinata dal procuratore capo Federico Cafiero De Raho, è stata rilevata una rete di associazione segreta che vedeva professionisti e colletti bianchi in contatto con la criminalità organizzata locale. In questo caso è emerso che tra gli indagati, solo uno faceva parte del Goi, anche lui, poi, sospeso dalla massoneria.
Proprio sulle difficoltà ad accertare le eventuali collusioni con le mafie locali, il Gran Maestro si è mostrato aperto alla possibilità di confermare i nomi di alcuni tra gli iscritti nei territori sensibili di Sicilia e Calabria, se chiesto il nominativo dalla Commissione e caso per caso. Il tutto se vi fosse “un interesse generale” legato a indagini strutturate in corso, che vada al di là di quello dei singoli confratelli e della loro onorabilità.
“Da quando sono Gran Maestro, da circa due anni e mezzo, sono state abbattute le colonne di 3 o 4 logge: tre nella provincia di Reggio (Locri, Gerace e Brancaleone) e un’altra nel Lazio – ha spiegato Bisi all’Antimafia – perché non c’era il numero sufficiente di iscritti oppure questi non avevano una condotta regolare rispetto a doveri, regolamenti o altro”.
Il Grande Oriente d’Italia vede al suo interno circa 23.000 associati per 850 logge e 14 dipendenti. La tassa di iscrizione, chiamata capitazione, varia a seconda delle esigenze organizzative, ma il costo medio viene stimato dai 400 ai 500 euro. Il patrimonio del Goi è costituito da una cinquantina di immobili (case massoniche) compresa la sede centrale, il “Vascello” al Gianicolo. “Un patrimonio che sarebbe più ampio – ha affermato Bisi – se la Repubblica ci avesse riconsegnato Palazzo Giustiniani che ci è stato confiscato dal fascismo”.
L’inchiesta che la Commissione Antimafia sta svolgendo sui rapporti tra criminalità organizzata e massoneria sta intensificando il suo iter. Solo negli ultimi giorni sono stati chiamati in audizione altri tre Gran Maestri di altrettante logge massoniche. Su un punto in particolare la presidente Bindi ha insistito: l’appartenenza alle obbedienze dei dipendenti pubblici. Pertanto la Commissione ha preannunciato la necessità di una nuova legge ad hoc, durante l’audizione del Gran Maestro della Serenessima Gran Loggia d’Italia, Massimo Criscuoli. In particolare è stato messo in evidenza dalla Bindi la contraddittorietà nel giurare, da una parte sulle regole stabilite dalla Costituzione per chi ricopre un incarico nella pubblica amministrazione, e dall’altra sullo statuto e l’ordinamento di una loggia. “Se l’appartenenza alla massoneria diventa preminente rispetto alla funzione pubblica ciò può essere deviante”, ha spiegato la presidente della Commissione Antimafia.