Maltrattamenti e violenze senza fine nelle scuole italiane. Il 2017 segna una crescita significativa dei casi di cronaca che riguardano minori maltrattati o addirittura vittime di violenze sessuali. Un’emergenza che però non sembra toccare il “sistema scuola”, né il Miur e tanto meno il Parlamento che, proprio nelle ore in cui a Roma un insegnante veniva arrestato con l’accusa di aver violentato un’alunna disabile, ha respinto un disegno di legge approvato alla Camera che prevedeva l’installazione di videocamere di sorveglianza nei nidi e nelle materne.
Ma andiamo con ordine. Negli ultimi giorni la Capitale è stata teatro di due episodi gravi di violenza e maltrattamenti a danno di minori. Ad Albano la Polizia ha sospeso per tre mesi un’assistente educativa culturale, sospettando che la donna, incaricata dell’assistenza di un alunno di prima elementare affetto da sindrome di down, lo avrebbe maltrattato ripetutamente. “L’insegnante – si legge nella nota della Questura – aveva l’abitudine di punire il bambino colpendolo con un grosso righello di metallo. In alcune occasioni l’avrebbe schiaffeggiato e ingiuriato, provocando nel bambino uno stato di angoscia con una regressione dello sviluppo cognitivo”. Gli investigatori, con l’ausilio di una psicologa della Polizia di Stato, hanno raccolto le testimonianze dei compagni di classe e delle persone informate sui fatti, che avrebbero confermato i continui maltrattamenti subiti dalla vittima.
La settimana scorsa, invece, il caso della bambina violentata dal docente di sostegno in una scuola di San Basilio si era imposto con forza. Un episodio arrivato a pochi giorni di distanza dall’altro fatto di violenza su minori in una materna di Fiumicino. Una scia senza fine e un trend che, dopo la nostra inchiesta, non sembra arrestarsi, con numerosi casi che conquistano le prime pagine delle cronache anche in questi primi mesi del 2017.
A portare in carcere il 42enne docente di sostegno sono state le indagini degli investigatori della Polizia di Stato del commissariato San Basilio. Il professore, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, stava facendo una supplenza come insegnante di sostegno. Si occupava della vittima, che aveva un piccolo deficit del linguaggio. Approfittando della vicinanza della minore durante le lezioni e della fiducia dell’alunna, avrebbe sfogato i suoi appetiti sessuali perversi. La bambina aveva confidato alla madre le attenzioni del maestro, e questa, dopo aver allertato le insegnanti, aveva denunciato i fatti alla polizia facendo scattare le indagini. Gli agenti, dopo aver ascoltato il personale della scuola e, in forma protetta, la bambina, hanno verificato l’attendibilità delle sue dichiarazioni. Uno dei testimoni, si legge nella nota della Questura, “avrebbe dichiarato di aver visto il maestro, con i calzoni sbottonati vicino alla minore durante le lezioni”.
Nelle stesse ore in Senato la Commissione istruzione riponeva nel cassetto, con un voto bipartisan, il disegno di legge numero 2574, approvato dalla Camera in un testo unificato il 19 ottobre scorso e contenente “Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno di minori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità”. Una bocciatura che, leggendo la premessa contenuta nel parere, esprime la chiara volontà della politica di tenersi a distanza di sicurezza dal tema della violenza sui minori nelle scuole.
“La Commissione, esaminato il disegno di legge in titolo, ritenuto che esso pare ispirato alla volontà di dare immediate risposte ad eventi contingenti, ma senza un’adeguata ponderazione vi è il rischio di elaborare leggi disorganiche, recanti una visione parziale dei problemi in quanto dettate dall’emozione e dall’emergenza del momento; osservato che la videosorveglianza, anche negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, qualora sia necessaria, può essere disposta per iniziativa della magistratura, reputato dunque inopportuno prevedere per legge tale possibilità perché essa avrebbe una valenza erga omnes, eccessiva, e testimonierebbe il fallimento della scuola, in quanto essa non sarebbe in grado di prevenire e controllare comportamenti inadeguati; manifestati dubbi sulla previsione di una valutazione attitudinale per il personale di tali istituti educativi e scolastici, tenuto conto che gli educatori e i docenti compiono un preciso percorso formativo e pertanto ciò potrebbe evocare una volontà di controllo estranea alla attività pedagogica; esprime, per quanto di competenza, parere contrario”.
Motivazioni contenute in tutte le dichiarazioni dei componenti della commissione. Per il senatore Fabrizio Bocchino (Misto-SI-SEL) le misure previste nel testo “minacciano la libertà di insegnamento soprattutto per quanto concerne il monitoraggio continuativo e permanente dell’attività dei docenti. Sulla stessa linea il fittiano Pietro Liuzzi (CoR), secondo il quale il ddl lascia emergere “una certa sfiducia nei confronti del rapporto tra le famiglie e la scuola”. D’accordo sul no alle telecamere anche i grillini. Per la senatrice Manuela Serra “la video sorveglianza rappresenta una questione annosa e problematica, che non offre risposte alle tante situazioni critiche”. Unica voce fuori dal coro Marco Marin di Forza Italia che attacca: “l’obiettivo primario deve essere salvaguardare il benessere dei bambini e tale posizione non implica una condanna generale nei confronti degli operatori degli asili nido, ma comporta il dovere di intervenire, anche per evitare episodi di bullismo”.
A viale Trastevere bocche cucite, così come nelle scuole dove emergono questi episodi di violenza. L’unico comune denominatore che mette d’accordo la classe docente e il Miur è ancora una volta la difesa del sistema. Nessuno vede o, se ha visto, meglio voltarsi dall’altra parte. Perché in quasi tutti i casi fin qui emersi, potrà apparire incredibile, ma nessun collega si è mai accorto di lavorare al fianco di un “orco”. Un silenzio difficile da far comprendere alle famiglie, un silenzio che, forse, è il fallimento più grande per la scuola italiana.