“Chi sminuisce il fenomeno del maltrattamento dei bambini a scuola o è ignorante oppure ha la coscienza sporca”. Non usa mezzi termini Antonio Marziale che da aprile 2016, oltre ad essere presidente dell’Osservatorio per i diritti dei minori, è anche Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria.
L’inchiesta di Ofcs Report su abusi e maltrattamenti sui minori nelle scuole italiane ha fatto emergere un quadro ricco di zone grigie, a partire dai dati, spesso assenti, per finire alle istituzioni che non vogliono parlare di questi episodi. Siete in grado di fornire qualche indicazione più precisa su segnalazioni e denunce?
“Il fenomeno non ha cifre esatte perché nessuno si è premurato di fare delle statistiche, né le direzioni scolastiche regionali né le autorità giudiziarie. Si tratta di una realtà chiaramente emergenziale perché ci sono decine di casi che escono nella cronaca talvolta nazionale, talvolta locale, ma le segnalazioni che arrivano per esempio al Garante per l’Infanzia della Regione Calabria sono tantissime. Il problema è che quando andiamo a chiedere ai denuncianti, tipo ai genitori, di portare avanti delle azioni, questi non sempre lo fanno perché, ad esempio, hanno paura di ritorsioni per i figli nei rapporti con la scuola”.
Uno dei muri più complicati da buttare giù è l’omertà da parte dei diversi attori: dalle famiglie al personale scolastico che spesso preferisce voltare lo sguardo dall’altra parte per timore di ritorsioni o addirittura di perdere il posto di lavoro. Chi sono i principali colpevoli di questa situazione?
“La scuola ha grandissime responsabilità perché per la maggior parte dei casi tende ad occultare questi episodi. Hanno responsabilità i docenti che sanno e non denunciano, così come i bidelli e quei dirigenti scolastici che lo sanno e pensano di occultare, ma è responsabile anche la famiglia che ha paura di denunciare. La scuola, poi, è responsabile anche perché tende a sminuire il problema, ma il fenomeno c’è e non riguarda solo lo ‘scappellotto’, perché noi abbiamo segnalazioni di abusi psicologici, fisici, botte, calci, strattoni ai bambini costretti a mangiare vomito. Chi sminuisce il fenomeno lo fa perché magari ha qualche incarico professionale e quindi nel difendere i docenti deve tirare fuori la propria esperienza per garantire il diritto a dimostrare l’innocenza di queste persone. Ma il problema è che, nonostante in questo Paese ci sia un garantismo che fa paura, quando ci sono filmati, registrati non dei privati ma delle forze dell’ordine, lì c’è poco da dire e da difendere”.
L’omertà più grave è forse quella delle Istituzioni e delle associazioni di categoria, mi riferisco ai sindacati dei docenti, per esempio, che spesso non condannano apertamente e di rado si costituiscono parti civili nei processi a carico degli insegnanti accusati di maltrattamento di minori. Fa riflettere anche che dal 2006 esiste una circolare del Ministero che invita i dirigenti scolastici a sospendere i docenti indagati per abusi sui minori. Una direttiva rimasta lettera morta. Insomma, quali sono le responsabilità di queste categorie?
“Il Ministero chi? Le racconto semplicemente la mia esperienza in questi mesi come Garante per l’Infanzia della regione Calabria. Ogni volta che mi arriva una segnalazione io la giro al Ministero e sa quante volte hanno risposto da Roma? Nessuna. Quando il Garante per l’Infanzia ti scrive, tu Ministero, per etica istituzionale ma anche per dovere nei confronti dei bambini, avresti il dovere di rispondere”.
Ci sono studi autorevoli che sostengono la tesi secondo la quale la professione dell’insegnante è a rischio stress. Tali studi denunciano il fatto che il Ministero dovrebbe attivare delle forme di sostegno e formazione agli insegnanti proprio per evitare episodi gravi come quelli che purtroppo ogni tanto accadono nelle nostre scuole.
“Quello del docente è un lavoro certamente usurante. Per questo ritengo sia utile introdurre verifiche psico attitudinali ogni anno per i docenti e se hanno dei problemi di ordine psicologico allora stanno a casa per un periodo, un po’ come avviene per i piloti di linea. Cosa pensano i sindacati non mi interessa, a noi stanno a cuore i bambini e combatteremo affinché si arrivi a tutelarli in ogni modo. La tutela del minore è per etica e per legge, in tutte le legislazioni vigenti, superiore al diritto di qualunque altra rivendicazione”.
Tra le proposte in campo per prevenire casi di maltrattamenti nei nidi c’è quella molto discussa e al momento bloccata al senato, in qualche commissione. Mi riferisco all’istallazione di telecamere a circuito chiuso così come all’introduzione per legge di test psico-attitudinali per le maestre dei nidi. Tutte proposte sulle quali chi lavora nelle scuole ha già espresso contrarietà, adducendo la spiegazione della presunta violazione della privacy e dell’autonomia del ruolo dell’insegnante. Cosa ne pensa?
“Sulle telecamere capisco la diffidenza, ma bisogna rendersi conto che ci aiutano a portare alla luce questi episodi che altrimenti non si saprebbero. In qualche modo bisogna intervenire perché non abbiamo i dati, ma il fenomeno ha caratteristiche emergenziali e chi lo sottovaluta o lo fa per ignoranza oppure è in malafede”.
Il 2016 si è chiuso con il caso della coordinatrice dell’asilo Baby World Bicocca di Milano che ha patteggiato una pena di 2 anni e 9 mesi di reclusione. Un caso che ha fatto balzare sulla sedia in tanti, a cominciare dalle famiglie dei minori che in Tribunale hanno urlato contro i giudici. Le chiedo, da un punto di vista giuridico, è accettabile che sia consentito il patteggiamento in questi casi?
“La mia teoria è che chiunque tocca i bambini maltrattandoli commette un crimine contro l’umanità. Queste persone devono essere immediatamente allontanate dalla scuola e credo sia giunto il momento di introdurre una legge che assoggetti i docenti ad una verifica di tenuta psico-emotiva annuale, non per criminalizzare il corpo dei docenti ma per individuare ed estirpare dalla categoria le mele marce che certamente sono la minoranza in questo Paese. Quanto ai reati contro i minori ritengo che non dovrebbero prevedere il rito del patteggiamento. Un crimine contro l’umanità deve essere trattato come tale, ma non mi stupisco, visto che l’Italia è il Paese in cui patteggiano i mafiosi, se a farlo sono anche dei docenti che picchiano i bambini”.
@PiccininDaniele