A Padova il primo intervento di sicurezza con il Taser risale allo scorso dicembre. E nei giorni scorsi è stato utilizzato dalla polizia nei confronti di un uomo ubriaco che ha dato in escandescenza. É il secondo intervento in città con l’uso del dissuasore. Il primo caso si era verificato appunto a dicembre contro un 30enne tunisino che, trasportato in ospedale per autolesionismo, si scagliò contro medici e malati venendo inertizzato con una scarica elettrica del taser da parte degli agenti intervenuti. Padova era stata scelta tra le prima sei città per la sperimentazione del taser, a seguito della firma del decreto nel luglio scorso che ne prevede la dotazione alle Forze di Polizia in 12 città italiane. A partire da settembre 2018 Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri sono stati riforniti dell’arma di dissuasione nelle città di Milano, Reggio Emilia, Caserta, Brindisi e Catania, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Genova e Palermo. Gli agenti, una volta frequentato il corso di formazione al Centro nazionale addestramento di tiro di Nettuno, quindi autorizzati all’utilizzo dell’arma, hanno ricevuto disposizioni precise: la prima scarica deve essere un colpo di avvertimento che, se rimasto inascoltato, autorizza all’uso dell’arma.
Primi casi in Italia
Il primo intervento in assoluto (con il Taser utilizzato in modo completo, immobilizzando il soggetto) risale all’11 settembre scorso a Firenze, con un’operazione dei carabinieri. Mentre qualche giorno dopo, a Reggio Emilia, la polizia ha usato per la prima volta la pistola durante un intervento per una lite domestica. Gli agenti sono stati aggrediti da un senegalese 45enne, regolare in Italia, e sono stati costretti a utlizzare lo strumento esplodendo i dardi. L’uomo non ha subito alcuna lesione, è stato immobilizzato e arrestato. In seguito a Milano gli agenti hanno immobilizzato un maliano di 31anni che stava minacciando con un coltello un 55enne. Una volta sul posto, gli agenti avevano invitato l’uomo a riporre il coltello, ma il 31enne mostrava ugualmente un atteggiamento non collaborativo fino alla visione della “pistola gialla”. Lo straniero si era avvicinato minacciosamente con ancora la lama in mano e, solo in quel caso, l’agente è intervenuto con la procedura del “warning ark”, mirando il laser della pistola verso l’uomo senza sparare, ottenendo la resa del malvivente.
Le disposizione sull’utilizzo
Le disposizioni emanate dal Dipartimento della Pubblica sicurezza definiscono il dissuasore Taser come “un’arma propria”, consigliando l’utilizzo da una distanza di 3- 7 metri. I due puntatori laser, di cui è dotata la pistola, sono necessari per individuare le zone che verrano colpite dai dardi, principalmente schiena, arti e fianchi, evitando collo, testa e genitali. Successivamente alla scarica, l’agente può venire a contatto con il soggetto senza subirne alcun effetto. Garantendo la sicurezza delle forze dell’ordine, l’uso dell’arma si raccomanda solo dopo averla mostrata e aver tentato di far desistere il soggetto, tenendo in considerazione per quanto possibile “il contesto dell’intervento ed i rischi associati con la caduta della persona dopo che la stessa é stata attinta”, il fattore ambientale legato al pericolo di esplosione e/o di incendio e dello stato di vulnerabilità. Munito di un sistema di memoria in grado di registrare le operazioni svolte, il dispositivo permette l’elaborazione di tali dati sul pc con l’apposito software. Il Taser è attualmente in dotazione alle autorità di circa 107 paesi come Australia, Canada, Nuova Zelanda e, nel contesto europeo, anche in Germania, Francia e Regno Unito.
Chi ha inventato la pistola Taser?
La pistola che consente l’immobilizzazione temporanea di una persona mediante una scarica elettrica, nacque poco più di quarant’anni fa. La parola Taser è l’acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Rifle, ideato a seguito del miglioramento dei manganelli elettrici. John Cover, ingegnere aerospaziale americano, prese probabilmente ispirazione dal libro “Tom Swift and His Electric Rifle”, un testo letto da bambino, che trattava di un ragazzo inventore di una pistola che fa fuoco con l’elettricità. Cover ebbe l’idea di riuscire a permettere una scarica elettrica a distanza tramite l’unione di due frecce collegate al generatore di scarica da un filo elettrico, che potesse permetterne l’impulso fino a 5 o 6 metri. Ma il vero “esportatore” dell’arma fu il fondatore di Taser International in Arizona nel 1993, ribattezzata negli ultimi anni come “Axon”. Il Taser somiglia molto alla tipica pistola semiautomatica Glock, utilizzata sparando due cavi tesi muniti di dardi, con una carica di 50.000 volt. Nel momento in cui le punte si attaccano ad una vittima, il circuito elettrico che si forma causa delle dolorose contrazioni muscolari, rendendo i soggetti temporaneamente inermi.
di Jasmine Racca