Sono ore critiche in Libia, dove la tensione tra Egitto e Turchia è alle stelle. Mentre in Italia si parla di prorogare lo stato d’emergenza legato alla pandemia di covid 19, il nord Africa sta implodendo.
Il governo Conte, inoltre, con colpevole ritardo cerca di correre ai ripari per evitare l’arrivo di decine di migliaia di migranti. Ma le operazioni dell’Italia sono destinate a fallire. La scarsa credibilità accumulata negli ultimi tempi, frutto di una politica estera assente e incapace di intraprendere valide iniziative, ha portato il nostro Paese fuori dai giochi.
E adesso si cerca di rimediare inviando in Libia una schiera di Ministri
Si inizia con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che sarà a Tripoli domani (giovedì 16 luglio) per incontrare il presidente Fayez al Sarraj, oltre ad altri Ministri del governo che ha stretto l’alleanza con la Turchia, e sarà accompagnata dal capo dei Servizi segreti esteri, Giovanni Caravelli.
Poi, pare, sarà la volta altri Ministri che, come la Lamorgese, tenteranno di mettere sul piatto della bilancia qualcosa per arginare gli sbarchi. In ogni caso, secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, la trattativa è molto difficile. Per troppo tempo la questione libica ha rivestito un ruolo marginale per il governo Conte bis, nonostante i continui report della nostra intelligence che segnalavano la situazione critica e sollecitavano un intervento. Ma la politica ha fatto orecchie da mercante. Basti pensare che l’attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha fatto il suo primo viaggio in Libia dopo tre mesi dal suo insediamento alla Farnesina. Un tempo infinito per luoghi come la Libia dove da anni è in corso una guerra civile e gli equilibri possono cambiare in modo repentino. E tra inerzie e incompetenze italiane, la Turchia è entrata in Libia dalla porta principale e si è accomodata nel salotto buono di casa. Ridimensionarla sarà difficile. Ma ancora una volta, gli strateghi di Palazzo Chigi sperano che altri facciano il lavoro sporco, per poi salire sul carro dei vincitori. Il riferimento è alla Francia, che appoggia il generale Khalifa Haftar e si sta muovendo (da tempo) per eliminare i turchi dal Paese e dal Mediterraneo.
Mentre scriviamo arrivano notizie di spostamenti di truppe lungo il confine tra Egitto e Libia, dove già da settimane l’esercito di Al Sisi stava prendendo posizione. Se Sarraj, manovrato e finanziato dalla Turchia, dovesse avvicinarsi alla Cirenaica, le possibilità di un conflitto sono altissime.