Gestione dell’immigrazione, messa in sicurezza del territorio libico e lotta al terrorismo. Sono questi i punti principali esposti dal ministro degli Interni, Marco Minniti, durante la conferenza stampa di Tripoli sull’accordo raggiunto con il premier del governo di unità nazionale Fayez al Serraj. Controllo delle frontiere per evirare il passaggio dei foreign fighters ma anche contrasto ai trafficanti di essere umani e quindi meno flussi migratori verso il nostro paese. Non sono ancora chiari però, al di là delle dichiarazioni ufficiali, i termini effettivi del piano su cui nelle ultime ore si sono addensate molte ombre per un possibile nuovo coinvolgimento dei nostri militari in Libia.
L’Italia avrebbe offerto al governo libico droni e radar nell’ambito di un accordo volto a ridurre le partenze dei migranti verso l’Europa. A riferirlo è stato il giornale inglese The Times, che citando fonti governative italiane ha ipotizzato che in cambio dei mezzi italiani il governo libico si sia impegnato a respingere decine di migliaia di migranti in arrivo dal confine sud del paese. Secondo le fonti riportate dal quotidiano londinese, il programma sarebbe già a buon punto e includerebbe l’addestramento delle forze di sicurezza libiche con il coinvolgimento degli stessi militari italiani. Inoltre sarebbe al vaglio anche un’azione mirata ai confini del deserto libico (in prossimità del Niger), snodo principale per il transito dei migranti provenienti dall’Africa subsahariana.
Un’operazione considerata dal governo italiano, secondo quanto pubblicato da The Times, più funzionale rispetto alle attività di controllo e di fermo contro i trafficanti di uomini nelle zone costiere. All’iniziativa si aggiungerebbe anche la fornitura di imbarcazioni della Guardia costiera per un pattugliamento coordinato dei confini nel Mediterraneo.
Se le indiscrezioni del Times fossero corrette si tratterebbe a tutti gli effetti dell’allargamento dell’operazione Ippocrate, voluta dal governo italiano per stabilizzare l’area libica tramite aiuti umanitari alla popolazione e supporto logistico ai militari libici.
Gli accordi presi da Minniti a Tripoli – bisogna ricordarlo – prendono le mosse da quelli precedenti del 2008 e del 2012. Il primo prevedeva il versamento di 5 miliardi di dollari in aiuti alla Libia di Gheddafi, che in cambio garantiva il blocco delle partenze dei migranti. In quello successivo, siglato dall’allora ministro Anna Maria Cancellieri, si parlava già della possibilità di fornire ai libici radar per le attività di controllo alle frontiere.
A destare preoccupazione alle forze di opposizione del governo italiano, ma anche ad alcuni osservatori internazionali, sono le scarse garanzie fornite dal premier Serraj. Il leader di Tripoli è tutt’ora tacciato di essere un traditore dal Consiglio della Shura dei mujaheddin di Derna, formazione armata islamista attiva nella città della Cirenaica. Inoltre sempre nella stessa regione opera il principale antagonista del governo libico riconosciuto dall’Onu. Quel generale Haftar, ex ufficiale di Gheddafi poi passato tra i ranghi dell’opposizione, che continua a non gradire ingerenze straniere negli affari interni libici (Italia compresa), nonostante sia quanto meno considerato un interlocutore privilegiato, se non supportato, da Russia ed Egitto.
Criticità che renderebbero quanto meno complesso e laborioso l’individuazione dei punti di arrivo dove far atterrare i droni, dal momento che al Serraj risulta ancora incapace di garantire la sicurezza nella stessa Tripoli, appoggiandosi di volta in volta a tribù locali per il controllo del territorio. Lo stesso Minniti si è fermato solo alcune ore nella vecchia capitale per siglare l’accordo, prima di fare ritorno in Italia. A questo si aggiungerebbe, stando alle parole del quotidiano londinese, il pattugliamento congiunto delle coste e il coordinamento tra la nostra Guardia Costiera e le forze libiche impegnate in mare. Quest’ultimi non ancora in grado di fermare i trafficanti di migranti.
A distendere il clima la notizia arrivata nelle ultime ore della riapertura dell’ambasciata italiana a Tripoli. Dopo due anni di stop l’Italia avrà un nuovo ambasciatore in Libia, Giuseppe Perrone, attuale direttore centrale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente della Direzione generale per gli affari politici e di sicurezza della Farnesina.