La Libia sembrava ad un passo da una svolta storica. Poi, invece, come ormai consuetudine, si è arrivati ad un nulla di fatto. Lo scorso 14 febbraio era programmato un atteso incontro tra il premier libico designato Fayez al Sarraj e l’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar. Il vertice avrebbe dovuto tenersi al Cairo, ma ogni tentativo di mediazione è fallito quando il generalissimo avrebbe chiesto, come prerequisito per sedersi al tavolo delle trattative, il controllo totale del futuro governo libico. C’è però chi sostiene che un incontro tra i due leader potrebbe svolgersi nei prossimi giorni. Le cronache di questi ultimi due anni insegnano che, quando si parla di Libia, ogni annuncio e ogni accordo può essere disatteso nel giro di pochi minuti. Quindi bisogna trattare ogni indiscrezione e ogni notizia con la massima cautela.
Quella dello scorso martedì è stata comunque una giornata surreale. C’era Sarraj in un hotel del Cairo ad attendere di essere chiamato per incontrare Haftar. Mentre intanto il generale, pur pressato dagli uomini dell’intelligence egiziana inviati da al Sisi, non avrebbe concesso l’incontro. Al Cairo era volato anche il presidente della Camera di Tobruk, Saleh, ma anche il titolare del consesso della Cirenaica è rimasto nel suo hotel senza che Haftar gli concedesse l’autorizzazione ad incontrare Sarraj. Ogni trattativa è corsa sui fili del telefono e con l’intermediazione dei funzionari di al Sisi che, come piccioni viaggiatori, facevano la spola da un hotel all’altro. Ma l’impegno da parte del governo egiziano non si sarebbe completamente concluso con un nulla di fatto. Secondo il quotidiano Libya Herald, al termine dei colloqui incrociati, entrambe le parti hanno convenuto sulla costituzione di una Commissione di 15 membri ciascuno della Camera dei Rappresentanti e del Consiglio di Stato per emendare l’Accordo politico sottoscritto a Skhirat, in Marocco, nel dicembre del 2015. E sarebbe in itinere un’intesa per convocare le elezioni politiche e presidenziali entro il 2018. Tutto da valutare, tutto da prendere con le molle, come ogni cosa che riguarda gli intrighi del Paese libico.
Della questione ne ha parlato lo stesso Sarraj rilasciando un’intervista al quotidiano panarabo Asharq al-Awsat. “Il generale Khalifa Haftar e il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk Aqilah Saleh – ha detto il presidente in pectore – si sono rifiutati di tenere l’incontro”. Sarraj ha rimarcato come l’ostinazione delle parti stia ostacolando i colloqui, aggravando le sofferenze dei libici, e ha rivelato la sua intenzione di annunciare a breve una nuova roadmap per risolvere la crisi libica, senza però precisarne i dettagli. “La questione principale – ha spiegato Sarraj – è una revisione della Costituzione che ancora paralizza il parlamento. Le parti dovrebbero riunirsi per concordare una roadmap che salvi la Libia”.
Intanto, mentre prosegue lo stallo nelle trattative politiche di iniziativa egiziana, la Nato ha annunciato nuovi sforzi per l’area del Mediterraneo e del Medio Oriente che coinvolgerà da vicino l’Italia. La base Nato di Lago Patria, in provincia di Napoli, diventerà un Hub per il controllo del Sud Europa. Un risultato importante, soprattutto per l’Italia, che da tempo chiedeva un impegno delle forze del Patto Atlantico in questo senso. Nella base di Napoli saranno inviati circa 90 uomini, soprattutto con skills all’interno del comparto intelligence, per analizzare più da vicino i fenomeni connessi ai rischi del terrorismo e ai movimenti dei gruppi jihadisti tra la Siria, l’Iraq e la stessa Libia. La struttura di Lago Patria è dotata delle più potenti apparecchiature di ricezione e trasmissione satellitare e di radio-sorveglianza dell’intera Europa. Oltre agli uomini dell’intelligence, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha spiegato che in caso di necessità si potrebbe ricorrere alle forze della Spearhead Force, le punte di lancia della Nato, un’unità di pronto-intervento pronta ad entrare in azione nel caso di pericoli imminenti. Questo eventuale dispiegamento però, a differenza di quanto sembrava emergere inizialmente – viene spiegato da fonti interne alla Nato – non scoprirà sul fianco Est la capacità militare delle forze del Patto Atlantico. Insomma, verrà ancora rimandata la distensione nei rapporti tra Nato e Russia nonostante le iniziali intenzioni del neo presidente Usa, Donald Trump. Gli atti ostili della Russia nei confronti della Crimea continueranno ad essere costantemente monitorati e le truppe Nato, composte di circa 5mila unità dispiegate in quella zona, resteranno comunque operative.
Per l’Italia, la creazione dell’hub partenopeo, è un successo militare e diplomatico di non secondaria importanza. Una garanzia ulteriore sul fronte dell’anti-terrorismo. Tornando alla Libia, il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, ha lanciato l’allarme secondo il quale si attende per il 2017 un afflusso di circa 180mila migranti verso le coste italiane. In pratica l’accordo italo-libico con Sarraj in tema di migranti sembra scritto sulla sabbia. Come consuetudine ormai, non essendo presente in Libia un unico interlocutore.