Colloquio con l’onorevole Giovanni Luca Aresta (M5S), componente della Commissione Difesa alla Camera, a proposito della proposta di legge sui sindacati militari licenziata nei giorni scorsi proprio dalla IV Commissione Difesa della Camera.
La Commissione Difesa ha scelto di attribuire la competenza delle eventuali condotte antisindacali delle Amministrazioni militari al Tar anziché al giudice del lavoro. Come giudica questa scelta?
“Personalmente e come forza politica avremmo preferito il ricorso al tribunale ordinario in funzione di giudice del lavoro. Questo è stato uno dei motivi che hanno indotto la Camera a rimandare il testo in commissione dopo il primo approdo in aula dello scorso anno. Notoriamente il giudice del lavoro è dotato di un expertise maturata in oltre 50 anni di giurisprudenza ed è altresì fornito di un corpus normativo e processuale più conforme alla materia. Le proposte di legge però devono avere una maggioranza per essere approvate e su questo punto solo il M5S era a favore. Abbiamo dovuto cercare una mediazione tra posizioni diverse. La soluzione trovata, viste le condizioni date, direi che è soddisfacente. L’aver circoscritto la risoluzione giudiziaria delle insorgende controversie al giudice amministrativo nelle forme del rito abbreviato consentirà comunque di addivenire ad una celere definizione del contenzioso. Cosa di non minore importanza anche la facoltà di ricorrere ad una commissione di conciliazione per la risoluzione delle controversie. Attingendo infatti all’esperienza del “mondo civile” è stata istituita una commissione centrale al ministero della Difesa e, presso ogni unità organizzativa di livello non inferiore a quello regionale o paritetico delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare, di almeno cinque commissioni periferiche di conciliazione. Attraverso l’istituto della conciliazione ci poniamo così l’obiettivo di deflazionare il ricorso alla Giustizia amministrativa, relegandola ad estrema ratio. Un organismo guidato da un presidente con funzioni di garanzia, designato tra i Magistrati dello Stato nonché tra gli Avvocati iscritti all’Albo Speciale dei Cassazionisti e i Professori universitari in materie giuridiche. Un procedimento che potrà favorevolmente concludersi con una formula conciliativa cui è riconosciuta esecutività. Per la conciliazione delle controversie riferite al personale della Guardia di Finanza sarà istituita analoga commissione presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze”.
La legge sui sindacati militari, così come è stata concepita, potrebbe contenere profili di incostituzionalità? Visto che la Convenzione OIL, anche se attribuisce ai Paesi aderenti la libertà di decidere in che misura attuare le garanzie sindacali agli appartenenti alle forze di polizia e alle forze armate, non prevede restrizioni che possano intaccare o addirittura conculcare il modello sindacale?
“Sinceramente non credo che la proposta di legge abbia profili d’incostituzionalità. Nel testo iniziale si attribuiva al Ministero della Difesa (o a quello delle Finanze per la Guardia di Finanza) il potere di dare l’assenso o meno alla costituzione dei sindacati, cosa, questa sì, che poteva suscitare qualche elemento di compatibilità costituzionale. Questa disposizione è stata rimossa e sostituita nella nuova formulazione dell’articolo 3 ad una semplice presa d’atto della sussistenza dei requisiti di legge. Una valutazione, dunque, solo di tipo formale”.
Non sarebbe stato sufficiente prevedere, ad esempio, il divieto di sciopero e di manifestare armati in divisa per salvaguardare l’efficienza degli apparati?
“Il mondo militare è fortemente gerarchizzato e questo per chiunque fosse impegnato in attività sindacale, se non espressamente tutelato dalle norme, rischierebbe di vanificarne la funzione. Abbiamo davanti il sostanziale esaurimento, ormai da anni, della Rappresentanza Militare che agiva anch’essa in un regime di divieto del diritto di sciopero e di manifestare in divisa o armati ma che era, anche funzionalmente, inserita dentro il meccanismo della gerarchia militare. Per questo le norme che abbiamo previsto hanno principalmente l’obiettivo di tutelare la libertà sindacale e al contempo garantire l’operatività dello strumento militare. Se il legislatore si fosse limitato ad inserire solo quelle due prescrizioni ci saremo trovati in una terra di nessuno che avrebbe dato vita ad un contenzioso su tutto, non essendo per niente pacifico che i diritti sanciti dallo Statuto dei Lavoratori, possano automaticamente traslare nella sfera militare”.
Il provvedimento licenziato dalla Commissione Difesa pare scontenti un po’ tutte le neonate associazioni sindacali che vedono nel modello che si sta delineando una chiara volontà di raggirare e in qualche modo eludere la sentenza della Corte Costituzionale 120/2018. Avverte questo malessere? Vi preoccupa?
“Se stiamo dietro alle congetture potremmo essere accusati anche del suo opposto. La legge che è in discussione vuole invece dare piena attuazione non solo alla sentenza della Corte Costituzionale, ma anche a quella della CEDU, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Noi siamo tra i primi Stati europei ad adeguare la propria legislazione a quella sentenza. Abbiamo ascoltato tutti, anche il nascente associazionismo militare, con grande attenzione. Ci stiamo muovendo in un terreno inedito ed è fondamentale soppesare diritti e doveri ma rimanendo sempre nel solco della via maestra che per noi è la Costituzione. Normale che ci siano anche dei malumori, ma invito sempre a vedere qual è la dominante che ispira questo disegno legislativo: è indubbio che questa legge va verso l’allargamento dei diritti sindacali e che questi porteranno maggiori e più solide garanzie e tutele per il tutto il personale”.
Fino a che punto le vostre scelte sono state influenzate dai divergenti interessi dei vertici militari e dell’industria degli armamenti?
“Sinceramente non vedo in cosa l’industria degli armamenti avrebbe interesse a condizionarci nel campo dei diritti sindacali dei militari. In quel comparto infatti agiscono già, e con pieni diritti, compreso quello di sciopero, i sindacati dei lavoratori civili. Quanto ai vertici so che in passato, e quando parlo di passato mi riferisco fino alla scorsa legislatura, c’era un persistere di un retaggio culturale che concepiva le Forze Armate come un corpo separato o impermeabile ai processi nella società. Devo dire che, con l’eccezione del M5S, tutte le altre forze politiche erano contrarie a dare i diritti sindacali ai militari. Ci sono volute due sentenze, una della CEDU (Corte dei diritti dell’uomo), l’altra della nostra Corte Costituzionale, per far cadere questo muro. Almeno in questa legislatura, l’atteggiamento della Difesa mi è parso molto diverso rispetto al passato, dimostrando la grande capacità dei vertici militari di accettare anche i cambiamenti. Anche questo non era scontato e dobbiamo darne positivamente atto”.
Non ritiene che si stia perdendo una grossa occasione per democratizzare ulteriormente gli apparati, ma anche la funzione di Polizia e di difesa svolta dai Corpi militari?
“Dobbiamo distinguere i piani. Non è compito di una legge sui diritti sindacali dei militari modificare lo status giuridico delle Forze Armate o delle Forze di polizia a ordinamento militare. Noi abbiamo agito dentro la cornice prevista dal Testo Unico dell’Ordinamento Militare. Questo era il mandato. Precisato questo, è chiaro che l’estensione ai militari dei diritti sindacali allarga e rafforza il nostro ordinamento democratico”.
Non trova singolare che un Governo di sinistra non abbia il ‘coraggio’ di democratizzare gli apparati militari?
“Parlando del tema dei diritti sindacali dei militari, come di molte altre questioni, a noi del MoVimento 5 Stelle non è mai interessato un approccio ideologico. Mi preme ribadire poi che siamo partiti con noi del M5S che eravamo a favore e tutti gli altri, compreso il PD, che erano per riformare la vecchia rappresentanza militare. Quale tra le due posizioni era più di sinistra o di destra? In tutta sincerità, non credo serva stabilirlo. Io so solo che la nostra proposta era più vicina agli interessi dei lavoratori in uniforme e sono felice che si sia fatta strada ed abbia convinto anche le altre forze politiche”.
Altro aspetto singolare di questa vicenda è che si sta concedendo lo stesso strumento di tutela anche al personale della Guardia di Finanza che, seppur militare, è una Polizia economico finanziaria altamente specializzata. Vista la delicatezza delle peculiari attività svolte dal personale di questo Corpo, forse questa poteva essere l’occasione per metterla al riparo dai ‘poteri forti’?
“Non solo i militari della Guardia di Finanza ma anche quelli dell’Arma dei Carabinieri potranno accedere ai diritti sindacali. Non era compito di questa legge, ripeto, cambiarne lo status giuridico. Ovviamente, per la contrattazione, la Guardia di Finanza potrà interfacciarsi con il Ministro di riferimento che è quello delle Finanze”.
Foto www.esercito.difesa.it
Legge sindacati militari: “Politica si assuma responsabilità”