Timbro nero dalla Cina all’Italia gialla, rossa e arancione. Pechino blocca l’ingresso agli italiani. “Misura temporanea ma necessaria per fronteggiare l’attuale diffusione del Covid19. Niente visti o permessi di soggiorno neanche per motivi di lavoro o familiari”. È quanto ha fatto sapere l‘ambasciata cinese in Italia.
Föra di ball, insomma.
La Cina non ci pensa su due volte mentre il Covid ha ripreso la sua folle corsa e il mondo intero si balocca con i colori. Onde rosse e onde blu si abbattono a suon di polemiche sulle elezioni Usa.
E anche nel nostro Paese, quei quattro Picasso dei poveri che ci governano, si affannano a rimestare sulla tavolozza dei colori delle chiusure regionali per tentare di arginare i contagi. Prima verde, arancione e rosso. Poi via il verde dalle regioni, pare che i cervelloni delle task force lo abbiano ritenuto troppo rassicurante, e allora Conte e compagnia colorando hanno iniziato a darci di giallo per le regioni più virtuose o forse per quelle guidate da governatori “amici”, chissà.
Rosso e arancione per le regioni da ingabbiare.
Ma mentre l’America si divide tra il rosso di Trump e il blu di Biden, ormai praticamente con un piede alla Casa Bianca, e l’Italia scarabocchia la cartina geografica, la rossa Cina non ha dubbi in materia, gioca d’anticipo e spiazza il Bel Paese: timbro nero per gli italiani. Le autorità di Pechino, che vedono i contagi quasi azzerati nel proprio Paese, non vogliono rischiare di accogliere untori.
E da quelle parti non se le sognano neanche le sollevazioni popolari a difesa dei nostri connazionali reietti. Non ci saranno tavolate in onore dell’amatriciana lungo la Grande Muraglia. Figurarsi se i musi gialli in segno di solidarietà lanceranno hastag del tipo #abblacciaunitaliano.
Mentre a parti rovesciate a marzo i predicozzi dei buonisti sugli involtini primavera si sprecavano. E sui social era tutto un #abbracciauncinese. L’idea partì dal sindaco di Firenze Nardella e giù applausi dai compagni che si intrattenevano ai Navigli con lo sprtitz d’ordinanza. Chi non ricorda il bel faccione gaudente del segretario Pd Zingaretti?
E da lì a poco si sarebbe iniziato a morire come mosche.
Altro che abbracci e involtini.
Ma sicuramente gli stessi che a marzo definivano esagerato il blocco degli ingressi ai cinesi oggi plaudiranno alla chiusura decisa da Pechino nei nostri confronti. Una misura precauzionale dovuta alla pandemia, mi pare di sentirli.
E quando a parti rovesciate a chiederlo fummo noi?
Razzisti, xenofobi e chiaramente fascisti.
In estrema sintesi, i cinesi sono previdenti mentre noi eravamo carogne. A pensarla così sono quelli che chiudono le regioni e lasciano spalancati i confini nazionali.
E non hanno esitazioni neanche davanti alla minaccia del terrorismo islamista.
Nizza non ha insegnato loro nulla. Dal giorno dell’attentato nella chiesa di Notre Dame sono sbarcati a Lampedusa, proprio dove era approdato il tagliagole tunisino, almeno un migliaio di clandestini.
Ma quelli di Palazzo Chigi ci sono o ci fanno?
Incoscienti o conniventi?
Forse se lo domanda anche Macron, che proprio in queste ore chiede la revisione di Schengen e blinda i confini con l’Italia per il rischio di infiltrazioni terroristiche.
La Cina non ci vuole.
Non abbiamo saputo gestire nulla.
E il virus da noi ormai spopola.
La Francia teme i nostri porti colabrodo.
Che brutta fine per il Bel Paese.
Complimenti Conte, veramente complimenti.
@ChiodiDonatella