Viviana Beccalossi, lei è assessore al territorio per la Regione Lombardia. Da pochi mesi il governatore Roberto Maroni le ha affidato l’assessorato anti-Islam, come nasce la delega?
“Tecnicamente è improprio definirla anti-Islam. È un tavolo nato per studiare l’Islam nel nostro territorio. Sapendo che molti immigrati di religione islamica vengono dirottati al Nord, dopo quanto è successo in Europa, ci siamo chiesti se non fosse caso di avere più cognizione di quanto stesse accadendo. La prima cosa è stato di scrivere a tutti i 1500 sindaci lombardi se ci sono centri islamici, spesso abusivi, o moschee. Avrete visto tutta la polemica sulla moschea a Milano. Sala già aveva preso in campagna elettorale questo impegno, ma legge regionale ha fatto venir meno le condizioni per come aveva detto Pisapia”.
La questione della moschee come sta procedendo?
“Siamo ancora in una fase di raccolta dati, valuteremo se è il caso di normare i centri islamici come le moschee. Questo perché vengono affittati appartamenti e capannoni che diventano poi moschee. Non abbiamo ancora dialogato, ma non è escluso che si farà nei prossimi mesi. Sala stesso ha concesso una proroga sul bando per la costruzione delle moschee, ma non so quanto sia utile vista la legge regionale. La libertà di culto, poi, ci piacerebbe fosse reciproca”.
Non sarebbe meglio, per controllare meglio i centri islamici, che si predichi in italiano all’interno delle moschee?
“La proposta che abbiamo fatto è che si predichi in italiano infatti. Ma la cosa importante è il controllo di flussi di denaro. A Bergamo si voleva costruire una grande moschea. Ma, poiché ci sono tante comunità islamiche mussulmane, queste hanno litigato fra loro. In un paese come il nostro dove si controllano i punti al supermercato, non si capisce come possano entrare soldi senza alcun controllo”.
Ci sono state accuse che vi sono state rivolte dopo la creazione di questa nuova delega?
“Di essere razzisti. Io invece dico che gli italiani stiano vivendo un forte razzismo al contrario. Il governo Renzi dimostra più attenzione per i profughi per gli italiani. La prima priorità che dobbiamo garantire è la sicurezza. Le richieste di asilo politico sono 9 su 10 volte respinte dalle commissioni prefettizie”.
Sulla questione degli scontri avvenuti a Tolone per degli shorts indossati da due donne che idea si è fatta?
“Il modello del multiculturalismo credo abbia fallito. Hanno chiuso chi arrivava in Europa nelle banlieue e abbiamo visto il risultato”.
Sul problema dell’abbigliamento dei fedeli islamici la Regione si è dotata di leggi che regolano il vestiario?
“La regione Lombardia ha vietato l’ingresso in uffici e ospedali in burqua. Mi infastidisce fortemente il fatto che una donna islamica possa andare in giro bardata quando, se entrassi in banca con un casco integrale, verrei allontanata”.
E per quanto riguarda il burkini?
“Per le piscine pubbliche i gruppi consiliari di FdI e della Lega stanno vagliando la possibilità di una legge che vieti il burkini. Oggi a Sesto San Giovanni ci sono corsi per nuoto per sole donne islamiche. L’Apartheid, che si è combattuto negli anni ’70 e ‘80 in Sud Africa, viene richiesta da loro, in modo che le donne non possano essere viste da nessuno”.
Lei fa parte di un partito che ha una posizione ben definita sulla questione migranti, secondo lei a quale rischio si sta andando incontro se nei quartieri popolari i conflitti che si generano hanno sempre più il contorno di una guerra fra poveri?
“Gli ultimi non sono più rappresentati dai sindacati, che tra l’altro stanno perdendo sempre più iscritti. È evidente che le associazioni dei lavoratori non sono più rappresentativi di quello che dovrebbero essere. Se poi nelle graduatorie per le case popolari vengono privilegiate le famiglie monoreddito, le famiglie italiane, in cui lavorano entrambi i coniugi, verranno sempre per ultime. L’esempio di Capalbio è lampante poi. Perché i centri di accoglienza vengono messi nei quartieri popolari, perché non metterli ai Parioli?”.