Lo Stato islamico per tramite dell’agenzia Amaq, ha rivendicato l’attacco perpetrato domenica contro la pattuglia di militari italiani e curdi avvenuto nella zona di Kirkuk.
Il testo del messaggio riporta che “Con l’aiuto di Dio, l’esercito del Califfato ha preso di mira un veicolo che trasportava membri della coalizione internazionale crociata e dell’antiterrorismo dei Curdi, nella zona di Qarajai, a nord della zona di Kafri, (ovvero il distretto di Kirkuk) con l’esplosione di un ordigno. L’azione ha provocato la distruzione del veicolo e il ferimento di 4 crociati e di 4 apostati”.
Il comunicato non accenna alla nazionalità dei militari della coalizione colpiti, segno evidente che l’Italia non sia un target privilegiato ma rientri tra gli obiettivi pragmatici dei miliziani dell’Isis, come tutte le altre componenti dell’alleanza.
Tuttavia in rete è stato diffuso un video, già disponibile da domenica sera, nel quale la “Quraysh media”, altro canale di diffusione del Daesh, riferisce del “trasporto aereo di soldati dell’esercito italiano a Kirkuk”.
Quest’ultima comunicazione, in particolare, contiene la certa indicazione che i miliziani, o chi per loro, erano al corrente della composizione delle componenti della pattuglia colpita e delle conseguenze riportate nell’attacco dai militari.
Ma tutto ciò non deve stupire. La task force 44, per intenderci, quella che comprende i nostri reparti di incursori, è da tempo impegnata in Iraq come deterrente alla rinascita dell’Isis e nella caccia alle cellule di miliziani del Daesh operanti nel vasto territorio del Paese dei due fiumi.
Il ferimento dei nostri militari, ai quali va tutto il nostro ringraziamento ed un virtuale abbraccio, non deve, però, essere la causa scatenante del solito” piagnisteo fregnone” che, come sempre, vede gli ipocriti della sinistra avvicendarsi nel ruolo, non richiesto, di garanti del diritto di “sapere” e della pace ad ogni costo.
I nostri ragazzi, tutti volontari e ben consci del pericolo a cui vanno incontro, vanno sostenuti nel silenzio, quello stesso silenzio che accompagna le loro missioni a tutela del nostro vivere.