Mondi connessi. Condividere per innovare. É questa la filosofia che sta alla base della Sala dei Mondi Connessi inaugurata oggi, 27 febbraio a Roma, alla presenza del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli, presso la sede della Direzione Centrale Anticrimine, guidata dal Prefetto Vittorio Rizzi. Una moderna control room, finanziata attraverso fondi europei, nella quale da oggi verranno condivise in modo sistematico tutte le risorse tecnologiche, i sistemi informativi e le banche dati del settore anticrimine della Polizia di Stato, così da far comunicare in tempo reale i diversi mondi della prevenzione dei reati, delle indagini e delle scienze forensi, anche per l’adozione di immediate decisioni strategiche ed operative.
Mondi connessi: dialogo tra risorse esistenti
L’obiettivo non è quello di sviluppare nuovi sistemi ma di mettere a fattor comune le risorse esistenti in modo che possano dialogare: interazione, che attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, potrà dar luogo a nuove intuizioni investigative o addirittura predittive. Il dialogo tra sistemi vale anzitutto per la gestione delle immagini. Potranno confluire nella Sala le immagini trasmesse dalle sale operative delle Questure, dagli elicotteri della Polizia di Stato, dai droni, dalle autovetture dotate del sistema di trasmissione Mercurio, così come dal tablet o dallo smartphone del poliziotto che abbia installato MercurioApp; potranno essere indirizzate le immagini dei sistemi pubblici di videosorveglianza e quelle proveniente da sistemi LTE dei gestori telefonici nazionali o di cui è proprietaria la Polizia Scientifica. Nella sala verranno rimbalzate anche le immagini dei servizi investigativi di pedinamento, che così potranno essere incrociate con le immagini e i dati delle telecamere presenti lungo il tragitto, che siano state prima geolocalizzate. Tutto questo consentirà di seguire in diretta tutte le più importanti operazioni di polizia, compresi i sopralluoghi della Polizia Scientifica per rapine ed omicidi, con la possibilità di supportare l’attività di repertazione delle tracce con genetisti, periti balistici, ingegneri, chimici e informatici che dalla Sala si potranno collegare con tutti i territori a livello nazionale. La Sala rappresenta la plancia di comando di tutte le banche dati in uso alle forze di polizia che possono essere interrogate in tempo reale durante l´operazione in corso e lo stesso può avvenire con le piattaforme informatiche per l’analisi di dati telefonici, le ricerche su fonti aperte (Osint, Open Source INTelligence,) e la localizzazione dei veicoli.
S.t.o.p.
L’inaugurazione è stata anche l’occasione per presentare il pacchetto formativo Stop, acronimo che raccoglie i termini Stand, fermati, Take a breath, prenditi un respiro, quindi Observe, osserva, e infine Proceed, procedi, sulle tecniche volte a disinnescare le situazioni di conflitto e rabbia nel contatto quotidiano del poliziotto con il cittadino. Il progetto, promosso dalla Direzione Centrale Anticrimine e curato dallo psichiatra Massimo Picozzi, è fruibile proprio da oggi sulla piattaforma e-learning della Polizia di Stato a beneficio di tutti i poliziotti impegnati quotidianamente nel contatto con il cittadino.
Cos’è S.t.o.p.
Si tratta di un progetto formativo che vuole fornire all’operatore della Polizia di Stato strumenti semplici ed efficaci per prevenire e gestire i conflitti e le situazioni di aggressività e rabbia del cittadino, dopo aver individuato i segni del potenziale pericolo. Prima regola su tutte è il rispetto: l’autorevolezza del poliziotto passa necessariamente per il riconoscimento della dignità dell’altro, anche nel caso presenti uno stato di alterazione, e si esprime anzitutto con la cortesia e il garbo nella comunicazione. Molto spesso dietro una reazione aggressiva e rabbiosa può celarsi una paura, una situazione di disagio, una malattia mentale che il poliziotto deve saper riconoscere per adottare un comportamento che contenga o disinneschi i rischi, piuttosto che amplificarli con una reazione inadeguata.
Il progetto formativo, articolato su tre moduli con altrettanti filmati, parte dalle regole della comunicazione che sono alla base del quotidiano approccio col cittadino: comunicazione verbale, paraverbale e non verbale sono categorie che entrano a far parte del bagaglio di conoscenze del poliziotto che deve porsi sempre in una posizione di ascolto attivo.
Riconosciuti i segnali di pericolo, la scelta delle parole, il tono e il comportamento del poliziotto devono avere l’obiettivo di disinnescare il conflitto: la concentrazione, il movimento, la postura, il contatto visivo con il soggetto agitato sono soltanto alcuni degli aspetti che vanno considerati. Ci sono le frasi da evitare (es. “lei non potrebbe mai capire” oppure “queste sono le regole, punto” o ancora “questi non sono problemi suoi”), gli errori più frequenti (quello di voler leggere nel pensiero dell’altro, di lasciare troppo al libero sfogo, di banalizzare il conflitto) e i piccoli suggerimenti da seguire (come ad es. di non interrompere la persona agitata mentre parla, di non eccedere nelle domande, di non sminuire i suoi sentimenti).
Vengono passati in rassegna i comportamenti più comuni di soggetti emotivamente disturbati (oppositori e testardi, emotivamente labili, rivendicativi e polemici, paranoici, disorganizzati e confusi), delle persone affette da disturbi psichiatrici, come personalità borderline, antisociali, quadri depressivi e schizofrenici e di quelle dipendenti da alcool o droghe.
La formazione si chiude infine con un focus sul poliziotto, sulla necessità di analizzare ed imparare dagli episodi del passato, sulla consapevolezza dei propri limiti delle proprie debolezze e sull´addestramento della capacità d´intuizione. E l´obiettivo è quello di essere preparati ad agire e non a reagire, disinnescando il conflitto prima che si trasformi in aggressione.