Immigrazione, la sveglia del Generale: Italia a rischio jihadismo.
Nel contesto delle recenti e innumerevoli dichiarazioni rilasciate a 360° da politici, analisti, giornalisti e giornalai, arriva anche quella del comandante del ROS, il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, generale Pasquale Angelosanto.
La dichiarazione, come riporta il quotidiano “ Il Secolo d’Italia”, è relativa all’immigrazione clandestina: “Il traffico di migranti riguarda la sicurezza nazionale, che oggi deve fare i conti con organizzazioni criminali transnazionali, strutture complesse radicate in più Stati e composte da persone di diversa nazionalità che sfruttano le vittime costrette a prostituirsi, a delinquere, al lavoro nero”. Un’affermazione inaspettata, inedita e sensazionale (!), se non fosse che ricalca le acquisizioni da varie fonti aperte, confidenziali e frutto di inchieste, riportate negli ultimi 10 anni (!) da singoli analisti di settore, da testate giornalistiche e da varie inchieste televisive, nonché da convegni e congressi svoltisi in Italia, Europa e in numerosi casi del bacino del Mediterraneo.
Ma il Ros, svegliatosi dal torpore dovuto ai sacrosanti festeggiamenti successivi alla cattura del boss di ‘Cosa nostra’, Matteo Messina Denaro, si degna, dall’alto della sua caratura investigativa, di scendere dagli altari per rivelare a noi, poveri mentecatti, una verità sconosciuta.
Le dichiarazioni dell’alto ufficiale sono state rese durante l’ultimo convegno tenutosi in Senato avente per oggetto l’immigrazione irregolare.
Ma c’è di più.
Angelosanto, continuando nel suo intervento, afferma: “Parliamo di organizzazioni criminali che gestiscono e controllano i flussi migratori e che hanno un modello criminale fluido, duttile e flessibile. Tutti gli interventi repressivi non rallentano il fenomeno perché è facilmente replicabile la struttura organizzativa. Operano con il benestare delle mafie, che danno loro il permesso di agire”. “Hanno le mani sull’accoglienza dei migranti ed è concreto il rischio, i casi sono noti, che i jihadisti possano entrare in Italia confusi tra i migranti: nel tempo abbiamo avuto casi di radicalizzati arrivati proprio utilizzando le rotte dei migranti”.
Ebbene, la rivelazione lascia sconcertati. Ma come, da anni sono stati pubblicati testi, dossier, libri sull’argomento con tanto di nomi e cognomi, località di arrivo, gruppi di appartenenza, luoghi di ritrovo e, il Ros, ammette solo oggi che “i jihadisti possono entrare in Italia”?
Appare ovvio che l’Ufficiale dichiari molto meno di ciò di cui è a conoscenza, questo è palese, ma non è altrettanto concepibile “aggiornare” i senatori, rappresentanti del popolo, con informazioni di pubblico dominio, quasi si fosse riportata parte di qualche recente inchiesta di un qualsivoglia settimanale disponibile in edicola o sul web.
Solo nel nostro caso di piccola realtà di webmagazine dedicato alla sicurezza, l’argomento dell’immigrazione clandestina e del rischio jihadismo legato direttamente ai flussi verso l’Italia, gli articoli redatti da diversi autori si susseguono ininterrottamente sino dal 2017. Particolare attenzione è sempre stata dedicata alla Tunisia e alla Libia, ma la visione si è allargata anche ai fenomeni locali, Somalia, Mozambico, Algeria, Egitto e Medio Oriente, con analisi dedicate e colme di dettagli anche inediti.
A fronte del triste panorama rappresentato, è scontato chiedere all’attuale Esecutivo un intervento deciso e ben strutturato, anche valutato che: le frontiere sono un colabrodo privo di qualsivoglia controllo; gli arrivi (in crescita rispetto agli anni precedenti) sono indiscriminati e le espulsioni rappresentano l’1 per 1000 rispetto all’accoglienza di sedicenti “richiedenti asilo”; che le violenze commesse da clandestini o da immigrati provenienti dall’Africa e gli stupri nei confronti di donne sono all’ordine del giorno e crescono in modo esponenziale; che il rischio di una crescita di aggregazioni di gruppi di jihadisti e di nuove leve reclutate in Italia non è latente, ma oramai palese e che la presenza di tali entità rappresenta un allarme non indifferente riferito a possibili attacchi terroristici.
Solo una seria politica di emergenza, basata sull’intervento della Marina militare con il compito non di soccorrere, ma di riportare ai porti o alle spiagge di provenienza ogni singola persona imbarcata su barchini, gommoni o battelli non autorizzati, collegata a controlli mirati delle Forze di Polizia ed a espulsioni immediate, ad un rifiuto immediato di richieste di asilo politico di clandestini provenienti da Paesi non esposti a stato di guerra, potrebbe portare a calmierare gli arrivi e a diminuire i rischi per l’incolumità dei cittadini.