“Noi siamo convinti governare i flussi migratori sia una delle più grosse sfide che in questo momento hanno di fronte i Paesi europei e l’Italia in particolare, per la posizione geografica che ha. È una sfida che non può essere affrontata seriamente se non si mette mano alla normativa sull’immigrazione”. E’ quanto dichiara a Ofcs.report Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, a proposito della proposta di legge di iniziativa popolare della campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, per cambiare le politiche sull’immigrazione in Italia, superando la Bossi-Fini.
Segretario perché una legge per modificare e superare la Bossi-Fini che attualmente regola le politiche sull’immigrazione in Italia?
“Noi siamo convinti che il governo dei flussi migratori sia una delle più grosse sfide che in questo momento hanno di fronte i Paesi europei e l’Italia in particolare, per la posizione geografica che ha. È una sfida che non può essere affrontata seriamente se non si mette mano alla normativa sull’immigrazione. Abbiamo una pessima legge la Bossi-Fini che è nata con l’obiettivo di combattere l’immigrazione irregolare ma ha prodotto, invece, clandestinità e lavoro nero. Oggi nel nostro paese ci sono mezzo milione di cittadini che sono irregolari, questi anche se lavorano nel nostro paese e sono inseriti o hanno famiglia, in base a questa legge non riescono a regolarizzarsi, e questo è uno dei punti di modifica che vorremmo apportare. Noi vogliamo ci sia la possibilità di regolarizzarsi anche per i cittadini che non hanno permesso di soggiorno e dimostrano di avere o poter avere un’attività lavorativa regolare o di essere inseriti da un punto di vista familiare e sociale nel nostro Paese. L’altro grosso punto della riforma che noi chiediamo è di creare dei canali legali di ingresso nel nostro Paese, favorendo così la domanda e offerta di lavoro. Come possiamo evincere dai dati che ci provengono dal mercato del lavoro e dalle dinamiche demografiche, c’è bisogno di cittadini stranieri lavoratori, in particolare c’è n’è bisogno in alcuni settori come agricoltura, allevamento, edilizia, ma anche servizi di assistenza alle persone anziane e all’infanzia. Questo si può realizzare attraverso un permesso di soggiorno temporaneo della durata di un anno per ricerca di lavoro e riattivando degli strumenti attivi in altri paesi come quello dello sponsor”.
Si reintroduce il sistema dello Sponsor, ovvero un soggetto (ente locale, associazione, imprenditore o privato) che garantisce economicamente per il lavoratore straniero che deve arrivare o rimanere in Italia.
“Questo per noi è un punto fondamentale. Si deve poter prevedere che ci siano persone che danno una garanzia, che aiutano a dare garanzia anche economica nel caso in cui il cittadino debba ritornare nel paese d’origine, quindi garantendo anche per il pagamento del biglietto e per il sostegno per la durata di un anno per quella persona. Formalmente diventano garanti e questo rende possibile avere questo permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di lavoro. Sono tutte misure che tendono a legalizzare quello che oggi avviene, ma avviene fuori dalla legge. Noi dovremmo riuscire a fare in modo che l’arrivo in Italia ci sia attraverso canali legali e in sicurezza, questo è l’unico modo realistico per combattere i trafficanti di essere umani e scafisti, questo è il cambio di politica che renderebbe l’Italia più autorevole e credibile a livello europeo quando chiede agli altri partner una maggiore condivisione di questo peso e di questa distribuzione. C’è una grossa coalizione che si è unita intorno alla nostra proposta, varie realtà associazionistiche che sono anche le più autorevoli organizzazioni che lavorano nel settore immigrazione”.
Cosa contestate alla legge Bossi-Fini?
“E’ una legge molto ideologica che non fa i conti con la realtà concreta del nostro Paese e del nostro mercato del lavoro. Questa legge non ha saputo e di fatto nessuna legge oggi potrebbe fermare i flussi migratori. Essi fanno parte di un fenomeno globale, ci sono milioni di persone che fuggono da guerre in corso in Africa o in Medioriente, persone che fuggono da carestie, e questo fenomeno non si ferma con una legge, si governa con le norme e il modo per governarlo è creare modalità legali. Inoltre noi avremmo bisogno di questo tipo di ingressi ed è chiaro che per fare questo bisogna lavorare sulla formazione linguistica, professionale: non vediamo altra via.
Abbiamo l’adesione di un centinaio di sindaci di molti comuni italiani, con testimonianze di come in molti piccoli paesi l’inclusione fatta bene è quella con piccoli numeri, molto diffusa, e non quella dei grandi centri di accoglienza e questa è l’altra chiave su cui noi spingiamo”.
Un altro punto chiave della vostra proposta di legge è l’inclusione attraverso il lavoro
“Il governo non mette a fuoco che la modifica di questa legge è una priorità. Si ripropone invece una logica molto securitaria che è quella dei decreti Orlando-Minniti, decreti che parlano di intensificare i rimpatri quando si sa benissimo che il problema di rimpatriare i cittadini è che non ci sono accordi bilaterali con la maggior parte dei Paesi da cui questi provengono, quindi è di fatto impossibile. Ripropongono la logica dei Cie, quindi della detenzione amministrativa per i cittadini irregolari semplicemente cambiandogli il nome: diventano centri per il rimpatrio ma nella sostanza non cambia. La nostra proposta di basa su inclusione attraverso il lavoro, noi chiediamo, parallelamente a queste misure, anche un rafforzamento dei centri dell’impiego che abbiano degli indirizzi particolari per inserimento immigrati, questa cosa si può fare utilizzando un fondo europeo, il fondo per l’ immigrazione e integrazione, che andrebbe a beneficio di tutti i lavoratori”.
A questa, che è una legge di iniziativa popolare, è associata una campagna: “Ero straniero, l’umanità che fa bene”
“E’ partita la raccolta firme il 1 maggio, è un tema molto divisivo ma la risposta c’è, una parte della popolazione italiana ha capito che questa legge non funziona, una legge che doveva impedire o comunque combattere irregolarità, ma di fatto l’ha creata perché l’immigrazione c’è ed è tutta spinta verso la marginalità, dando origine a fenomeni che ben conosciamo come la criminalità, sfruttamento, prostituzione, lavoro nero”.
La vostra proposta di legge prevede una riorganizzazione del sistema Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), mirando a un’accoglienza diffusa capillarmente nel territorio e su comuni con piccoli numeri
“Su 8000 comuni italiani meno di 2000 hanno aderito al progetto Sprar, ma se ci fosse una maggiore partecipazione dei comuni si potrebbe fare una accoglienza diffusa e integrata nel territorio che non creerebbe alcun tipo di problema. In alcuni luoghi i sindaci ci dicono che avere un progetto Sprar anche in comuni di poche centinaia di abitanti ci ha consentito di non chiudere delle attività artigianali, grazie all’amore di questi migranti, ci ha permesso di avere scuole aperte, grazie ai figli delle famiglie migranti, o di attività commerciali e artigianali in cui l’anziano non saprebbe a chi insegnare una attività che andrebbe a disperdersi e chiudere. Questa non è utopia perché sono cose che già avvengono. Non sono numeri enormi quelli che l’Europa accoglie se consideriamo che ha 530 milioni di abitanti. Si tratta di saper gestire e amministrare il fenomeno migratorio”.
La raccolta firme prosegue. Programma e obiettivi futuri, come vi muoverete?
“La raccolta firme prosegue tutti i giorni in ogni occasione, tutte le organizzazioni del comitato sono impegnate in questo. Da adesso in poi organizzeremo eventi, come la marcia contro i muri che si terrà a Milano il 20 maggio, che prende spunto dalla marcia a Barcellona di un mese fa, quella sull’accoglienza per l’inclusione dei migranti. Il 20 maggio a Milano sarà una grande occasione di raccolta di firme, e il week end successivo (25-26-27 maggio) faremo una tre giorni di raccolta firme sulla campagna “Ero straniero”, con banchetti e gazebo preposti in vari punti della città”
C’è un dialogo attualmente aperto con le istituzioni o con qualche esponente del mondo politico?
“Inizialmente, in coincidenza del lancio della campagna c’è stato un silenzio assordante da parte delle forze politiche. Di fatti hanno aderito per la maggior parte associazioni del terzo settore sia cattolico che laico: Casa della Carità, Acli, Centro Astalli, Cild, A buon diritto, Asgi e Cnca. Successivamente al lancio della nostra campagna c’è stata adesione di “Possibile” di Civati, e quella di “Articolo 1″ di Rossi, il governatore della Toscana. Dal punto di istituzionale abbiamo avuto la presenza del prefetto Morcone, durante la presentazione della nostra proposta al Senato, ma è evidente che il governo sta seguendo un’altra linea”
@VeronicaPoto