Si è tenuto lo scorso 23 gennaio, presso la sala “P.C. Dominioni” del Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale agli Armamenti, il primo convegno organizzato dal Centro Studi Esercito (CSE) recante il tema “Urgenza della trasformazione militare quale criticità strategica nazionale: comprensione del fenomeno e ricadute sulla sostenibilità dello Strumento Militare Terrestre”. Al centro del dibattito lo stato dell’arte dello strumento terrestre in ordine al finanziamento delle nuove esigenze operative dell’Esercito e della forte necessità di innovazione della Forza Armata.
Ne ha diffusamente parlato in apertura il generale della Riserva Enzo Stefanini, presidente del CSE, che ha anche evidenziato come l’attuale scenario bellico è sempre più caratterizzato da contesti urbanizzati con sfruttamento delle infrastrutture nella loro verticalità. In tali contesti è molto importante l’impiego delle nuove e più avanzate tecnologie a supporto di una conflittualità ibrida che si è ormai spostata in una dimensione più liquida, polimorfa ed asimmetrica che è quella del quinto dominio, ossia dello spazio cibernetico. Infatti, la rapida evoluzione scientifica e tecnologica, consente di disporre ormai largamente sul piano strategico e tattico di veicoli e velivoli UAV (droni), nonché di servirsi dei nuovi media per acquisire il controllo delle opinioni e destabilizzare sistemi democratici, per non parlare dell’evoluzione del rischio di un possibile uso di armi CBRN.
Ciò impone un’attenzione particolare e specialistica nell’individuazione delle tecnologie performanti in ambito militare, nanotecnologie, intelligenza artificiale, robotica, cibernetica per fronteggiare da un lato la rapida obsolescenza tecnica di piattaforme, veicoli, mezzi, strumentazioni ed equipaggiamenti in uso e favorire dall’altro il rinnovamento continuo dello strumento terrestre in modo coerente con l’avanzare delle innovazioni in campo scientifico, tecnologico e militare.
Solo con un approccio strutturato e proteso alla progressiva innovazione, si eviterà il rischio di un reale e progressivo decadimento delle capacità operative dell’Esercito nei prossimi cinque anni e si abiliterà, piuttosto, lo strumento terrestre a fronteggiare l’uso indiscriminato e terroristico di strumenti di offesa non convenzionali da parte di soggetti non statuali e, soprattutto il più efficace presidio degli attori non militari (civili, operatori di agenzie governative e non, operatori dei mass media e combattenti regolari e irregolari) che influenzano il corso delle operazioni, mantenendo, al contempo, elevati standard operativi ed addestrativi dello strumento terrestre.
Al dibattito hanno preso parte anche rappresentanti della divisione investimenti e trasformazione della Nato, dell’Università Roma 2, di Leonardo S.P.A. e della Federazione Aziende Italiane per l’aerospazio, la difesa e la Sicurezza (AIAD) che hanno analizzato lo sviluppo degli scenari futuri sino al limite temporale del 2035.
Il convegno si è tenuto alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina, e ha visto l’intervento del Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Giulio Calvisi e di alcuni componenti delle Commissioni Difesa del Senato e della Camera dei Deputati, il dottor Guido Crosetto, presidente dell’Aiad (Federazione aziende italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), il Nato’s deputy assistant secretary General for Defense Investment Division, Gordon Davis, e il Generale di Corpo d’Armata Paolo Ruggiero, Nato’s deputy supreme Allied Commander Transformation.