Settimana vivace su Twitter. E non poteva essere altrimenti visti gli avvenimenti degli ultimi giorni, soprattutto in chiave estera, ma non solo. Naturalmente, a dominare fra gli hashtag più in voga è stato #Francia2017. Le elezioni che hanno incoronato (per ora) Emmanuel Macron, fondatore di En Marche! (23,75 per cento dei voti), primo davanti alla leader del Front National Marine Le Pen (23,75 per cento), spazzando via gli storici partiti della Quinta Repubblica francese, gollisti e socialisti, hanno scatenato le reazioni dei twittaroli.
Le elezioni in Francia
Se @alexiattoni, ad esempio, segue con distacco per un motivo ben preciso (“Mi interesserò di elezioni francesi solo quando faranno un referendum per l’introduzione del bidet”), c’è chi prende di mira Stefano Fassina. Il deputato di Sinistra Italiana, infatti, pur di fronte all’esclusione dal ballottaggio del candidato di sinistra Jean-Luc Mélenchon (19,6 per cento), ha twittato felice: “Grande risultato per @JLMelenchon, nonostante non arriva secondo turno. Rinasce la sinistra di popolo. Merci Jean-Luc”. Dando a @DarioBallini la possibilità di infilzarlo con gusto: “Come si dice in francese abbiamo non vinto?”. C’è chi, invece, commenta puntando il dito contro l’ex premier Matteo Renzi. È il caso di @shootingrome: “Vabbè, ci siete cascati pure voi con la storia dell’uomo nuovo e 40enne”, ma anche del giornalista @AlRobecchi: “Ultim’ora. Noto millantatore fiorentino sorpreso a travestirsi da Macron”. L’osservazione più arguta sull’asse Macron-Renzi, però, con riferimento ai chili di troppo del segretario in pectore del Pd, è quella di @grotondi: “La rete si domanda se Renzi può divenire il Macron italiano. La domanda va rivolta preliminarmente al dietologo”. Ma il top lo raggiunge @MassimoBozza, che rammentando la lamentela di Piero Pelù sulle matite non indelebili con le quali avrebbe votato al referendum costituzionale italiano del 4 dicembre scorso, twitta: “Il cantante Pierre Pelù denuncia: “Les matits sont cancellables”…”. Un genio.
Del Grande arrestato in Turchia
Anche Gabriele #DelGrande, dopo il suo rilascio, è entrato di diritto fra gli hashtag di tendenza, ma insieme al ministro degli Esteri Angelino Alfano, giustamente raggiante per la sua liberazione. Serio l’intervento del giornalista e scrittore @GenSangiuliano: “Dice Alfano: “Ringrazio il collega ministro degli Esteri della Turchia e il governo turco”. Ringraziare? Per un arresto illegale?”. Per @Avv_AleLeo, “il vero miracolo non è la liberazione di Del Grande, ma che sia avvenuta con Alfano ministro degli Esteri”, mentre @pirata_21 si diverte così: “Del Grande è libero. Alfano: “Ho avvisato personalmente la famiglia”. È il compito più delicato che gli hanno affidato nella vicenda”. @ArsenaleKappa ha un’altra certezza: “Alfano: “Ho parlato con Del Grande”. E Gabriele ha chiesto di ritornare in Turchia”. Poco prima del rilascio del giovane documentarista, però, a lanciare una proposta era stato @VittorioSgarbi: “Caro Erdogan, quello da arrestare è Alfano. Libera Del Grande e ti consegniamo Angelino”.
Attentato a Parigi
Qualche giorno prima dei due eventi, a farla da padrone su Twitter è stato l’attentato sugli Champs Elysées a #Parigi, dove un assalitore islamista ha ucciso un poliziotto prima di essere a sua volta fatto fuori. C’è chi la butta in politica, come @mauriziosia: “Dati alla mano, Parigi è e rimane una delle città più sicure al mondo. L’unico grande pericolo è incontrare la Le Pen”. @ArsenaleKappa ha prima uno strano sospetto (“Salvini è talmente rapido ad approfittare degli attacchi terroristici per fare propaganda che ormai è il principale sospettato”), e poi dà una sua interpretazione: “La Farnesina dice di evitare le zone dell’attentato. Un modo elegante per dire a Salvini di non rompere con i selfie”. Analisi ottimista, infine, quella di @frondolino: “Nel lutto, confesso un sospiro di sollievo: se è questo il massimo che l’Isis può fare, stiamo vincendo la guerra”.
L’ultimo hashtag agganciato alle notizie provenienti dall’estero riguarda la decisione dell’agenzia #Fitch di abbassare il rating all’Italia portandolo a BBB a causa della nostra scarsa crescita e del debito troppo alto. Il solito @ArsenaleKappa non si fa sfuggire l’occasione: “Fitch abbassa il rating dell’Italia a BBB: Bene, Bravi, Bis”.
Anpi e celebrazioni del 25 aprile
E fra gli hashtag di tendenza ecco spuntare l’#Anpi, Associazione nazionale partigiani, che per le celebrazioni del 25 aprile ha invitato militanti filo palestinesi che non solo con la Resistenza non c’entrano un bel nulla, ma che discendono da quel Gran Mufti di Gerusalemme, Amin al-Husseini, alleato di Adolf Hitler. La scelta dell’Anpi non poteva non provocare la defezione della Brigata ebraica (essa sì in guerra contro i nazisti) e la reazione dei twittaroli. Il giornalista @mrctrdsh, ad esempio, scrive: “L’Anpi è l’inautorevole erede dell’appropriazione indebita della Resistenza compiuta dal Pci. La sua ragione sociale è svendere Resistenze”, @paologabri, a più di 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, si pone l’inevitabile domanda: “Ma quanti cacchio di partigiani ultranovantenni sono ancora in vita?”.
Saviano, Report, M5S, Minzolini e Berlusconi: il web ne ha per tutti
In voga anche Roberto #Saviano per la sua comparsata a “Un giorno in pretura”, che si è occupato del processo al legale dei boss che in aula minacciò l’autore di Gomorra. Qualcuno, però, come @Labbufala, nota la logorrea dello scrittore: “Dopo l’intervento di Saviano a Un giorno in pretura, la trasmissione si chiamerà “Un mese in pretura”…”.
A far discutere molto su Twitter è stato anche l’attacco portato da Beppe Grillo ai #Radicali. Il leader dei pentastellati, infatti, ha scritto che “dove ci sono disgrazie ci sono loro”. Palla alzata per @pirata_21: “Come mai allora non sono alleati?”.
Fra gli hashtag più in voga anche #SeSospendonoReport, salito in classifica dopo la puntata dedicata ai vaccini e la difesa del M5S della trasmissione che nessuno, in realtà, ha minacciato di chiudere. Da @antani1978 promana scetticismo sulle posizioni dei grillini: “Il M5S che difende il giornalismo d’inchiesta è meno credibile di Trump che si iscrive a Greenpeace”.
Anche le dimissioni di Augusto #Minzolini accolte dal Senato (dopo la condanna definitiva per la vicenda relativa all’uso della carta di credito della Rai) conquistano la top ten di Twitter. @ArsenaleKappa fa una cronaca un pò particolare: “Il Senato accoglie le dimissioni di Minzolini con 142 sì, 105 no, 4 astenuti e 19 “restituiscimi la carta di credito”.
Molti i cinguettii anche sulla scelta del Consiglio dei ministri di ridimensionare (prima di fare marcia indietro) i poteri dell’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele #Cantone. @RenzoMattei (fake dell’ex premier) ha un sospetto: “Cantone ridimensionato, potrà arrestare chiunque purché non sia iscritto al Pd”.
Finale dedicato a Silvio Berlusconi, il cui processo sulla presunta compravendita dei senatori si è concluso con la prescrizione. @Kotiomkin la pensa così: “Al Cavaliere hanno prescritto più reati che viagra”.