La settimana alle nostre spalle, nel vivace mondo di Twitter e dei suoi hashtag più in voga, si è aperta con la decisione della Corte d’Appello di #Trento di riconoscere a due uomini, ed è la prima volta in Italia, di essere considerati entrambi, anche quello non genetico, padri di due bambini nati negli Usa grazie alla maternità surrogata. Una decisione che ha fatto esultare molti ma non tutti. La sintesi sta in due tweet. Il primo è di @catlatorre: “La sentenza di #Trento dice una cosa precisa: si è genitori perché ci si prende cura dei figli, non solo per il Dna”; il secondo, in disaccordo, lo ha vergato, con tono un pò spiritoso e un pò afflitto, @JLBastiani: “Papà, ma chi è la mia mamma?”. “Una che abbiamo pagato per metterti al mondo, niente di importante”.
Fra le tendenze Twitter anche #DiMartedì di Giovanni Floris, che ha avuto ospite il giornalista statunitense Alan Friedman, di cui è appena stato pubblicato il libro “Questa non è l’America”. La sua performance è stata presa di mira, senza troppi fronzoli, da @MalacarneMatteo: “Basta marchette con libro di Friedman, ripete le stesse cose in ogni trasmissione”. @emenietti, penna del Post, ha invece sottolineato un altro aspetto: “Il giorno che inventano il modo di convertire gli applausi in energia elettrica, #DiMartedi illumina da solo tutto l’emisfero boreale”. Spiegazioni superflue.
Hashtag rilevanti anche per #Portaaporta. Bruno Vespa ha posto qualche domanda a Paolo Brosio, passato dal giornalismo d’inchiesta alla conduzione televisiva e, infine, ai libri nei quali racconta la sua conversione totale al cattolicesimo e la sua devozione alla Madonna di Medjugorje. C’è chi, però, alla vista di Brosio reagisce male, come @gigi52335676: “Ogni volta che vedo Brosio mi viene voglia di diventare amish”. Lo stesso Brosio è stato ospite di #Pomeriggio5 condotto da Barbara D’Urso. Frizzante (e un pizzico blasfemo) @ChiNonMuore1: “Brosio racconta di aver incontrato Dio durante un’orgia. Interessante, però poteva anche rispettare la sua privacy”.
Ha fatto molto discutere sui social anche la presa di posizione di Adriano Celentano e della moglie Claudia Mori, spaventati per l’intrusione di sconosciuti nella loro villa di Galbiate, in provincia di Lecco. Poco prima, anche Roby Facchinetti, storico componente dei Pooh, aveva denunciato un episodio simile. Da qui le discussioni intorno all’hashtag #Celentano. @WTrumpy la mette giù così: “Ma Celentano e Facchinetti non erano quelli che…ospita un migrante a casa tua?”. È vero, ma nessuno ha ancora provato che gli intrusi fossero immigrati. @lucianoaforte, però, avalla la tesi: “Celentano ci voleva tutti buonisti di sinistra ma ora si preoccupa anche solo se si avvicinano alla sua villa”, mentre @Matteo67 infierisce: “Celentano si sveglia solo ora, dopo aver predicato per anni ogni forma di buonismo”.
Di tendenza anche l’hashtag #massoneria. Complice la decisione della Commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, che ha ordinato alle forze dell’ordine di recarsi in Calabria e Sicilia per sequestrare gli elenchi dei “fratelli” massoni. Dal profilo del Grande Oriente d’Italia (@GrandeOrienteit) giunge la prima stilettata: “Palese discriminazione contro la massoneria e grave violazione della democrazia e leggi dello Stato”. Ancora più tosto @ask2be1: “Con quest’atto anti-massoneria regolare, la Commissione Antimafia mette il sigillo al suo fallimento contro la mafia”.
E non poteva mancare, fra gli hashtag più in voga, quello riguardante l’inchiesta #Consip, con l’arresto dell’imprenditore Alfredo Romeo e il coinvolgimento di Luca Lotti e Tiziano Renzi, papà dell’ex premier. Spassoso @Labbufala: “Rivelazione di Matteo Renzi: Tiziano? In realtà è il papà di D’Alema”. E proprio il padre dell’ex premier, #tizianorenzi, diventa un hashtag di tendenza che @domendamian utilizza, a mo’ di sfottò, per sottolineare l’attenzione mediatica, per molti esagerata, verso il sindaco di Roma Virginia Raggi: “Ma ora vorreste far credere che con i soldi che Tiziano Renzi avrebbe dovuto avere da Romeo la Raggi non c’entri niente?”.
Ancora un talkshow. Stavolta è #Piazzapulita a far parlare di sé su Twitter. O meglio, è uno dei suoi ospiti, Antonio Pennacchi, le cui comparsate televisive lasciano sempre il segno. Negativo, secondo @RobertoRota92, che scrive: “Pennacchi riesce nell’impresa di essere peggiore di Mughini”. Esagerato!
Fra gli hashtag più commentati anche #Severgnini, che a Otto e mezzo, da Lilli Gruber, ha tentato di sminuire l’inchiesta Consip parlando di “piccoli reati”. Così da indurre @massimobrunelli a infilzare il commentatore del Corriere della Sera: “Certo che Severgnini e la corretta informazione sono come le rette parallele: s’incontreranno forse all’infinito”. Stesso sospetto per @fran_orsini: “Qualcuno sa che fine abbia fatto il giornalista Severgnini che collaborava con Indro Montanelli?”.
Di tendenza anche #sfiducialotti, proposta dal M5S. Definitivo @andr900: “I grillini non hanno i numeri per sfiduciare neanche il barbiere del Senato”.
Impossibile, inoltre, non trasformare in hashtag la notizia sui redditi di ministri e politici. Visto che il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, dopo le polemiche sulla sua presunta laurea che, in realtà, non è mai esistita, è risultata essere la più ricca fra i colleghi, gli internauti non ce l’hanno fatta a perdonarla. @ArsenaleKappa, infatti, commenta: “Aveva ragione Tremonti quando diceva che la cultura non paga”. Ma c’è anche chi la difende, come @Liesbet_Me: “Benché non simpatizzi per lei, forse la Fedeli dichiara tutto il reddito. Altri chissà…”.
In coda, alcune imperdibili chicche. La prima sul Papa che ha invitato a “trattare la #Bibbia come il cellulare”, dunque a tenerla “sempre con noi”. “Il problema – twitta @ArsenaleKappa – sarà quando dovremo parlare con l’operatore”. La seconda ha a che fare con l’editoriale domenicale di Eugenio #Scalfari su Repubblica. Il Fondatore, infatti, ha collocato Aristotele nel III secolo. Tutti sanno, ma proprio tutti, che il filosofo greco è vissuto fra il 384 e il 322 a.C., dunque nel IV secolo. Occasione troppo ghiotta per un altro fondatore, quello del Foglio. @ferrarailgrasso, infatti, trafigge Scalfari: “Eugenio, Aristotele nel III secolo? Sicuro sicuro?”. Quanto al prete di Vibo Valentia che vorrebbe far fuori (per fortuna solo a parole) la leader della Cgil Susanna #Camusso, @SfigaCatrame alleggerisce così il caso: “Se un prete fa finta di sparare alla Camusso vuol dire che la classe operaia è già in paradiso”. Infine, sul lancio della #Coreadelnord di quattro missili, tre dei quali finiti nel Mar del Giappone, piuttosto esilarante è @mariobianchi18 : “Quando ho letto che la Corea del Nord ha lanciato Razzi in mare, mi sono illuso”.
Finale riservato a Denis #Verdini, condannato a 9 anni in primo grado nel processo sul crac del Credito Cooperativo. Il tutto viene riassunto da @ElenaC_87 con una citazione dal film “Wall Street” di Oliver Stone: “Il denaro è una puttana che non dorme mai”.