Lo scenario internazionale soprattutto, ma anche molti accadimenti più “leggeri” avvenuti nel nostro Paese (in grado di scatenare perfette prese in giro), hanno contrassegnato la settimana di Pasqua. Fra il referendum turco e la “superbomba” lanciata in Afghanistan dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, infatti, i “twittaroli” non potevano lasciarsi sfuggire l’occasione di infierire su Recep Tayyip Erdogan, che dopo la risicatissima vittoria del sì al referendum acquisirà poteri immensi e non degni di una democrazia, e sullo stesso Trump, un presidente che, smentendo le premesse della sua elezione, sta perdendo la fiducia dei suoi ex fedelissimi ma acquistando quella di molti scettici.
E così, mentre si attende di capire se davvero il voto in #Turchia sia stato macchiato da brogli, @andrealoca77 lo analizza così: “Erdogan è quasi riuscito a perdere un referendum fasullo dopo aver messo in galera tutti gli oppositori”. Non fa una grinza. @bimbo_bamba, invece, ne approfitta per esprimere sfiducia anche sul grado di democrazia dell’Unione Europea: “Se la Turchia, da oggi, non è più una democrazia, allora è pronta per entrare nell’Ue”. @LucaSusic, però, è sorpreso da altro: “La cosa che mi stupisce di più del referendum in Turchia non è la vittoria di Erdogan ma il fatto che i sondaggi abbiano azzeccato il pronostico”. Infine è @ubaldo_angelo a centrare il dilemma: “Una dittatura islamica nella Nato assomiglia molto ad un problema”.
Ma, come dicevamo, anche l’#Afghanistan è rientrato di diritto fra gli hashtag di tendenza su Twitter per via della cosiddetta Moab, acronimo che sta per “Massive ordnance air blast”, una bomba potentissima che, sganciata sul distretto di Achin della provincia di Nangarhar, ha causato la morte di 94 militanti dell’Isis. La decisione di Trump non è piaciuta a chi bazzica sui social, che hanno colto l’occasione per tentare di ridicolizzare The Donald. @alexiattoni twitta: “Trump sgancia una mega bomba in Afghanistan per dare un segnale al presidente nordcoreano Kim Jong-un. Sapevo fosse scarso in geografia, ma non credevo così tanto”, e @Kotiomkin segue più o meno a ruota: “Scusate l’ignoranza, ma che cazzo ha fatto l’Afghanistan a ’sto giro? Era di strada tra Siria e Corea del Nord?”. @pirata_21, incredulo, tenta di far notare una contraddizione: “Trump in Afghanistan ha usato la più potente bomba non atomica della storia. Poi ha dichiarato che Assad è un pazzo e va fermato”. La chiosa, con richiamo a Barack Obama, spetta a @EquiniOfficial: “Se continua così, anche Trump rischia di beccarsi il Nobel per la Pace al suo primo anno a Washington”.
In coda, sempre dall’estero, ecco il senatore Antonio #Razzi rimasto bloccato in Corea del Nord per un problema ai radar (pare). @indisponenza è preoccupato, ma non per Razzi: “Voli cancellati a Pyongyang, si prolunga la permanenza di Razzi in Corea del Nord. Siamo tutti vicini a Kim Jong-un”.
E veniamo dalle nostre parti. Fra gli hashtag imperdibili Alessandro #Di Battista. Il parlamentare del M5S, infatti, sta per diventare papà. Sui social il divertimento è assicurato. @MassimoPatan twitta: “Per lo statuto del M5S, Di Battista sarà papà solo se lo deciderà la rete e Grillo non mette il veto”, mentre @opificioprugna spiega: “Di Battista diventerà papà: la rete era bucata”. Ma a dilettarsi con gusto è @pirata_21: “Uno spermatozoo di Di Battista ha vinto le ovarie”, per poi aggiungere: “La fidanzata di Di Battista è incinta. Mai come ora, fossi in lui, mi giocherei la carta del complotto”.
Anche la morte di Gianni #Boncompagni ha attirato l’attenzione dei “twittaroli”. C’è chi, come @astepradar, ricorda a modo suo che fu Boncompagni a portare in tv Non è la Rai: “Ma cosa danno in paradiso a uno che le 72 vergini le ha avute in vita?”, e @ArsenaleKappa infierisce: “Per Roberto D’Agostino, senza Boncompagni, De Filippi e Carlucci non esisterebbero. Vabbè, ma non è bello parlare male dei defunti”. Molto rumore ha scatenato anche l’editoriale domenicale di Eugenio #Scalfari su Repubblica, intitolato “Questa Pasqua anche per gli atei si chiama Francesco” e dedicato al Papa che “ha creato una nuova definizione del Dio unico: il Dio Amore”. @purtroppo si scaglia contro l’autore: “Scalfari è uno che, quando sarà accolto in Paradiso, comincerà a questionare coi vicini per il fastidioso suono delle arpe celesti”, mentre @oKolobos se la prende proprio col contenuto dell’articolo: “Mai, nemmeno nei peggiori bignami, ho letto una sintesi del cristianesimo così confusionaria, assurda e allucinante”. Poi è la volta di @RobertoRcCasu, che sintetizza così la vita di Scalfari: “Fascista con i fascisti, ateo e antifascista con gli antifascisti, ora devoto del Papa per avere un posto alla sinistra di Dio”. Critica sull’editoriale anche @frademuru: “Scalfari è partito da Papa Francesco, poi ci ha messo Maometto, l’Illuminismo, Colombo, Carlo Magno, Lenin, Stalin. E poi io mi sono persa”. Infine la sentenza di @FMan724: “Mai letto un minestrone così confuso, incoerente, sconclusionato come quello di Scalfari”.
Un vero e proprio tiro a segno è stato quello che ha avuto come obiettivo Roberto #Benigni. L’attore, infatti, si è infervorato (fino alla querela) perché “Report” ha messo il naso nei suoi affari, raccontando la vicenda degli studi di Papigno, in Umbria, dove il premier Oscar ha girato sia “La Vita è bella” che “Pinocchio”. In sostanza, l’intenzione di Benigni era quella di creare un polo cinematografico, gli “Umbria Studios”, per fare concorrenza a Cinecittà. Idea rivelatasi fallace, tanto che il progetto, nonostante i 16 milioni che, secondo Report, sarebbero arrivati grazie a fondi europei, statali e locali, è fallito. La reazione di Benigni, che ha parlato di “notizie false e diffamatorie”, è apparsa a molti sproporzionata, e la sintesi perfetta sta nel tweet di @frau101_f: “La vita era bella”.
Curiosi, poi, anche i tweet relativi al derby #InterMilan. Il motivo, però, non sta tanto nella partita quanto nel fatto che entrambe le società sono ormai in mano ai cinesi. Ecco perché @Labbufala fa della facile ma efficace ironia: “Scontri tra tifosi per il derby: 200.000 feriti…a Pechino”. E visto che l’acquisto del Milan da parte dei cinesi si era appena concretizzato, @PaoloAdobati1 twitta quando i rossoneri sono sotto di due gol interpretando il pensiero del nuovo presidente del Milan: “Signor Li in tribuna scrive sul cellulare. “Felmale bonifico”…”.
Infine non potevano mancare, fra gli hashtag di successo, quelli sulla Settimana Santa. @ercivettone1 ne approfitta per lamentarsi di un problema da molti considerato serio: “Ho capito che il #GiovedìSanto è il giorno della lavanda dei piedi, ma quando salite sui bus lavate pure le ascelle”. Il #VenerdìSanto, però, è commentato da @GesuRedentore: “Oggi mi sento davvero morire…”, e pure il #pranzodiPasqua lascia il segno. @kekkost, infatti, twitta: “Oggi, ancor prima di venire alla luce, ci lascia una cara amica: addio prova costume”. La conclusione ha come hashtag la #viaCrucis. @Boffetto: “Attenzione, spoiler: alla fine lui muore”.