Per gli hashtag che hanno fatto tendenza nella settimana appena trascorsa conviene partire dalla fine, e cioè dalla chiusura della rubrica di Paola #Perego, “Parliamone sabato”, silurato dai vertici Rai (previa condanna senz’appello da parte dell’immarcescibile presidente della Camera Laura Boldrini) per via delle domande sul perché gli uomini preferiscono le donne dell’Est. Ora, premesso che si tratta di ridicole generalizzazioni e di stereotipi duri a morire, il mondo di Twitter si è dilettato parecchio, ma c’è stato un internauta che è riuscito nell’impresa di centrare il punto prevedendo l’esito finale. Scrive, infatti, @ArsenaleKappa: “La puntata sul fascino delle donne dell’Est è talmente imbarazzante che Paola Perego ne parlerà sabato all’ufficio di collocamento”. Centrato.
Deflagrata in rete anche la notizia della richiesta d’arresto per Giancarlo #Tulliani, cognato di Gianfranco Fini, accusato di riciclaggio. @Petiziol la commenta richiamando, con parodia, la vecchia lite in diretta fra Fini e Silvio Berlusconi: “Cosa fai? Mi arresti?”. @clacandeloro evidenzia spiritosamente il ruolo dei parenti in politica: “Dopo il papà di Matteo Renzi e il cognato di Fini, manca solo la nonna di Matteo Salvini. Un solo grido: tengo famiglia”.
Ma a far rumore è stata anche la foto del senatore Antonio #Razzi, componente della commissione Esteri del Senato, con il macellaio dittatore siriano Bashar al-Assad, nella quale entrambi appaiono felici e sorridenti. @babylonboss twitta facendo notare l’indiscutibile somiglianza fra il presidente siriano e un noto presentatore televisivo italiano: “Qualcuno spieghi a Razzi che quello vicino a lui non è Fabio Fazio”. @filippoblu connette alla perfezione la vicenda Razzi con il caso Perego: “Razzi per farsi perdonare il selfie con Assad ne ha appena fatto un altro con una donna dell’est”.
Non è passato inosservato nemmeno il varo del decreto del ministro dell’Interno Marco #Minniti sulla sicurezza nei centri cittadini. Per i “twittaroli” è troppo “di destra”. Il primo a lamentarsene è stato l’immancabile Roberto Saviano, per il quale il provvedimento è “razzista e classista”. Saviano arriva a scrivere: “Tanto valeva introdurre il colore della pelle come fattore discriminante, si sarebbe dissolta ogni ipocrisia”. Ma se pure le parole dello scrittore risultano essere incomprensibili, gli internauti gli danno ragione, tanto che per @Gabrymalvagia “il decreto Minniti è fascismo senza braccio teso”, e per @raf_cimmino “dopo questo decreto nessuno potrà dire “altrimenti vince la destra”, perché la destra ha già vinto” se “si fa egemonia” e se “si applicano suoi principi”. Mah!
Chiacchiera virtuale in alta classifica anche intorno al voto con il quale il Senato ha bocciato la decadenza di Augusto #Minzolini che una discutibile condanna passata in giudicato e la Legge Severino sembravano aver reso inevitabile. A parte le pericolose parole di Luigi Di Maio, candidato premier in pectore del M5S (“Minzolini salvato da Pd e renziani con un atto eversivo, poi non si lamentino delle proteste violente”), spassoso è il richiamo che @cicciogia fa di un’altra famigerata storia: “Secondo me Minzolini è il nipote di Mubarak”. Lo stesso @cicciogia, nel condannare quella che considera l’impunità sancita dal Senato, tira persino in ballo Michele Misseri (condannato per la soppressione del cadavere della nipotina Sarah Scazzi) e Annamaria Franzoni (condannata per l’omicidio del figlio Samuele): “Misseri: “Avrei dovuto fare il senatore”; Franzoni: “A chi lo dici”.
Molto discusso in rete anche il voto di fiducia sul ministro renziano Luca Lotti. Nel commentare l’hashtag #iostoconluca, @caputo_lorenzo scrive: “Secondo me stavate anche con Cosentino, vero? Malfattori ipocriti”. Sulla stessa scia @babylonboss: “Capisco l’hasthag #iostoconluca, ma anni fa i loro simili stavano con Dell’Utri”. E tanti saluti al garantismo. Alla discussione sulla sfiducia a Lotti era presente anche il senatore e giornalista Corradino Mineo. @lauracesaretti1, del Giornale, non si fa sfuggire l’occasione: “Urca, esiste ancora Mineo, e si è fatto la permanente”. Ma, sempre a proposito del voto su Lotti, in aula è intervenuta anche la ruspante senatrice grillina Paola #Taverna, che si è conquistata un posto in alto fra gli hashtag. Per @ArsenaleKappa “l’intervento della Taverna è stato talmente esplicito che mi aspettavo finisse con un “evammorìammazzato anfame”, mentre @aleandro970 aggiunge: “Mi immagino sempre che gli interventi in aula della Taverna si concludano con un rutto e una spaghettata aglio e olio”.
Continua a non convincere l’editorialista del Corriere della Sera Beppe #Severgnini, ospite di Otto e mezzo insieme all’attrice Maria Grazia Cucinotta. Scrive @francescatv56: “Perfino la Cucinotta esprime pareri meno imbarazzanti di Severgnini”, e @dariodav711 a ruota: “Evito di andare al baretto per evitare discorsi scontati e frasi fatte, poi accendo La7 su Otto e mezzo, sento Severgnini e vado al baretto”. Finale affidato a @quante_cazzate: “Che bello il venerdì sera in pigiama guardando Gruber e Severgnini. Forse è il caso che mi faccia una vita?”. Ecco!
In voga fra gli hashtag anche #Ballandoconlestelle. Il ballo della 55enne Alba Parietti scatena i “twittaroli”. Scrive @ritabianchi59: “La pubblicità ha salvato la Parietti, che intanto si attacca all’ossigeno”. @maurorizzi_mr rincara la dose: “Ora mi sono ricordato perché la Parietti ad un certo punto ha rinunciato a fare le soubrette per diventare opinionista”. Chiosa di @carotelevip: “La notizia, dopo questo paso doble, è che la Parietti non si è frantumata in mille pezzi”.
Chicche finali. A #DiMartedì l’ospite è l’ex premier Mario Monti. @Paguro_Bernardo lo celebra così: “Monti: “Abbiamo fatto sacrifici tutti assieme”. Lui, ad esempio, ha rinunciato al caviale per un’intera settimana”. La stessa trasmissione accoglie il pentastellato Alessandro Di Battista, secondo il quale il M5S “ce la farà così come ce l’abbiamo fatta a Roma”. Imperdibile commento romanesco di @RomanOsservator: “A falla sprofonda’…”. Di tendenza anche #Albano, ricoverato per una leggera ischemia. @FrancoCappellet si dà al cinismo puro: “Albano ha un malore dopo un concerto. Quindi troppo tardi”. La chiusura non può che essere appannaggio della #festadelpapa, che @opificioprugna festeggia con una irrinunciabile (ancorché cattiva) battuta: “È la festa del papà ma io non lo posso abbracciare”. “Mi spiace. È morto?”. “No no, sono il figlio di Mario Adinolfi”.