I bellicosi proclami delle frange più estreme degli antagonisti di sinistra, pare abbiano sortito i primi disastrosi effetti senza che un sasso sia stato tirato, uno slogan urlato e neanche una vetrina infranta.
I programmi dell’imminente vertice dei G7, che inizialmente prevedevano di fare della città sabauda una vetrina internazionale, sono stati completamente stravolti in favore di un summit da celebrarsi in tono assolutamente minore.
Torino, si può affermare con certezza, risentirà dell’occasione sprecata per ridare lustro ad una città che troppo spesso ha sofferto di un grave senso di inferiorità nei confronti della non lontana Milano. In questo caso le colpe ricadono solo sulle spalle dell’amministrazione in carica nel capoluogo piemontese, da più parti accusata di incapacità nell’affrontare con senso di responsabilità, ma anche e soprattutto, con il giusto piglio un evento annunciato con largo anticipo. Appare inconcepibile che ci sia fatti travolgere da eventi prevedibili e, comunque superabili, pur con prevedibile apprensione.
Il sindaco Appendino, quasi a rassicurare i torinesi per le presunte violenze che si potrebbero consumare in città, è arrivata addirittura a dichiarare che “il G7 si svolgerà a Venaria, ma anche la città di Torino è coinvolta”. Dichiarazione che non ha mancato di suscitare ulteriori polemiche.
E’ evidente che la decisione di fare del G7 una tre giorni di clausura entro i recinti della Reggia di Venaria scontenti un po’ tutti. I partecipanti al summit si vedrano infatti relegati, per tutta la durata dell’evento, tra le sale assembleari e le stanze di albergo; i manifestanti non potranno, forse, coronare il loro sogno di infrangere almeno un divieto o una vetrata: le forze dell’ordine verranno probabilmente sorprese da qualche raid improvvisato, quindi non prevedibile, ovviamente compiuto al di fuori della manifestazione ufficiale; i cittadini si ritroveranno in ogni caso imbottigliati nel traffico, questo si prevedibile, ed i negozianti, a titolo precauzionale, abbasseranno ugualmente le saracinesche.
Una resa incondizionata dell’intera città a fronte di dichiarazioni belligeranti da parte dei soliti noti, riuniti sotto l’inquietante siglia “Torino reset G7”, quanto mai attuale.