Maura Crudeli, presidente dell’Associazione Italiana Esposti Amianto (Aiea), l’organizzazione che si batte da sempre in Italia per informare e tutelare i lavoratori e i cittadini esposti all’amianto, ha approfondito con noi, altre zone d’ombra su un tema, quello dell’asbesto, l’amianto, di cui non si conoscono ancora tutti i retroscena. Gli ultimi dati rilevati parlano di 35 milioni di tonnellate di amianto su tutto il territorio italiano e, solo nel Lazio, 1 milione.
Nonostante l’amianto sia il minerale, la sostanza, più genotossica per l’uomo, l’Italia, fin dal secondo dopo guerra, ne è stata la maggior consumatrice nella Comunità Europea. Questa fibra omicida, da molti conosciuto anche come “Eternit”, è un minerale silicato di varia composizione, insieme al cemento forma quello che viene definito fibrocemento.
E persino dopo numerosi studi scientifici effettuati da medici americani che hanno dimostrato la correlazione tra l’esposizione all’amianto e l’insorgenza, dopo decenni, di patologie maligne ad esso correlate, come il mesotelioma pleurico e il cancro ai polmoni, la legislazione italiana ha preferito soprassedere a discapito della comunità, ma con un sicuro vantaggio economico. Le fibre che compongono l’amianto, oltre mille volte più sottili di un capello umano, possono infatti essere inalate con facilità e danneggiare le cellule mesoteliali provocando in alcuni casi il cancro.
“La politica italiana, con la responsabilità diretta delle aziende statali, parastatali e non (quali Ferrovie, Fincantieri, Eni, Enel e forze armate), attraverso i ritardi e le omissioni dei Comuni, delle Provincie e delle Regioni nel non bonificare i territori inquinati, nel non responsabilizzare le autorità sanitarie di competenza, soprattutto nella non applicazione della Sorveglianza Sanitaria di tutti i lavoratori, non ha di fatto tutelato la salute dei cittadini permettendo l’uso indiscriminato dell’amianto e dei suoi manufatti. Chi ha permesso l’utilizzo spregiudicato e lucrativo dell’amianto è responsabile di una vera tragedia sociale ancora in essere”. Queste le parole scritte, nella rivista informativa, da Mario Murgia, vicepresidente nazionale di Aiea in occasione del convegno tenutosi a Matera nel 2014 , “Patologie Asbesto correlate – Prevenzione, ricerca e giustizia per le vittime e per gli ex esposti”
Solo più tardi, come sempre accade nel nostro Paese, la Comunità Europea ha comminato condanne per vietarne l’estrazione, l’utilizzo e la commercializzazione. Un ritardo che ha mietuto vittime in tutta la Penisola con notevoli danni non solo sulla salute di lavoratori che sono stati esposti a questa fibra killer, ma anche su interi complessi urbani. L’incidenza di gravi patologie oncologiche con un ‘alta percentuale di decessi ancora oggi, dopo decenni, risulta in continua progressione.
Gli abitanti più colpiti dal mesotelioma, il tumore provocato dall’esposizione all’amianto, sono quelli nel Nord Italia (Piemonte e Lombardia). E, non a caso, la Fibronit a Broni e l’Eternit a Casale Monferrato, i due stabilimenti più “drammaticamente contaminati” si trovano proprio in queste regioni.
E mentre su tutto il territorio italiano le persone inconsapevoli dei rischi continuano ad ammalarsi e morire – di fatto in Italia non è mai stata fatta una campagna informativa sulla pericolosità da esposizione e utilizzo da amianto – in Francia già dal 2002 sono stati resi disponibili circa 550 milioni di euro all’anno a favore delle vittime da eternit, sia quelle esposte per motivi professionali o ambientali.
Solo nel 2010 il decreto attuativo ha previsto 50 milioni di euro per le vittime professionali, nel nostro Paese. E nonostante la legge numero 257/92, le successive modifiche e integrazioni, e le previsioni dell’ultima legge di stabilità che continuano a creare squilibri nel riconoscimento dei diritti sociali tra i lavoratori, in contraddizione con l’articolo 3 della Costituzione, i lavoratori ex esposti incontrano da sempre notevolissime difficoltà nel rivendicare i diritti previdenziali, pensionistici e le malattie professionali.
Da parte dell’Inail, come riportato anche dalla stessa presidente di Aiea, si constata ancora la mancata volontà di riconoscere nei fatti i diritti sanciti dalla legislazione nazionale per il riconoscimento dei tumori d’amianto.
Per questo da sempre, Mara Crudeli, attraverso l’associazione e le iniziative da loro create, cerca di infrangere quel muro di silenzio che da sempre favorisce la crescita di ingiustizie sociali. Il compito di Aiea, infatti, è quello di promuovere un’informazione capillare sull’argomento ancora poco conosciuto per incrementare la consapevolezza dei cittadini, stimolando le parti sociali per risvegliarle dal torpore in cui sono cadute.
“Bisogna lottare e non demordere mai. Non abbassare la guardia. Il nostro intento è quello di proseguire a raccontare la verità sull’amianto. E, ora più che mai c’è bisogno di attuare un serio piano nazionale, che comprenda bonifiche su tutto il territorio, ricerche mediche e sorveglianza sanitaria. Questo per far sì che questa fibra killer non faccia più 4000 morti all’anno in Italia, 15000 in Europa e 100.000 morti nel mondo” afferma la presidente di Aiea.
Ma per fare questo serve l’impegno concreto e tangibile da parte delle istituzioni competenti. Affinchè venga dato il giusto rispetto e dignità, non solo a tutti quei lavoratori morti a causa di questa fibra killer, ma anche ai loro familiari, sui cui pesano ora i danni economici e morali. E, se l’amianto è di fatto la sostanza più genotossica per l’uomo, lo è stata anche l’omissione da parte di chi doveva tutelare e non l’ha fatto, risultando grave e letale allo stesso modo, per la sicurezza e la salute di tutti i cittadini italiani.