La celebrazione della festa del 4 novembre, in ricorrenza dell’anniversario della vittoria nel 1° conflitto mondiale, potrebbe essere l’occasione giusta per onorare al meglio chi la nostra tanto vituperata Patria la rappresenta sempre al meglio e in ogni luogo.
L’impegno profuso dai nostri militari impegnati nelle missioni all’estero e sul territorio nazionale, al fine di limitare, in qualche modo, gli effetti di errori politici che definire marchiani è un mero eufemismo, è veramente lodevole.
Uomini e donne che facendo fronte ai compiti loro affidati senza un vero sostegno politico e, in molti casi, anche strettamente gerarchico, che non sia quello della profusione di “paroloni” scanditi a uso e consumo della stampa governativa, rappresentano al meglio l’animo del soldato italiano che, a scanso di equivoci, non è quello golpista o guerrafondaio troppe volte tirato in ballo da qualche idiota di una ben determinata fazione politica.
Se una critica si può muovere alle nostre Forze armate è di non riuscire a scrollarsi di dosso quel senso di inferiorità che ha sempre caratterizzato l’italiano medio e, proprio riguardo ai nostri militari, si è tramutato in un’ammirazione sfrenata, e non giustificata, verso gli altri.
L’Italia gode di un’immutevole considerazione internazionale per il bagaglio storico e culturale che i secoli Le hanno consegnato, ma troppo volte ci si dimentica del valore dimostrato anche sui campi di battaglia dai nostri uomini in divisa.
Il nostro Paese è forse l’unico al mondo impegnato a celebrare più le sconfitte che le vittorie, a criticare chi ha fatto una scelta di sacrificio in nome di ideali troppo spesso definiti anacronistici e non a sostenerlo, e soprattutto a solidarizzare con chi “cade da una poltrona” piuttosto che con la famiglia di chi perde la vita, o la salute, per la Patria.
Ma l’insana gestione del nostro Paese da parte di un gruppo di dilettanti, non deve suonare come un segnale di ritirata per i nostri militari.
Sanno bene, i nostri soldati, che i politici passano ma le stellette restano, comunque appuntate a chi veramente è degno di rappresentare l’Italia agli occhi del mondo e del quale Noi andiamo fieri.