Secondo un sondaggio condotto da Demos e pubblicato dal quotidiano La Repubblica il 9 dicembre scorso, il 52% degli italiani non teme un ritorno del fascismo. Il 46% degli intervistati ha dichiarato di ritenere che il fascismo sia molto o abbastanza diffuso nel nostro Paese. Ed è un dato che fa pensare, soprattutto se visto in parallelo alla percentuale di studenti, il 60%, che sempre secondo il sondaggio, lo valuta come un fenomeno diffuso.
Ma le opinioni degli intervistati dicono altro
Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari punta il dito sulla debacle della sinistra che, frammentata e senza idee, si appresta ad affrontare la campagna elettorale con l’unico obiettivo di demonizzare il nemico e dare credito ai fantasmi del passato che si materializzano, come nel peggiore degli incubi dell’elettore medio della sinistra.
Certo, ammettere la crescita della destra, a fronte di un collasso generalizzato delle varie sigle a sinistra, deve essere costato molto ai commissionari del sondaggio che, a fronte dei risultati ottenuti, si sono visti costretti a stigmatizzare il dato reale, ossia, che “qualche problemino vi sia”. E se l’evocativo titolo con il quale Repubblica ha aperto parla di una metà degli italiani impaurita da un presunto “ritorno” del fascismo, ignoriamo, stando ai loro numeri, il perché l’altra metà (un po’ più numerosa) non esprima invece particolari timori: Repubblica non ce l’ha detto e sul tema non si sofferma.
Insomma, in tempi di fake news e realtà distorte, saremmo di fronte ad un Paese spaccato esattamente a metà. Un panorama, quello descritto dal quotidiano diretto da Mario Calabresi, che non pare esattamente tracciare un profilo nitido dell’Italia che fra tre mesi (forse) si recherà al voto per eleggere il nuovo Parlamento. A meno che, in certi ambienti socio-politici, non si preferisca creare artificialmente un fenomeno fascista in ascesa al solo scopo di radicalizzare l’elettorato e plasmarlo sulla scia del “voto utile”. Un leitmotiv che sentiremo ben più risuonare nelle piazze rispetto al più conosciuto eja, eja alalà.