L’Etiopia libera i terroristi. Il governo di Addis Abeba ha annunciato di avere concesso la grazia, con il conseguente rilascio, a 290 detenuti accusati di attività terroristiche. Il neo primo ministro riformista Abiy Ahmed ha voluto dare l’ennesimo segnale di una svolta democratica al paese dopo le dimissioni di Haile Mariam Desalegn, seguite a scontri e disordini che hanno insanguinato l’Etiopia causando centinaia di morti. Il provvedimento fa seguito a quelli che hanno già portato al rilascio di circa 7.000 detenuti e, nel computo totale, ne fanno parte nove condannati alla pena capitale e tre kenioti sospettati di terrorismo.
Fervente sostenitore della politica di rinascita del paese, Abiy ha concluso di fatto lo stato di belligeranza con l’Eritrea attenendosi agli accordi firmati ad Algeri nel 2000 e si dichiara impegnato a creare le condizioni affinchè si blocchi l’emorragia di emigranti diretti verso le coste libiche, e quindi in Europa.
Con un tasso di crescita demografica del 2.5% e un reddito pro capite tra i più bassi del mondo, il fenomeno dell’emigrazione verso l’Occidente è sempre più sentito tra gli strati più bassi della popolazione.
Sebbene l’Etiopia risulti essere uno degli stati con la più alta crescita del mondo con un pil in positivo dell’8,3%, secondo i dati della banca mondiale, la situazione all’interno del paese è ben lontana dall’aver trovato un assetto stabile che crei le condizioni per le profonde riforme ipotizzate dal nuovo premier.
Anche in considerazione dei provvedimenti di grazia emanati da Abiy Ahmed, e il conseguente rischio che tra le centinaia di detenuti liberati qualcuno voglia avventurarsi lungo le rotte dirette verso le nostre coste, è plausibile che possa essere percorribile la strada di un accordo bipartizan che consenta al nostro Paese di cooperare con l’Etiopia, ex colonia italiana, sia in funzione antiterrorismo sia anche in quella fondamentale dei rimpatri dei clandestini identificati sul territorio nazionale.