La campagna e le consultazioni elettorali italiane non hanno mancato certo di suscitare interesse all’estero, sia per le ripercussioni che il voto potrebbe riservare in seno all’unione europea, sia anche per le aspettative di un serio colpo di timone alla politica estera del nostro paese.
Non proprio inaspettatamente, nei confronti del Bel Paese e delle scelte che verranno, si sono accesi i riflettori anche dei terroristi da tastiera, quelli legati, anche se in modo platonico, a gruppi jihadisti, primo dei quali l’Isis.
Sulla solita piattaforma Telegram, in un canale dedicato, è apparso un messaggio dai contenuti inquietanti, se non minacciosi, rivolto a commentare l’appuntamento elettorale di domani, 4 marzo.
A nome di Ansar al Khilafah fi Italia, gli “ausiliari del Califfato in Italia”, una realtà non nuova sul web, infatti, tale Said (non certo un’esegeta provetto delle scritture coraniche), sentenzia che “in Italia i kuffar (i miscredenti, ndr) si apprestano a votare perché la democrazia e una delle loro tante religioni. Ma Allah ha detto: “la vera strada verso Allah è la sottomissione (sura al Imran versetto 19)”.
L’intervento del futuro califfo Said è tratto dalla traduzione italiana del libro “Democracy: a religion!” dello Sheikh Abu Muhammad al-Maqdisi, che argomenta sulla “falsità della Democrazia, una religione i cui valori sarebbero in netto contrasto con il puro monoteismo dell’Islam”, e aggiunge che “gli schiavi della democrazia, che è una religione politeistica, dicono: ‘giudica tra loro secondo quello che è stato stabilito dal popolo, e segui le loro passioni e i loro desideri, e bada che non cerchino di allontanarti da ciò che essi stessi vogliono e che essi legiferano'”.
Insomma, un breve ma intenso panorama sul credo salafita che ben rappresenta l’antitesi tra il vivere democratico e i principi dell’Islam puro che vengono, comunque, ribaditi in un blog riconducibile allo stesso Said, in modo meno diplomatico, ma sicuramente essenziale, da un altro seguace dell’Isis che, il 2 marzo, ha postato una locandina riportante il testo “presto, molto presto noi verremo per te o crociato”, corredata da sfondo di miliziani del Daesh.
Certo che in una campagna elettorale infuocata come quella che ormai ci appare alle spalle, non poteva mancare l’intervento conclusivo del folle di turno, casomai ce ne fossero mancati.