“Ad esempio, non è apologia del fascismo questo libro che ho scritto su mia nonna, anche se durante le presentazioni è stato tacciato di questo. Non è apologia del fascismo postare la mia foto di famiglia sui social, dove c’è mia nonna che ha in braccio mia madre, il nonno con in braccio Romano e i miei zii accanto a loro. Foto che si sono affrettati a segnalare, mentre non si sono preoccupati ugualmente per le foto di piazzale Loreto”. Edda Negri Mussolini, nipote del duce e autrice del libro “Donna Rachele mia nonna. La moglie di Benito Mussolini”, scritto in collaborazione con Emma Moriconi e la prefazione di Gennaro Malgieri ( Edizione Minerva ), racconta a Ofcs.report ricordi e storie della sua famiglia, proprio nel momento in cui, qualche partito politico, ha fatto dell’antifascismo la bandiera per le lezioni svoltesi il 4 marzo scorso. Un racconto tenero e appassionato, che parte proprio dalla nonna, Donna Rachele, che ha conosciuto Benito Mussolini a otto anni, sui banchi di scuola, quando suo marito era supplente. Donna Rachele ebbe una vita sconvolta da tanti drammi, alla stessa però non mancò il coraggio di ricominciare.
“Donna Rachele mia nonna. La moglie di Benito Mussolini ” è il suo esordio letterario. Il libro è un racconto all’insegna della Storia, del ricordo e della commozione. Ci illustrerebbe la figura di Rachele Mussolini ?
“La nonna è stata una donna da molti vista come una donna rassegnata, trascurata, tradita. Invece era tutto l’opposto. Era una donna che non é stata né sottomessa né rassegnata, in qualche modo ribelle, figlia di un tempo che forse le andava stretto. Curiosa, intelligente e preparata, pur essendo figlia di modesti contadini. E’ andata contro quelli che erano i pregiudizi dell’epoca, parliamo sempre di una donna dei primi del Novecento. Una donna, che ha maturato decisioni che forse non erano proprio dell’epoca, ha sempre cercato la verità anche se scomoda ed è andata avanti con questa voglia di ristabilirla”.
In quali circostanze sua nonna potrebbe essere d’esempio alle donne di oggi ?
“Forse per questo suo modo di essere, di non fermarsi agli schemi mentali dell’ epoca. Se pensa che agli inizi del Novecento è andata a vivere con un uomo quando per l’epoca era minorenne, in quanto non aveva 21 anni e aveva avuto una figlia fuori dal matrimonio che non poteva riconoscere altrimenti sarebbe andata in galera”.
Donna Rachele, donna femminista: crede possa essere un possibile connubio?
“Io penso di sì, proprio per quello che ci siamo dette prima, perché è stata una donna all’avanguardia, con degli schemi mentali diversi da quelli dell’epoca. E’ andata via dalla sua città, ha studiato e ha seguito, in un’altra città, un uomo per amore e più grande di lei. Mai arresa a quello che la vita le ha messo davanti, come la morte di due figli giovani, Bruno e mia madre. L’essere attaccata alla famiglia e non fermarsi al modo di pensare dell’epoca”.
Per quale motivo la storiografia ha relegato Donna Rachele a margine? Fu un personaggio storico in qualche modo scomodo?
“Pur essendo politicamente una delle Prime Donne, seconda solo alla Regina, non ha mai rivestito quel ruolo e forse per questo non è stata contagiata dalla politica. Fu obiettiva e poco donna da scandalo, questo non la portò ad essere in primo piano. Mi chiede se fu personaggio scomodo? Forse sì, perché comunque non si adeguava a quello che era il periodo. Ad esempio non amava alcune persone che erano attorno al nonno e non aveva timore di farglielo osservare. Una cosa che diceva sempre era, ad esempio, che il nonno amava l’Italia più di se stesso e talune persone che lo circondavano gli “facevano credere” che amassero la patria in egual modo. Ancora, la nonna non aveva timore di chi aveva di fronte, poteva essere il Re o il fattore, diceva le stesse ed identiche cose. Era una donna molto schietta, molto vera”.
“Non perdiamo mai di vista i valori veri, quelli dell’ educazione, del rispetto, della famiglia, perché tutto passa quelli no”, ha dichiarato durante una delle presentazioni del suo libro. Quali sono, secondo lei, i motivi che inducono oggi la nostra società ad essere, in un certo qual senso, priva dei ‘valori veri’”?
“Forse perché ce li siamo proprio persi. La famiglia, quella di una volta, non c’è più. Il modo in cui vive la nostra società non porta più ad avere quel tipo, spesso ci lasciamo trasportare dalla fretta attorno a noi, abbiamo perso di vista i valori veri, appunto. Rispetto ed educazione mancano, in ogni loro forma”.