“Il lupo è ancora oggi un animale a rischio, minacciato dal bracconaggio. Su una popolazione presente sul territorio di circa 1600 esemplari, ogni anno ne vengono uccisi 300”. Lo dichiara a Ofcs.report Isabella Pratesi, direttore programma conservazione Wwf Italia, a proposito della campagna “SosLupo“, nata per salvare la specie dai “crimini di natura”.
Che obiettivo ha la campagna SOS Lupo?
“Quella che abbiamo lanciato fino al 22 maggio, è una campagna in difesa della natura d’Italia. Il lupo è ancora oggi un animale a rischio, minacciato dal bracconaggio. Su una popolazione presente sul territorio di circa 1600 esemplari, ogni anno ne vengono uccisi 300. E queste sono le cifre di quelli rinvenuti, quindi il numero potrebbe essere ancora maggiore, considerando tutti quelli che non vengono non ritrovati e che, ovviamente, non vengono denunciati. Vogliamo fare un appello a tutti gli italiani: date una mano a questo animale incredibilmente importante per la natura, e fermiamo il bracconaggio in Italia, per salvare l’espressione delle meraviglie naturali del nostro territorio. La campagna terminerà il 21 maggio con l’apertura in tutta Italia delle Oasi del WWF e di circa 100 riserve naturali dello Stato, aperte gratuitamente a tutti i visitatori. Un’occasione per godere della meravigliosa natura che ci circonda e per ricordarci che insieme possiamo fare la differenza”.
I finanziamenti saranno destinati alla cura dei lupi, alla formazione delle Guardie Volontarie e allo sviluppo di tecnologie per la prevenzione dei crimini naturali. Come opera il WWF sul territorio?
“In Italia ci sono 27 luoghi caldi in cui si concentra il bracconaggio, ed è fondamentale riuscire a controllarli. Lo facciamo attraverso le Guardie Volontarie, nello specifico il WWF coordina e gestisce gruppo di guardie volontarie, ma anche grazie utilizzo di nuove tecnologie. Tra queste soprattutto i droni, doppiamente utili perché da una parte spaventano i bracconieri, dissuadendoli dalla caccia, ma dall’altra sono la modalità più diretta per individuare persone che agiscono in maniera criminale.
Porteremo però avanti anche un’azione importante di sensibilizzazione, comunicazione ma anche ricerca. È fondamentale imparare sempre di più dal lupo, dalle sue mosse e dalle sue abitudini e conoscerlo meglio per sottrarlo ad un destino che i gesti scellerati degli esseri umani gli stanno riservando”.
Che collaborazione è attiva con le forze dell’ordine?
“Abbiamo siglato un grande accordo tra Carabinieri e WWF, un nuovo rapporto di collaborazione che rappresenta un enorme sforzo per proteggere la natura. Insieme ai Carabinieri prepareremo meglio le persone che vanno in giro ad aiutare i lupi, le stesse si avvarranno di sniffer-dog, cani che ci permettono di rintracciare le tracce di veleno lasciate dai bracconieri. Inoltre ci sarà un’ampia azione investigativa, per avere un maggiore controllo sulle persone che uccidono questi animali, visto che al momento spesso restano impunite”.
Questo è accaduto pochi giorno fa a Livorno, dove un lupo è stato scuoiato e appeso ad un albero sotto un cartello che lanciava il messaggio: “no agli abbattimenti, sì alla prevenzione”.
“Il caso di Livorno è un caso drammatico in cui il lupo è stato ancora una volta preso come simbolo della cattiveria umana e della ritorsione. Ma se si fosse trattato di qualsiasi animale, sarebbe comunque un modo barbaro, ed è intollerabile che in Italia, oggi, ci siano persone capaci di un’azione così trucida. Serve l’aiuto di tutti per coinvolgere o punire le persone che non accettano che la specie umana debba convivere con gli altri animali. Conservare il lupo è il modo per insegnare a vivere con la natura, e cambiare questa relazione da un rapporto di distruzione in uno d’amore”.
Cosa pensa delle pene per i crimini ambientali. Cosa accade a chi uccide un lupo? È possibile rintracciare i colpevoli?
“Purtroppo questo è un punto cruciale perché le sanzioni per chi uccide un animale, anche fosse una specie protetta, sono ridicole, quantificabili nell’ordine di poche centinaia di euro. Inoltre, pochissimo impegno viene messo nell’individuare i responsabili. Noi ci battiamo da tempo per una proposta di modifica di legge per aumentare la pena per chi compie atti così atroci contro la natura”.
Quale passo manca a livello educativo da parte delle istituzioni? A livello educativo il WWF fa qualcosa per le nuove generazioni?
“Il Wwf compie un’attività costante nelle scuole, sempre fatta a prescindere dalla raccolta fondi. Per noi è prioritario raccontare l’importanza della natura, e spiegare alle nuove generazioni chi è il cattivo, che molto spesso è l’uomo che non conosce, e non l’animale. Abbiamo un programma: WWF Young. E’ rivolto ai ragazzi tra l’adolescenza e l’età universitaria, che punta a coinvolgerli attivamente nelle azioni di volontariato, perché il più grande valore per la conservazione della natura è raccontare agli altri che importanza abbia una volta che si è scoperta”.
Ogni settimana sulla stampa appaiono notizie di attacchi di lupi negli allevamenti. Nel lungo dibattito sulla possibile riapertura della caccia al lupo che messaggio passa a livello informativo?
“Gli attacchi di lupo ci sono, non possiamo nasconderlo, essi avvengono anche su animali allevati, ma in piccolissima misura. Sono molto più diffusi i danni di altri animali, ma il lupo fa notizia perché è sempre stato rappresentato come simbolo della cattiveria. In realtà questa specie è una cruciale alleata della natura, contingenta il numero degli animali della foresta che avrebbe altrimenti un impatto devastante sull’ecosistema, elimina gli animali morti e quindi controlla la diffusione delle malattie. Oltretutto in alcune situazioni basterebbero dei piccoli gesti di prevenzione negli allevamenti, pratiche facilmente realizzabili, cani guardiani o reti elettrificate. Ma spesso non si fa questa piccola fatica, queste cose si trascurano e si preferisce gridare “al lupo al lupo””.
@CastoldiSimona