Aumenta l’impegno dell’Italia nelle missioni internazionali che passeranno da 40 a 44. Ad annunciarlo il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che in audizione davanti alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, ha riferito sull’impegno che sosterrà la Difesa nel 2022.
Dal rafforzamento del Fianco est della Nato fino al Medio Oriente, nel dettaglio, ha spiegato Guerini, ci sarà “l’incremento quantitativo del nostro impegno che passa da un media di 6.500 unità nel 2021, a una media di 7.598 unità di previsto impiego per il 2022. Ancora più significativo l’incremento del numero massimo autorizzato pari a 12.050 unità, contro le 9.500 dello scorso anno. Questo aumento è coerente al numero di 44 missioni previste per questo anno, considerando 40 missioni prorogate e 4 di nuovo avvio, di cui una – la NATO Very High Readiness Joint Task Force (VJTF) – già autorizzata il 25 febbraio scorso”.
Difesa della NATO sul Fianco Est: al via 2 nuove missioni
Per quello che riguarda l’impegno sul Fianco Est a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, la Difesa prevede “Un complesso di schieramenti che parte dalla già nota missione Enhanced Forward Presence in Lettonia, dove continuiamo a fornire un dispositivo terrestre nell’ambito del Battlegroup a guida canadese – ha spiegato Guerini – Si sono, poi, appena concluse le missioni di Air Policing in Islanda e Romania, con due task group aerei rispettivamente di Eurofighter e di F-35, mentre prenderà avvio a breve la nuova missione di Air Policing in Polonia, con un task group basato su velivoli Eurofighter”.
Conseguente al conflitto all’Ucraina è la decisione dell’Alleanza di varare una nuova iniziativa a spiccata connotazione terrestre, la Enhanced Vigilance Activity, focalizzata nel quadrante Sud-Est dell’area euro-atlantica. “In particolare, per quanto ci riguarda – ha aggiunto il ministro della Difesa – partiranno due nuove missioni, per le quali forniremo un dispositivo terrestre all’interno del Battlegroup in Ungheria, mentre in Bulgaria verrà schierato un corposo dispositivo terrestre nazionale di circa 750 unità di personale, in quanto lì assumeremo il comando di quel Battlegroup e il ruolo di Framework Nation. Questa iniziativa della NATO prevede anche la costituzione di due ulteriori Battlegroup in Slovacchia e Romania, i cui comandi saranno assunti, rispettivamente, da Germania e Francia. Non è un caso, quindi, che i tre maggiori Paesi europei in ambito Difesa – Francia, Germania e, appunto, Italia – siano quelli più fortemente coinvolti in questa iniziativa”.
E “l’arco del Fianco Est si chiude idealmente con il potenziamento della componente marittima nell’ambito delle Standing Naval Forces che operano nel Mediterraneo orientale, quadrante fondamentale, dove si riverberano gli effetti della guerra all’Ucraina. Un impegno, quello del rafforzamento della postura di Deterrenza e Difesa – spiega il Ministro – pari a oltre 2.000 unità e 500 mezzi militari, ai quali dobbiamo sommare le oltre 1.300 unità dei reparti che sono stati posti in stato di massima prontezza dal 25 febbraio scorso, presso le rispettive basi in Italia, nell’ambito dell’attivazione della Very High Readiness Joint Task Force (VJTF) della NATO”.
Balcani: la nostra presenza sarà amplificata dalla prossima riassunzione del comando di NATO KFOR
“Gli eventi sul Fianco Est generano delle dinamiche che hanno dei tangibili riflessi nei Balcani: qui l’Italia rappresenta uno storico caposaldo delle due missioni operanti, la NATO KFOR in Kosovo e la EUFOR ALTHEA in Bosnia Erzegovina. L’impegno delle Forze Armate italiane – prosegue Guerini – rivolto prevalentemente ad attività di monitoraggio e prevenzione delle tensioni interetniche, si articola anche in forme peculiari di collaborazione e coordinamento con i Paesi della regione, per preservare la stabilità della penisola Balcanica, di prioritario interesse nazionale. Ne sono un esempio la pluralità di iniziative varate o sostenute dal nostro Paese e mi riferisco, in particolare, ai forum di difesa della DECI, di ADRION e della Multinational Peace Force South-Eastern Europe (MPFSEE) nonché alle componenti più squisitamente militari, come la Multinational Land Force (MLF) e le attività di sorveglianza aerea che la nostra Aeronautica Militare svolge in permanenza a favore della Slovenia, dell’Albania e del Montenegro. La nostra presenza militare nella regione sarà amplificata dalla prossima riassunzione del comando di NATO KFOR, a ulteriore testimonianza dell’importanza che rivestono i Balcani Occidentali per il nostro Paese e del ruolo che ci viene riconosciuto nell’area”.
Medio Oriente: ideale punto di congiunzione tra Fianco Est e Fianco Sud
Nelle comunicazione alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, il ministro della Difesa parla anche di Medio Oriente: “L’ideale punto di congiunzione tra Fianco Est e Fianco Sud si materializza nel vicino Medio-Oriente, dove opera uno dei più importanti contingenti nazionali in termini numerici – sottolinea Guerini – In Libano prosegue infatti la nostra contribuzione alla missione UNIFIL, a cui affianchiamo, in stretta sinergia, le attività della nostra missione bilaterale MIBIL, con il preciso compito di contribuire agli sforzi internazionali per stabilizzare un complesso quadro interno e favorire una ripresa istituzionale di un Paese che ha una posizione geografica di assoluta valenza strategica. Il Libano apre le porte del quadrante mediorientale, di rilevanza strategica per l’interesse nazionale, tanto per i solidi legami storici quanto per l’approvvigionamento energetico. In particolare, in Iraq il nostro Paese è impegnato nel proseguire il contributo alla lotta contro il terrorismo e ha visto incrementare il proprio ruolo con l’assunzione, nello scorso mese di maggio, del comando della missione NATO. Parliamo di una missione rivolta a sostenere il delicato processo di consolidamento delle forze di sicurezza irachene, con compiti che superano il mero approccio di capacity building per sfociare nella sicurezza cooperativa, e che è anche impegnata per garantire una giusta osmosi e continuità del proprio operato con quello della Coalizione internazionale di contrasto al Daesh”.
In ultimo, nel quadrante del Golfo della regione medio-orientale, “vi è la conferma della presenza nazionale nella base di Al Salem, in Kuwait, ormai assurta a centro nevralgico delle nostre capacità di supporto strategico nell’area. Abbiamo, inoltre, acquisito recentemente il comando della task force navale AGENOR, nell’ambito della missione europea EMASOH per la sorveglianza dello stretto di Hormuz. L’approccio con cui abbiamo sempre partecipato a questa missione e, in particolare, quello con cui stiamo ora affrontando questo periodo di comando è improntato ad un’azione di distensione e de-escalatoria, dal momento in cui colloquiamo equamente con tutti gli Stati rivieraschi a partire con l’Iran“.
Il nostro impegno prosegue, poi, nella “Penisola arabica, con la missione in Qatar, laddove il contributo nazionale è finalizzato a garantire un idoneo quadro di sicurezza per lo svolgimento dei prossimi Mondiali di Calcio. Un impegno anche funzionale al consolidamento del rapporto di stretta collaborazione esistente con quel Paese e che ha visto, anche recentemente, stringere importanti accordi nella cooperazione industriale, dell’alta tecnologia della Difesa e in ambito energetico. In questo senso, la partecipazione di questo nostro contingente militare si configura come l’esempio più calzante della ‘diplomazia militare‘”.
Il Fianco Sud e il quadrante del Mediterraneo Allargato
“Il Fianco Sud, con il continente africano, è certamente il quadrante del Mediterraneo Allargato verso il quale è rivolta la nostra maggiore attenzione. Abbiamo già detto che questa regione così ampia costituisce l’origine di una serie di fenomeni che hanno ripercussioni significative sull’Italia e sull’Europa – aggiunge Guerini -In tal senso, si è già programmato in passato – e viene ora riconfermato – un sistema di missioni per accrescere e consolidare i rapporti bilaterali con Paesi che stanno attraversando diverse difficoltà politiche, sociali ed economiche, cercando di intraprendere, non senza difficoltà, un percorso di crescita e sviluppo. Nel Mediterraneo, il nostro Paese deve ambire sempre più a migliorare la propria capacità di situational awareness dell’intera regione, anche a beneficio di Alleati e Partner. Un ruolo che ci spetta, in virtù degli sforzi fatti e delle risorse impegnate finora, a partire dagli specifici programmi d’investimento presentati negli ultimi Documenti Programmatici Pluriennali. Un ruolo che è fondamentale per il quadro degli eterogenei interessi nazionali che vi sono coinvolti, da quelli di sicurezza a quelli commerciali ed energetici. Un ruolo, infine, per il cui svolgimento abbiamo qualificate capacità, tanto in ambito militare quanto in quello politico-diplomatico”.
“In questo senso, è permanente il nostro impegno nel quadrante orientale del continente africano, con la partecipazione all’operazione navale ATALANTA dell’Unione Europea per il contrasto alla pirateria e ai traffici di armi e stupefacenti nell’Oceano Indiano, davanti alle coste del Corno d’Africa. Qui, continuiamo ad essere presenti anche nella dimensione terrestre, con la partecipazione, in Somalia, alle missioni dell’Unione Europea – in primis, EUTM Somalia, di cui deteniamo il comando – e delle Nazioni Unite. Confermiamo, inoltre, la nostra presenza a Gibuti, dove, nella nostra Base Militare di Supporto – esempio delle capacità realizzative del nostro genio militare – vengono svolti i corsi addestrativi a favore delle forze di polizia locali e di quelle somale, oltre a fornire supporto in un’area che è crocevia strategico delle rotte di comunicazione marittima che dal Mediterraneo sono dirette, attraverso il Canale di Suez, verso il Golfo Persico e l’Oceano Indiano. Si aggiunge, infine, la nostra partecipazione alla missione addestrativa dell’Unione Europea in Mozambico”.
Fascia sub-sahariana: l’impegno nel Sahel
“Spostandoci lungo la fascia sub-sahariana, la regione del Sahel continua ad essere il caposaldo della nostra azione esterna nel continente africano. Debolezza statuale, crisi socio-economiche, radicamento del terrorismo di matrice jihadista, traffici illegali e, da ultimo, penetrazione militare ed economica da parte, rispettivamente, di Russia e Cina, contribuiscono a renderla un’area di estrema instabilità, da cui si possono originare gravissimi rischi per la sicurezza del continente europeo e, quindi, del nostro Paese. Per tale motivo, vengono confermate le missioni già avviate nel passato, mentre quella in Niger sarà ulteriormente ampliata. Il Niger rappresenta, infatti, una eccezione di stabilità nella regione, con potenzialità di crescita e dove l’Italia sta facendo investimenti significativi anche in termini logistici.
Più problematica è la situazione in Mali, dove continuiamo ad essere presenti nelle missioni dell’Unione Europea EUTM e EUCAP, oltre a quella delle Nazioni Unite (MINUSMA), sebbene le stesse abbiano una libertà d’azione sempre più limitata da quando il governo golpista ha stretto una solida collaborazione con la compagnia militare russa Wagner. Su questa situazione mi sono recentemente confrontato a New York, alle Nazioni Unite, con il Vice Segretario Generale dell’ONU responsabile per le Operazioni di Pace, il francese Jean-Pierre Lacroix, che ha condiviso le mie preoccupazioni e ha chiesto un maggiore contributo di assetti militari italiani per la sicurezza della missione MINUSMA. Come dicevo, la situazione in Mali è fortemente deteriorata, perché il governo di Bamako non ci ha fornito le garanzie richieste per assicurarci che il personale da noi addestrato non venisse impiegato in attività operative al fianco dei paramilitari di Wagner. Per tale motivo, a giugno scorso, nell’ambito della coalizione per il Sahel, si è deciso il ritiro della Operazione TAKUBA, iniziativa multinazionale per l’addestramento delle forze speciali maliane, a cui prendevamo parte con alcuni nostri assetti. Ad occidente della fascia del Sahel troviamo l’area del Golfo di Guinea, in cui, vista anche la presenza di rilevanti interessi (commerciali ed energetici) nazionali, viene confermata l’operazione navale GABINIA, con un assetto della nostra Marina Militare in funzione anti-pirateria, che si integra nel dispositivo operante nell’ambito della Presenza Coordinata Marittima dell’Unione Europea”.
Libia, Guerini: “Per la rilevanza che riveste per il nostro Paese, il tema libico è al centro dell’azione proattiva del mio Dicastero”.
“La panoramica del nostro impegno nel continente africano non può che concludersi con la Libia, paese di primario interesse, sia per il settore energetico che per questioni direttamente attinenti alla sicurezza del nostro Paese. La Libia – secondo il ministro della Difesa – è infatti un vero e proprio ‘terminale’ dei fenomeni di instabilità e dei traffici illeciti che promanano dall’area saheliana. Continua a destare preoccupazione, in termini di politica di difesa, la perdurante presenza nel Paese di mercenari e milizie straniere, così come il nuovo stallo politico-istituzionale, che potrebbe essere foriero di nuove contrapposizioni e scontri tra le diverse fazioni in campo. In questo contesto, pur caratterizzato dalla situazione di instabilità appena descritta, prosegue il nostro impegno militare su più fronti: con la missione di assistenza MIASIT, che sta evolvendo sempre più verso il capacity building; con le missioni navali “MARE SICURO”, in ambito nazionale, e “IRINI”, in ambito Unione Europea. Proprio per la rilevanza che riveste per il nostro Paese, il tema libico è al centro dell’azione proattiva del mio Dicastero. Recentemente, durante l’incontro intergovernativo ad Ankara, la Libia ha rappresentato il fulcro del colloquio con il mio omologo, il Ministro Akar, ed abbiamo convenuto di esplorare possibili ambiti di collaborazione a supporto delle Forze Armate libiche, non appena le condizioni lo consentiranno”.