La difficoltà di sentirsi accolti in un gruppo e il disagio profondo che può celarsi dietro agli atteggiamenti prevaricanti, sono solo alcuni dei sentimenti all’origine di bullismo e cyberbullismo, fenomeni che comportano pesanti implicazioni psicologiche e forti responsabilità penali. Si tratta di una questione complessa che impone un’azione multidisciplinare e una forte alleanza sul territorio tra i partner che a diverso titolo si occupano del benessere giovanile.
Dal 23 al 27 novembre scorso, Ofcs. Report ha partecipato al Festival nazionale dell’educazione di Torino, un’iniziativa promossa dalla ‘Città di Torino’, focalizzata sulla tematica del cambiamento e della costruzione della conoscenza. Il Festival ha posto l’accento anche sui pericoli legati all’uso scorretto di internet da parte degli adolescenti, presentando l’esperienza piemontese dell’Osservatorio regionale permanente sul bullismo, un organo interistituzionale, di pertinenza delle regioni, che previene il bullismo nelle sue varie forme.
I nuovi rischi del web, dal cyberbullismo al grooming
Durante l’evento è intervenuto tra i relatori Sandro de Vecchis, sostituto commissario della polizia postale e delle comunicazioni del Piemonte e della Valle d’Aosta, che si occupa anche dell’identificazione di giovani autori di cyberbullismo. Come ha spiegato il poliziotto, le denunce in questi campi sono ancora rare: “veniamo chiamati spesso, purtroppo, quando gli atti di bullismo portano la vittima a compiere gesti estremi”. I dispositivi elettronici vengono solo a quel punto analizzati per comprendere se l’episodio possa essere riconducibile a vessazioni e offese ricevute via web. Un grande ruolo sembra averlo il “sexting”, ovvero lo scambio di immagini e di argomenti a contenuto sessuale che vengono condivisi all’interno di un gruppo di Whatsapp o di una conversazione privata. Tra i problemi maggiori, il pericolo che i ragazzi possano considerare lo spazio virtuale come un posto privo di rischi. “Spesso questo materiale – ha continuato De Vecchis – esce da quel “luogo sicuro”, perché qualcuno viene estromesso in malo modo dal gruppo che con quelle immagini particolari fa un dispetto”.
Quando le relazioni si interrompono, i protagonisti di fotografie e video diventano ricattabili dal gruppo o dall’ex partner che veicolano i contenuti al di fuori del proprio cellulare, accompagnandoli con nome, cognome e numero di telefono della vittima. Questo materiale può finire nelle mani di pedofili dediti al “grooming”, all’adescamento di giovanissimi su internet. L’Italia è uno dei pochi paesi in cui gli operatori della polizia postale hanno “la possibilità di agire sotto copertura” nell’ambito dell’adescamento di minori. “Ci sono operatori – ha spiegato ancora De Vecchis – che entrano all’interno di queste aree e si fingono a loro volta pedofili”. L’obiettivo è smascherare questi criminali che finiscono spesso per tentare un approccio di persona con le vittime, o per rivendere il materiale di cui si sono impossessati.
La responsabilità nel cyberbullismo
Come ha spiegato poi Francesco Pirrodi, capitano della Legione dei carabinieri del Piemonte e della Valle D’Aosta e referente del Tavolo Osservatorio Bullismi, negli ultimi anni il fenomeno “è stato in parte trascurato perché è difficile capire quali comportamenti possano avere una rilevanza giuridica e quali rientrino in un normale discorso “goliardico” o di rapporti tra ragazzi”. Nonostante non vi sia un inquadramento specifico per il bullismo e il cyberbullismo, l’autore di un reato affine (ad es. minaccia, violenza, lesione personale) può disporre, dai 14 anni in poi, di responsabilità civile, penale o amministrativa. Per quanto riguarda gli adulti, la Costituzione prevede l’obbligo di prendersi cura dell’educazione dei figli, un dovere che in termini giuridici si chiama “prova positiva”. “Il genitore – ha continuato Piroddi – deve limitare i comportamenti che possono creare imperizia e negligenza”. Dal momento in cui il minore frequenta la scuola, il dovere di vigilanza passa al docente che deve dimostrare di aver provato a gestire una situazione a rischio o un atto di autolesionismo.
Prevenire i rischi del cyberbullismo, del sexting e del grooming
L’uso corretto degli strumenti web dovrebbe rappresentare una priorità educativa per genitori e insegnanti. La Polizia di Stato promuove la sicurezza partecipata anche attraverso il profilo Facebook “Una vita da social”, una pagina con più di 97.000 like che permette la circolazione di informazioni e la collaborazione con ragazzi, genitori e docenti. Ma una prevenzione efficace deve essere integrata anche con l’educazione alle relazioni. Tra gli esperti dei nostri giorni, il professor Umberto Galimberti sostiene che i preadolescenti e gli adolescenti di oggi siano privi di strumenti per leggere le sfumature dei sentimenti. Alla base della lotta al bullismo deve esserci quindi la capacità di riconoscimento delle proprie e delle altrui emozioni, fondamentali da sempre nella gestione del conflitto.