Da giorni dal Cocer carabinieri arrivano dichiarazioni preoccupanti riguardo la situazione dei militari. Secondo quanto denunciato dalla rappresentanza militare, i dispositivi sanitari non sarebbero sufficienti e i pochi in dotazione sono utilizzati solo dagli operatori che lavorano nelle zone più esposte in questo momento al contagio. Ma non solo. Le richieste del Cocer, che sarebbero state ignorate dal comando generale dell’Arma, riguardano anche la divisa che non sarebbe idonea a fronteggiare l’emergenza per problemi legati alla sanificazione della stessa. Il Cocer propone l’uso delle mimetiche che possono essere lavate quotidianamente. Di questa situazione e dei rischi contagio da covid-19 per militari e poliziotti ne abbiamo parlato con Gianluca Rizzo, presidente della Commissione Difesa della Camera.
La Commissione da lei presieduta si sta occupando della situazione che riguarda i carabinieri?
“Ho letto anch’io queste dichiarazioni. Come saprà, quando l’Arma dei Carabinieri agisce sul territorio nazionale in funzione di ordine pubblico è messa alle dipendenze funzionali del ministero dell’Interno e questa domanda dovrebbe essere rivolta per questo ad altre Commissioni parlamentari. Ovviamente siamo interessati a capire come stanno effettivamente le cose e cosa deciderà di fare il comando dell’Arma dei Carabinieri”.
In generale forze di polizia e forze armate sono esposte al contagio, in qualsiasi area del paese si trovino ad operare. Le misure prese per tutelare queste categorie sono sufficienti?
“Lo sforzo delle nostre Forze Armate e di polizia è sotto gli occhi di tutti. Stiamo affrontando un nemico sconosciuto e assai diverso da quello che il nostro dispositivo di difesa pensava di fronteggiare. Il sistema Paese nel suo complesso è messo a durissima prova, ma vedo una reazione da parte della cittadinanza e dell’amministrazione pubblica assolutamente straordinaria. Ai militari e ai poliziotti che agiscono sul territorio per l’emergenza Covid-19 devono essere dati i dispositivi sanitari di tutela della loro salute. Lo ritengo una priorità e un obbligo morale”.
Quattro militari italiani di stanza a Herat, in Afghanistan, sono risultati positivi al coronavirus. Quali sono le informazioni sulle loro condizioni di salute?
“In questo momento ho le informazioni che sono state date dalla Difesa agli organi di stampa. Il Comando del contingente italiano ha attivato tutte le procedure previste dal protocollo sanitario. Temevamo che una pandemia di queste dimensioni prima o poi, nonostante le opportune precauzioni generali assunte dalla Difesa fin da subito, potesse coinvolgere anche i nostri militari. Bisogna adesso limitare il contagio, prevedere la quarantena per i militari risultati contagiati dal Covid-19 e fare i tamponi per circoscriverlo il più possibile. Aggiungo che, siccome non siamo un esercito di occupazione, ma siamo impegnati in missioni di pace, dovremmo prepararci anche a dare una mano alle comunità di quei Paesi su come fronteggiare l’epidemia. Bisognerà a tal proposito rimodulare le nostre missioni non solo per garantire sicurezza a nostri uomini, ma anche per sostenere quei Paesi che hanno un sistema sanitario ridotto ai minimi termini a causa della guerra e per la presenza di decine di migliaia di profughi. Anche in altre occasioni abbiamo dato assistenza sanitaria e umanitaria a Paesi colpiti da epidemie. Vedo con piacere che questa nostra solidarietà è contraccambiata: diverse missioni sanitarie di altri Paesi sono venute proprio in questi giorni a portare aiuto all’Italia. Quello di rimodulare le nostre missioni per affrontare in quei Paesi il contenimento dell’epidemia è un grande tema di discussione che necessita di una riflessione collegiale da parte del Parlamento”.
Nelle misure prese dal governo cosa è stato previsto per tutelare il personale in missione all’estero?
“Nei confronti degli oltre 7.300 militari italiani impegnati al di fuori dei confini nazionali, il Coi ha impartito precise disposizioni e misure precauzionali a cui i nostri militari devono attenersi. Per molti versi sono analoghe alle misure che abbiamo adottato qui in Italia. Al momento sono limitati al minimo indispensabile i movimenti nel Paese in cui il contingente opera. L’eventuale personale che dovrà essere impiegato in missione sarà sottoposto a capillare controllo sanitario. Il Covid-19 non ha infatti confini. Insieme, sono sicuro, riusciremo a batterlo”.