La Cina non è un modello a cui ispirarsi. Nonostante l’Italia si trovi ancora nel pieno dell’emergenza coronavirus, è bene evidenziare alcuni aspetti per nulla secondari. A tal proposito, prendiamo in prestito le parole di diplomaziaitaliana.it, che spiega in modo efficace il modus operandi della più grande dittatura esistente e gli ‘scivoloni’ dell’Italia. Qualcuno, infatti, forse dimentica che tipo di governo sia in carica a Pechino. E così, tra gli allarmi su un presunto razzismo nei confronti dei cinesi in Italia, lanciati a sproposito, oggi il nostro Paese fa i conti con un evento drammatico. Cui prodest?
Perché la Cina non è un modello
“La Cina non è un modello cui ispirarsi – scrive diplomaziaitaliana.it – Una delle cause della pandemia è da ricercarsi proprio nel ritardo e nell’opacità con cui Pechino ha informato la comunità internazionale. Tipica opacità comunista, che presenta sinistre analogie con quella dell’Urss in occasione del disastro di Chernobyl. Per le stesse ragioni, è lecito dubitare delle statistiche ufficiali di Pechino, che ha lanciato una poderosa campagna di public diplomacy proprio per ripulirsi la reputazione. Tenuto conto di queste circostanze, chi al governo – oltretutto senza avere la minima comprensione dei giganteschi equilibri geopolitici in gioco – ammicca alla Cina nel dilettantesco tentativo di inventarsi una nuova diplomazia dei due forni sta giocando col fuoco“.
Conte-M5S-Pd, responsabili di una rottura istituzionale senza precedenti”
Per questi e altri motivi, diplomaziaitaliana.it lancia l’allarme: “Conte-M5S-Pd, responsabili di una rottura istituzionale senza precedenti”. “Che il governo Conte stia navigando a vista è dimostrato anche dalla circostanza che da settimane sta agendo oltre i limiti fissati dalla Costituzione, provocando così una rottura istituzionale senza precedenti, per gravità e per durata – si legge nell’articolo – Primo: l’esecutivo ha di fatto messo l’Italia ai domiciliari, limitando in una misura mai vista nella storia repubblicana libertà personale, libertà di circolazione e libertà di iniziativa economica. Limitazioni delle libertà di cui – si badi bene – non si intravede la fine. Secondo: governando a colpi di regolamenti e scavalcando le Camere e il Quirinale, il Conte bis sta infliggendo un grave vulnus all’impianto normativo posto dal costituente a garanzia dei diritti dei cittadini. Per i casi di straordinaria necessità e urgenza, la Costituzione prevede infatti lo strumento del decreto-legge, che non caso perde la sua efficacia se il Parlamento non lo converte in legge entro 60 giorni. Terzo: il governo continua a non riferire al Parlamento sul suo operato”.
E questi temi “cui si aggiunge il mefitico clima da regime che l’esecutivo sta creando”, il sito spiega che “andrebbero messi al centro del dibattito al termine della crisi. E che, quando matureranno i tempi, dovrebbero essere oggetto di una commissione parlamentare d’inchiesta”.