Dopo lo “sconfinamento” della Cina all’interno del Parlamento italiano, con le dichiarazioni a dir poco inopportune dell’Ambasciatore cinese in Italia, vale la pena sottoporre ai nostri lettori alcuni spunti. Tra i quali, ad esempio, l’ultima Relazione dei servizi segreti presentata al Parlamento.
L’intelligence dedica spazio al “dinamismo di Cina e Russia”
E proprio nei confronti di Pechino, nel documento si legge: “La vocazione di attori globali di Mosca e Pechino si è sviluppata nel corso del 2018 con sistematica coerenza. La Cina ha ribadito la crescente capacità di incidere profondamente sulla ridefinizione degli equilibri mondiali: non esistono, di fatto, aree del pianeta, ivi compreso l’Artico, dove la sua influenza non si sia consolidata o non risulti in rapido incremento. Il progetto Made in China 2025 e la BRI sono i principali strumenti cui Pechino affida la propria affermazione nelle molteplici dimensioni in cui si articola oggi il potere moderno. Il primo è chiamato a fare del Paese la manifattura tecnologicamente più avanzata al mondo, mentre la seconda dovrà garantire il collegamento del territorio cinese non soltanto con i Paesi posti lungo le rotte commerciali euro-asiatiche, ma con l’intero sistema economico mondiale. Disegni di lungo periodo e di portata assolutamente epocale rispetto ai quali anche il Comparto intelligence nazionale – nel solco delle indicazioni del Governo – è chiamato a fare la sua parte, sostenendo, in un quadro di salvaguardia dei nostri interessi e della nostra sicurezza, l’inter- locuzione italiana con Pechino, in un ambi- to che dischiude diversificate prospettive alla nostra economia ed impone, al contempo, un’accorta tutela dei nostri asset strategici. È un fatto, peraltro, che l’ascesa di Pechino venga seguita da Governi, appara- ti informativi, think tank e commentatori anche in relazione alle profonde modifiche che essa ha già prodotto nella comune Weltanschauung, premiando dinamiche decisionali, rigidamente “verticali” e nel segno di un forte intervento pubblico, che si sono proposte sempre più alla stregua di un “contro-modello” di governance, sul piano interno, nel settore economico e sul versante delle relazioni internazionali. In questa cornice si inseriscono le tensioni con gli Stati Uniti, emerse con evidenza nel 2018, su temi che hanno fatto riferimento non solo all’ambito commerciale, ma an- che al dominio tecnologico (e quindi alla sfera della sicurezza nazionale), delineando i contorni di un confronto strategico suscettibile di declinarsi anche in una dimensione geopolitica, con riguardo alla cosiddetta area indo-pacifica”.
La via della seta artica
Scrivono ancora i nostri 007: “Nel gennaio 2018 il Governo cinese ha reso pubblico il primo White Paper in tema di politica artica. Il documento muove dalla constatazione che le trasformazioni climatiche ed economiche in corso tendono ormai a conferire all’Artico una rilevanza globale, finendo per sottrarre de facto l’area allo stretto ambito dei Paesi del Consiglio Artico (Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Stati Uniti e Svezia). Di conseguenza, le Autorità di Pechino argomentano di poter ormai ambire al ruolo di player negli “affari artici”, tanto da rivendicare diritti di navigazione, ricerca scientifica e sfruttamento delle risorse ittiche e delle materie prime presenti nella regione e da candidarsi esplicitamente a concorrere all’azione di governance del quadrante.
Il White Paper presenta vari aspetti di interesse, soprattutto nella parte in cui evidenzia:
- una diretta correlazione tra le progettualità della Belt and Road Initiative (BRI) e la possibile apertura di un corridoio economico-commerciale tra la Cina e l’Europa attraverso lo spazio artico, destinato a dilatarsi in ragione del previsto assottigliamento dei ghiacci. Pechino reputa altamente probabile un incremento del volume delle rotte polari e si candida a lavorare con i Paesi rivieraschi per un coordinamento delle strategie di sviluppo della regione. Il documento sottolinea come l’outreach di Pechino in materia abbia assunto da tempo un carattere non solo multilaterale, ma anche bilaterale, in virtù delle numerose intese di cooperazione che la Cina è andata stabilendo con gli Stati del Consiglio Artico;
- il proposito di inquadrare l’insieme delle iniziative avviate in loco in una logica di beneficio economico globale (win-win), volto a favorire la sostenibilità ambientale dell’Artico e a facilitare lo sviluppo della ricerca scientifica a beneficio di tutti.Dopo l’ingresso (maggio 2013) nel Consiglio Artico con lo status di Paese osservatore, il crescente interesse della Cina nei confronti della regione era stato testimoniato dalla moltiplicazione delle missioni di ricerca scientifica nell’area e dal potenziamento della flotta di navi rompighiaccio. La pubblicazione del Paper, tuttavia, rappresenta un salto di qualità in termini di aspirazioni e ambizioni, suggerendo che anche la calotta polare ha ormai acquisito una posizione di rilievo nell’orizzonte strategico di Pechino”.
Evidentemente Pechino si è sentita in qualche modo autorizzata (in virtù di un certo peso economico), da qualche compagine politica che sta al governo, a redarguire i politici che hanno tenuto una conferenza stampa su Hong Kong in Senato durante la quale è stato attivato un collegamento Skype con il leader degli studenti pro-democrazia Joshua Wong. Una scelta, quella dei cinesi, che ha indignato anche la Farnesina che ha replicato spiegando: “Le dichiarazioni rese dal portavoce dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Roma sono del tutto inaccettabili e totalmente irrispettose della sovranità del Parlamento italiano”. E il ministero degli Esteri avrebbe espresso all’Ambasciatore cinese “forte disappunto per quella che è considerata una indebita ingerenza nella dialettica politica e parlamentare italiana”.
Indebita ingerenza, certo! Ma forse Pechino e la delegazione diplomatica in Italia si sono sentiti autorizzati a “sconfinare” da qualcosa o qualcuno. Come accadde per Huawei e il golden power: il colosso cinese si lamentò e il nostro governo cambiò direzione? Era solo luglio scorso, e noi informammo i nostri lettori.
5G: Huawei si lamenta e il governo cambia direzione sul Golden Power?