“Non c’entrano il calcio scommesse o le droghe, lo dicono i fatti: Denis è stato ucciso”. Luigi Simoni, ex portiere di calcio, ha vissuto fianco a fianco gli ultimi quattro anni di vita di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza trovato morto dopo essere stato investito da un camion su un tratto della statale jonica nel 1989. Simoni è convinto che la morte del suo amico fraterno (Donato all’anagrafe, ma da tutti chiamato Denis), sia riconducibile per qualche motivo all’aborto dell’allora fidanzata del giocatore, Isabella Internò.
Due ragazzi della provincia di Ferrara si ritrovano a Cosenza a metà degli anni Ottanta. Entrambi sono considerati grandi professionisti, calciatori esemplari e persone perbene. Simoni e Bergamini hanno condiviso la casa per tutti e quattro gli anni in cui il centrocampista, talento puro sotto osservazione dalle grandi squadre, ha militato nel Cosenza Calcio. “Lui è sempre stato un ragazzo limpido, pulito e onesto che non voleva perdere neanche le partitelle, figuriamoci truccare le partite di campionato – spiega Simoni – anche questa è una nebbia, una cortina di fumo, creata da altri per mascherare quello che poi è successo”.
In un primo momento venne indagato per omicidio colposo l’autista del camion, Raffaele Pisano, poi assolto per mancanza di prove. Oggi il caso si riapre grazie alle indagini del procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che ha parlato pubblicamente, rispetto al caso Bergamini, di un “omicidio in concorso”, un delitto a cui avrebbero preso parte più persone. Al momento risultano indagati l’ex fidanzata e l’autista del camion: le uniche persone presenti sul luogo dell’incidente. Isabella Internò fu la prima a parlare agli investigatori di suicidio, dopo che lei e Denis ebbero una piccola discussione in macchina. Una storia ricostruita anche nel libro di Rita Cavallaro.
Da quanto è emerso nel corso degli anni, Bergamini conobbe l’allora giovanissima Isabella, (ancora minorenne) pochi mesi dopo che il calciatore si trasferisse a Cosenza nel 1985. “Ma lei non è mai stata un pericolo per lui, o almeno Denis non mi aveva accennato a timori o paure di sorta – ricorda Simoni – Dopo la sua morte il dolore aveva sopraffatto la ragione, ciò accade quando vieni a sapere che un tuo amico fraterno viene fatto passare per suicida, poi ho pensato alle ultime parole di Donato da lei riportate: lui non le avrebbe mai dette”.
Secondo quanto testimoniato all’epoca dei fatti dalla Internò, Denis non stava attraversando un buon momento e voleva lasciare l’Italia per l’estero, ma lei non se la sentiva di seguirlo. “Il mio cuore è tuo”, sarebbe stata l’ultima frase detta dal calciatore prima di “tuffarsi sulla ruota” del camion. Ma da quanto raccontato da amici e parenti, sembra che il rapporto tra i due fosse già finito mesi prima: una storia d’amore travagliata e tormentata, ormai giunta al capolinea per volontà di Denis. Circa due anni prima, la giovane donna aveva deciso di abortire all’estero, nonostante il ragazzo fosse contrario. L’inaspettata gravidanza sarebbe stata interrotta da Isabella perché Denis non voleva sposarla. Queste le cause della fine della relazione, stando a quanto ricostruito dai familiari del calciatore e dai suoi compagni di squadra.
“Non si può essere suicidato – continua l’ex portiere del Cosenza – con il tempo ho perso la fiducia nelle istituzioni, visti i risultati scarsi. Anche di fronte alle perizie dei Ris o alla prima autopsia, era evidente che le cose non erano andate come dicevano i due testimoni, probabilmente c’era qualcosa più grande di loro che non doveva venir fuori”. Si è anche accennato erroneamente ad amicizie in odore di criminalità, o di uso di droga da parte del calciatore. “Allora non era obbligatorio l’antidoping ogni domenica, ma quando lui era stato estratto a sorte per fare i test non era mai risultato positivo – sottolinea Simoni – garantisco che lui non ha mai fatto uso di sostanze perché Denis era un ragazzo cristallino e sereno, il migliore di tutti noi”.