Aumenti in busta paga solo per i nuovi dirigenti, Maggiori e Tenenti colonnelli, che fanno i pendolari a Roma. E’ l’ultimo atto di un riordino delle carriere militari che, nonostante le risorse stanziate, si è dimostrato fallimentare. Il governo uscente lascia un brutto ricordo alle forze armate oltre che l’amaro in bocca. L’ultima (contestata) decisione riguarda una specie di bonus previsto per la categoria, un fondo ad hoc per i nuovi dirigenti, circa 10mila, che passeranno di grado automaticamente grazie alla riforma del governo senza concorsi e selezioni (con un ingente impiego economico), creando una ulteriore e notevole disparità di trattamento tra quelli che dimorano nella capitale e quelli che invece si trovano nelle periferie. Merito di una magica riforma che, come spiegato già in parte ad aprile 2017 dal Corriere della Sera, “dopo 13 anni di servizio qualunque ufficiale non abbia demeritato (cioè tutti) avrà il grado di maggiore diventando in questo modo un dirigente pubblico”. Ma non solo. Questa situazione non è stata comunicata ai Co.ce.r interforze, ma solo tramite lettera alla categoria.
“Il problema – dichiara Antonello Ciavarelli, delegato Co.ce.r Marina Militare – non sono solo le cifre che percepiranno. Il riordino, in prima battuta, ha dato ai dirigenti cifre molto importanti in seguito allo sblocco degli automatismi stipendiali. Si assiste però nuovamente ad una mancata considerazione del Co.ce.r. nella sua interezza – aggiunge – Nei fatti è come se si stesse assistendo ad una istituzione del Co.ce.r. dei dirigenti. Infatti, questi sono autorizzati a concertare gli interessi dei non dirigenti e viceversa si impedisce che le altre categorie si interessino o trattino gli interessi dei dirigenti stessi. Della serie “ciò che è nostro è loro ciò che è loro é loro”. Sarebbe il caso di congelare il tutto in attesa che si insedi il nuovo Co.ce.r. che è prossimo alle votazioni. Ciò anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale che riconosce ai militari diritti sindacali. Non a caso è sospesa la trattazione dei correttivi del riordino e la coda contrattuale”. E conclude: “Sembra inopportuno e paradossale che venga riconosciuto il disagio del pendolarismo ai dirigenti e non ai sottufficiali e graduati, come se questi ultimi stessero facendo le “vacanze romane”. Inoltre, la vita nelle altre città è agevolata? Tutto ciò mentre chi percepisce decisamente meno di 2.000 euro al mese deve barcamenarsi con gli errori e i ritardi inspiegabili del sistema stipendiale Noipa e degli aumenti contrattuali firmati di fretta e furia la notte del 26 gennaio scorso e non ancora in busta paga. Si auspica che la politica al più presto cominci a risolvere fattivamente questi ed altri problemi seri che incombono sui militari non dirigenti e la loro condizioni”.
Il malessere, dunque, serpeggia a vari livelli. E come se non bastasse altri dettagli si aggiungono alla vicenda. Il documento in questione è firmato da un Ammiraglio, dimessosi dal Co.ce.r. Marina all’atto del trasferimento al primo reparto dello Stato Maggiore della Difesa. Carica che poi gli ha consentito, di fatto, di progettare, insieme al suo staff, il riordino delle carriere. A seguito del provvedimento avrebbe ricevuto, insieme ad altri, un encomio solenne. Vi è una particolare coincidenza: l’articolo 3 lettera D del provvedimento gli avrebbe dato, inoltre, l’opportunità di una promozione ad hoc. Ma se avesse atteso i 4 anni previsti nel suo grado per andare in avanzamento, non ce l’avrebbe fatta per 15 giorni perché sarebbe andato in pensione. Solo in alcuni casi particolari il Ministro potrà autorizzare l’avanzamento dopo appena due anni. A quanto pare, però, il Ministro e la commissione avrebbero dato questa opportunità per un prossimo avanzamento ad Ammiraglio di Squadra. L’altro aspetto particolare di questa vicenda è la presidenza del Co.ce.r interforze. Il presidente è direttore del personale ed è stato il primo sul quale tale riordino ha avuto effetto, visto che è nella posizione di ausiliaria. Ma la stranezza è che, nonostante il Codice militare consideri la posizione dell’ausiliaria la posizione del congedo che avviene a seguito della cessazione dal servizio e che quest’ultima è da considerarsi a norma del Testo Unico motivo di decadenza, il presidente è ancora lì al suo posto. L’unico risultato ottenuto sarebbe la mancanza di numero legale al Co.ce.r. interforze per quasi 3 anni, fatta eccezione per un paio di volte.
Il personale che si occupa della nostra sicurezza e difesa, dunque, ricorderà il ministro Pinotti come colei che ha tentato di precarizzare le forze armate e consolidare i privilegi dei vertici e sperano che, nelle ultime ore di questo governo, non ci siano altre sorprese.