“La montagna ha partorito il topolino. Dopo le rivolte nelle carceri, le morti, le evasioni, i domiciliari ai boss mafiosi e i feriti della Polizia Penitenziaria, a migliaia negli ultimi anni, ci saremmo aspettati quell’inversione di tendenza che i nuovi vertici del DAP, Petralia e Tartaglia, avevamo anticipato e che siamo sicuri volessero attuare. Tuttavia, quella emanata oggi dal DAP, ci appare l’ennesima circolare dall’aria fritta, che emula vagamente l’alito cattivo dei discorsi di Saint Just e che si caratterizza per la famigerata bodenza-di-fuogo dell’attuale Governo, ma senza gli sbocchi rivoluzionari annunciati, tracciando generiche linee di intervento carcerarie sulle aggressioni al personale, senza indicare nuovi protocolli di intervento operativi, né dotazioni strumentali utili a porli in essere, che possano consentire alla Polizia Penitenziaria di eseguire azioni di prevenzione e di contrasto contro chi ogni giorno usa la violenza sugli agenti come se fosse uno sport nazionale”. E’ questo l’amaro commento congiunto del presidente della Uspp, Unione sindacati polizia penitenziaria, Giuseppe Moretti e del vice presidente Francesco Laura.
“Se le dimissioni di Francesco Basentini e di Giulio Romano non sono servite a cambiare le sorti che hanno portato alla deriva la sicurezza negli istituti penitenziari e l’incolumità degli agenti – proseguono i due sindacalisti – riteniamo che il problema non siano i vertici del DAP che non riescano a rivoluzionare il sistema fallimentare delle celle aperte e della vigilanza dinamica, ma che vada ricercato altrove, e per noi il problema è uno solo: Alfonso Bonafede”.
“Siamo sempre più convinti che il Dap e il Corpo di polizia penitenziaria abbiano bisogno di una guida politica più adeguata ed incisiva – aggiungono – e che sia urgente dichiarare lo stato di emergenza delle carceri italiane per attuare un cambiamento reale per il ripristino della legalità e della sicurezza dentro le mura di cinta degli istituti penitenziari, che non si potrà ottenere con l’attuale ministro della Giustizia. Per questo il 2 luglio siamo scesi in piazza Montecitorio, insieme agli agenti di Polizia Penitenziaria, a chiederlo al Parlamento e oggi lo ribadiamo con maggiore convinzione, dopo l’ennesimo intervento non risolutivo del fenomeno delle aggressioni ai nostri colleghi, motivo per il quale invece, da oggi l’Uspp ha attivato la tutela legale per ogni agente aggredito ai fini della richiesta di risarcimento danni allo Stato come vittima del dovere”.